Nuovi dialoghi diplomatici tra Vaticano e Cina

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Da sinistra Padre Prezzi e il Professore Sisci.

Qual è lo stato dell’arte nelle relazioni sino-vaticane? È stato questo il tema dell’incontro del professor Francesco Sisci, sinologo, e padre Lorenzo Prezzi, direttore del sito settimananews  presso la sede della Stampa Estera a Roma.

Dall’8 settembre 2018 non c’è più alcuna divisone tra i cattolici cinesi e Roma: tutti i vescovi della Cina sono oggi in comunione con il Papa. E il 22 settembre 2018 è stato firmato un Accordo tra Santa Sede e Repubblica popolare cinese perché non ci siano più vescovi ordinati senza mandato papale.

Ma  La sensazione più diffusa è che le relazioni non seguano un corso di progressivo miglioramento. Su questo Prezzi ha offerto una valutazione chiara: non si registrano passi indietro, ma dopo gli iniziali passi avanti non sono arrivati i successivi. La priorità, si può presumere, che vada alla religioni conosciute e comprensibili per i dirigenti cinesi, più complesso e quindi più lento con il cristianesimo, che rimane per i dirigenti cinesi una religione difficilmente comprensibile. Ma un decreto che entrerà in vigore a febbraio indica che seppur lentamente la macchina non si è fermata.

Moltissime le considerazioni utili a inquadrare un tema tanto delicato quanto lontano dai riflettori, che incrocia sensibilità diverse e competenze raramente sovrapponibili. La sensazione più diffusa è che le relazioni non seguano un corso di progressivo miglioramento. Su questo Prezzi ha offerto una valutazione chiara: “non si registrano passi indietro, ma dopo gli iniziali passi avanti non sono arrivati i successivi”.

Qui è stata preziosa la lettura da sinologo di Sisci: è un problema di priorità. La Cina è un Paese che ha un numero di abitanti superiore a quello di Stati Uniti ed Europa messi insieme: 1 miliardo e 400 milioni di persone. Se si unisce il dato numerico al dato politico, si capisce che oggi le priorità cinesi non possono non essere oltre al virus la questione dei dazi, la guerra commerciale, il 5G e altro. Il vescovo di una certa diocesi può attendere.

Diverso è per il Vaticano: tutti i papi, da decenni a questa parte, hanno seguito il file cinese in prima persona. Xi può farlo? Ecco che qui un primo elemento per contestualizzare e capire se c’è un momento intenso, la necessità di prender tempo o qualche intoppo.

Altro aspetto decisivo è quello della priorità e della volontà. Per padre Lorenzo Prezzi è chiaro che se ricevesse un invito per dopodomani papa Francesco prenderebbe l’aereo domani stesso, sebbene sia ben noto che la dimestichezza con i tempi di questa epoca dell’immediato non siano i tempi del Vaticano. Per Xi è diverso: anche per la Cina i tempi non sono quelli dell’epoca del “tutto subito”, ma per il grande Paese ( la Cina) le priorità sono altrove occorre più forza per muovere quel che serve muovere. Ma la scelta è stata fatta e non è in discussione.

Secondo Sisci ai tempi di Mao si era deciso di sradicare le religioni dalla realtà esistente, come residuato feudale. Poi, dagli anni Novanta, si è capito che le religioni non si fanno sradicare, non si possono sradicare, insistere vorrebbe dire rischiare che si trasformino in corpi ancor più ostili, dal loro punto di vista. Scelta la via dell’armonia, dell’edificazione di una società armonica, si attribuisce un valore positivo, non più negativo, ai gruppi religiosi.

La priorità, si può presumere, che vada alla religioni conosciute e comprensibili per i dirigenti cinesi, più complesso e quindi più lento con il cristianesimo, che rimane per i dirigenti cinesi una religione difficilmente comprensibile. Ma un decreto di 41 capitoli in vigore dal 01 febbraio 2020 indica che seppur lentamente la macchina non si è fermata.