Ue riapre le frontiere esterne dal 1° luglio ma esclude i Paesi ad alto contagio

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Si avvicina la data della riapertura delle frontiere esterne dell’Ue, già da alcune settimane si è saputo che i confini che delimitano l’Unione, chiusi a causa dell’emergenza Covid-19, avrebbero riaperto a partire dal primo luglio. Ma ancora non sa quali turisti la UE è pronta a riaccogliere…

In queste ore, sono in corso le ultime trattative per finalizzare le due liste di Paesi a cui sarà consentito o resterà vietato entrare in Ue: ecco perché il contenuto dei rispettivi documenti, ancora non definitivo, continua a cambiare, mentre gli ambasciatori dei 27 Stati membri sono ancora alla ricerca dell’accordo definitivo. La riunione del Coreper (il Comitato dei Rappresentanti permanenti alla Ue) è iniziata giovedì a Bruxelles. Secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche europee all’agenzia France Presse, “i colloqui sono ancora in corso e andranno avanti fino a lunedì”, visto che alcuni Stati membri hanno chiesto più tempo.

Venerdì 26.06, gli inviati Ue si sono accordati su una lista di 14 Paesi che restano per ora “esclusi” dalla riapertura del primo luglio, ma, secondo quanto si apprende, alcuni Stati membri vorrebbero limitare ulteriormente l’apertura delle frontiere ai soli Paesi che presentano una situazione epidemiologica equivalente “o migliore” a quella dell’Ue nel suo complesso. Una volta definito, l’accordo sarà in ogni caso una raccomandazione, poiché la decisione finale di aprire o no i propri confini spetterà a ciascun Governo. Questo significa che un Paese Ue potrebbe decidere di non aprire le sue frontiere ai cittadini di uno o più Stati che pure sarebbero riammessi secondo i parametri stabiliti da Bruxelles. D’altra parte, i 27 si sono impegnati a non aprire le frontiere ai cittadini provenienti dai Paesi sulla lista di quelli esclusi dalle riaperture.

Tra i Paesi ammessi e considerati sicuri, al momento, ci sono:

  • Algeria; Australia; Canada; Georgia; Giappone; Montenegro; Marocco; Nuova Zelanda; Ruanda; Serbia; Corea del Sud; Thailandia; Tunisia; Uruguay.

Nella lista degli Stati esclusi, verso i quali resterebbe in vigore il divieto di entrata in Ue, al momento ci sono almeno questi:

  • Stati Uniti, Russia; Israele; Brasile; Arabia Saudita; Turchia.

Caso particolare, la Cina, che ufficialmente dichiara ad oggi tasso di contagio 0: i suoi abitanti potranno entrare in Europa ma solo se anche le autorità di Pechino faranno altrettanto con gli europei, ma questo al momento non succede. Il Regno Unito, che continua al momento a registrare tassi elevati di contagio, non è invece presente in nessuna lista, in quanto è ancora in corso il periodo di transizione durante il quale, nonostante la Brexit, il Paese continua ad essere trattato al pari di uno Stato membro.

Quali sono i criteri per la scelta?

Tra i criteri da sciogliere a Bruxelles, c’è in particolare quello relativo ai criteri di composizione delle liste. Inizialmente quella dei Paesi riammessi superava per numerosità la lista degli Stati esclusi (54 contro 57). Poi, però, ha prevalso un atteggiamento più prudente sulla riapertura dei confini, nonostante alcuni Paesi europei fossero preoccupati per ragioni economiche, turistiche o diplomatiche. I criteri decisivi per il “semaforo verde” sono tre:

  • avere un tasso di nuovi contagi ogni 100 mila persone nelle ultime due settimane non superiore a 16,1, che è la media europea;
  • presentare un trend di contagi decrescente o quanto meno non in aumento;
  • avere un indice di “affidabilità” del sistema sanitario superiore a 57 su 100 (voto medio Ue). Tale punteggio viene assegnato in base ai parametri fissati dall’International Health Regulations dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che misurano la capacità di risposta di una nazione ad emergenze sanitarie pubbliche di rilevanza internazionale.

Il rispetto di questi criteri ha quindi fatto assottigliare la lista dei Paesi ammessi. Tale lista potrà essere rivista comunque ogni due settimane.

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