Il mare d’inverno di Pirano e Portorose, una bella meta adriatica vicina ai confini giuliani

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Luogo ideale da raggiungere per una vacanza, breve o lunga che sia, a una sola ora di auto da Trieste, appena le normative restrittive anti Covid-19 lo permetteranno – e quindi ci si potrà muovere in piena sicurezza-, l’Istria Slovena è una delle mete preferite da quegli italiani, e sono tantissimi, che amano l’atmosfera “nostrana” (Venezia e la sua cultura sono presenti in ogni angolo) mixata con affascinanti influenze mitteleuropee. Benvenuti a Pirano e Portorose, famose per il clima mite, dove si possono fare belle passeggiate sul lungomare, oppure noleggiare una bici e seguire i percorsi indicati. Senza dimenticare che la gastronomia è curatissima e riserva golose sorprese.

Pirano è un piccolo incantevole borgo che fu un luogo strategico della Serenissima Repubblica di Venezia, dove il punto d’incontro è la bellissima piazza Tartini, dedicata al famoso violinista, compositore e insegnante di musica nato a Pirano che fu anche un appassionato schermidore. Qui nella piazza c’è un omaggio all’amore: un edificio in stile gotico veneziano del XV secolo con una targa in pietra con la scritta “Lassa pur dir-Lascia che parlino”. Secondo una leggenda si ritiene che la collocò un ricco mercante veneziano, innamorato di una ragazza piranese a cui aveva donato la dimora. Le malelingue le rendevano la vita difficile e il mercante, con beffarda ironia, fece apporre la targa come omaggio al loro amore. Un’altra curiosità è l’angelo sul campanile del duomo di san Giorgio a Pirano che si gira secondo il vento. Quando soffia il vento del sud, che di solito porta maltempo, l’angelo guarda su Pirano per mettere in guardia gli abitanti dall’intemperie in arrivo, e quando invece soffia la bora dal nord, l’angelo si gira verso Trieste per tranquillizzare i piranesi annunciando il bel tempo.

Dall’amore profano a quello sacro: la città di Portorose ha preso il nome dalla chiesa di Santa Maria delle Rose, che si trovava nei pressi dell’odierna Bernardino. Anche l’intero golfo fu poi nominato Porto Santa Maria delle Rose (lat. Portus sanctae Mariae de Rosa), abbreviato poi in Portorose – Portorož. Forse una buona stella protegge questa cittadina, perché già nel 13° secolo Portorose era conosciuta come luogo di cura, dove i frati del Monastero di San Lorenzo curavano con l’acqua marina e la salamoia. Il 25 luglio 1897 Portorose venne ufficialmente dichiarato centro termale per la cura delle malattie reumatiche con il decreto statale del ministero per gli affari interni austro-ungarico.

Portorose e Pirano godono di un microclima speciale proprio grazie alla loro collocazione geografica tra due campi di saline, quelle di Strugnano da una parte e quelle di Sicciole dall’altra. Sino al secolo XX il sale era considerato “oro bianco”, tanto era raro, prezioso ed importante: basti pensare che i soldati romani ricevevano una razione di sale giornaliera, che ha dato origine al termine di salario. Già durante il dominio della Serenissima, Pirano guadagnò potere e ricchezza grazie alla vendita del sale proveniente dalle proprie rinomate saline. La produzione è tuttora attiva ed avviene secondo antiche lavorazioni manuali, rimaste pressoché invariate da 700 anni.

Per mantenere viva la memoria della antiche tradizioni e celebrare la nuova stagione della “crescita del sale”, ogni anno a Pirano si celebra la Festa dei Salinai: ad aprile, in occasione del patrono San Giorgio, per due giorni la cittadina diventa teatro di numerose manifestazioni. Il sale del territorio di Pirano e Portorose è noto per l’elevata qualità, la purezza e le peculiarità uniche dell’ambiente in cui è prodotto: sul fondo di queste saline è infatti presente la “petola”, sedimento di natura biologica che impedisce il contatto fra sale e fango salino e ostacola l’unione di alcuni ioni al sale. Il prodotto più pregiato che prende vita nelle acque del territorio è il Fior di Sale, il primo strato di cristalli che affiora nel processo di evaporazione: dal potere salante poco più lieve del normale, dona un aroma particolare al piatto e per questo è ricercato dagli chef di tutto il mondo. La produzione continua ancor oggi nei pressi di Portorose, alle saline di Sicciole: il sito si estende per 6,5 km2, parte della quale è stata destinata a Museo e proclamata monumento culturale d’importanza nazionale. A nord di Pirano si trovano invece le saline di Strugnano, inserite all’interno dell’omonima riserva naturale.

Se questo sale è un re in cucina, non è da meno nell’ambito del benessere, infatti Portorose è nota per il turismo termale, e coniuga quest’antica vocazione con le più moderne cure all’interno di strutture all’avanguardia. Tante sono le terapie, rese efficaci dai fattori curativi naturali del luogo: il fango delle saline, l’acqua madre, il sale, il clima ed il mare, e molteplici sono le strutture ricettive che offrono una vacanza che unisce le terapie legate al sale al piacere di una vacanza a tutto relax. Ma il sale non è la sola eccellenza della gastronomia di questa zona, infatti qui crescono ben sette specie autoctone di olive: la Communa di Pirano o Rossulia, la Zizula di Pirano, lo Smartel o Mortino di Pirano, la Storta di Pirano, la Mata di Pirano, la Carbona e la Buga di Pirano. Tutte queste piante uniche si possono ammirare nel parco Forma Viva a Portorose.

Sale unico, olio speciale… quali condimenti migliori per accompagnare un’altra eccellenza della tavola, ovvero il pesce? Che davvero qui è buonissimo, freschissimo e cucinato ottimamente. E a questo proposito meritano una menzione i “branzini di Pirano”, che vivono in un allevamento ecosostenibile voluto dalla famiglia Fonda, la cui storia si intreccia il territorio di Pirano e più in generale con tutta l’Istria slovena. Tutto inizia da Ugo Fonda, nato a Lucija, piccolo paese sulla costa, a pochi passi dalle splendide saline di Sicciole e cresciuto in una famiglia di salinai e contadini, appassionato del mare, biologo e sub. Alla fine degli anni 90 si accorse che qualcosa stava cambiando, non c’era più pesce ma decise di “fare qualcosa” per quel mare che amava tanto, e così coinvolse alla moglie e i due figli Irena e Lean. Ora sono loro che hanno seguito le sue orme, sono diventati biologici anche loro e continuano a portare avanti la sua missione, fedeli allo stesso spirito che lo contraddistingueva. Dopo varie vicende nel 2003 nasce l’azienda Fonda, un allevamento ittico con 70% di branzini e 30% di orate, perché storicamente venivano in questa zona a riprodursi. E così i Fonda sono riusciti a farlo ritornare vivo, quel mare, e a creare uno dei pochi allevamenti veramente ben fatti.

Aspettiamo dunque il momento giusto per concederci una vacanza, e Pirano e Portorose non ci deluderanno certo.

Info: www.portoroz.si/it.