Successo del Vinitaly: l’enoturismo si conferma risorsa economica e culturale

0

Il crescente successo che sta ottenendo, da vari anni a questa parte, la rassegna Vinitaly va indubbiamente attribuito a questa fiera, che ha sempre creduto e promosso il mondo del vino nazionale, sia nel nostro paese che all’estero. I risultati, forse superiori alle più rosee previsioni, non sono mancati e se oggi l’enologia italiana sta vivendo una stagione di crescita questo si deve ai mercati esteri, che hanno visto premiare i nostri produttori sia nella fascia alta del mercato, sia nel settore delle bollicine, un tempo di marca francese.
E pensare che solo negli anni 1986/87 il nostro vino, con lo scandalo del metanolo, sembrava finito, per sempre. La lunga marcia per risalire iniziò poco dopo, spinta da imprenditori che fecero della serietà e della qualità il loro fiore all’occhiello, soprattutto in Toscana ed in Piemonte, Veneto, Sicilia. Oggi bisogna proseguire su quella strada dell’eccellenza, non priva di difficoltà, perché non manca chi si è gettato a pesce in un settore che pare possa dare grandi profitti, i quali però avvengono a fronte di enormi investimenti e grandi rischi imprenditoriali: nelle cantine, nella cura dei vigneti, nella specializzazione dei prodotti come nella vinificazione, nella promozione del vino e del territorio. Ma vediamo anche che, laddove un comprensorio ha successo, si allargano le zone produttive, con conseguente discesa della qualità: aumentano i fatturati ma il livello e l’immagine si abbassano, pericolosamente.
A noi che rappresentiamo una testata turistica interessa soprattutto questo aspetto. Che dal vino, dalle storie di grandi famiglie o di piccoli coltivatori, dall’estrema varietà di vigneti, si conoscano i tanti prodotti autoctoni e che questo sia utile alla conoscenza e allo sviluppo di tanti territori che, senza l’aiuto di vini ricercati o da scoprire, non entrerebbero altrimenti tra i luoghi turistici da visitare.
L’enoturismo continua a crescere anche se con una certa lentezza: oggi vanta 14 milioni di arrivi turistici alle strutture dei territori ed un fatturato di almeno 2,5 miliardi di euro – ma non riesce a sfruttare tutto il suo potenziale economico e occupazionale.
Infatti la qualità delle infrastrutture è giudicata insufficiente da Comuni e Strade del Vino, è basso l’utilizzo dei sistemi di comunicazione (il 76% delle Strade non ha una App per smartphone e il 4% neanche un sito internet), e quasi la metà dei Comuni non ha un ufficio dedicato. Gli arrivi in cantina e il valore dell’enoturismo sono aumentati per il 40,22% dei Comuni e il 60,87% delle Strade Vino.
Come sempre manca quella tanto decantata sinergia tra pubblico e privato, che nel nostro Paese troppo spesso si ferma alle promesse ma non arriva, se non raramente, all’attuazione di progetti di valorizzazione. Ma riusciamo a superare tali difficoltà con l’impegno dei produttori e l’amore per questa attività che attrae anche molti giovani.

Giulio Biasion

Vinitaly, sempre più internazionale, green e digitale
L’edizione numero 52 di Vinitaly di Verona (15-18 aprile), il più grande salone al mondo per metri quadrati e presenze estere dedicato al settore del vino e dei distillati, ha registrato dati importanti e si è aperta con alcune novità.
Significativo è stato l’aumento del 25%, rispetto agli scorsi anni, del numero degli espositori esteri presenti all’interno del padiglione “International Wine Hall”, insieme al sold-out degli spazi in quartiere, verificatosi  già a Dicembre 2017; si sono presentate, infatti, delegazioni commerciali selezionate da 58 Paesi, e gli operatori professionali sono giunti da circa 140 nazioni; l’offerta “green”, inoltre, ha visto una crescita costante, grazie alle aree ViVIT, VinitalyBio e Fivi. Il tutto si svolge con il supporto di una innovativa directory online, che ad oggi annovera 4319 espositori da 33 Paesi e 13.000 vini iscritti, e che, attraverso un portale informativo in italiano, inglese e cinese, consente un matching B2B (“business to business”) tutto l’anno, progettato lungo la linea del nuovo sviluppo di servizi digitali previsto dal piano industriale. Tale piano prevede anche investimenti per il miglioramento delle infrastrutture del quartiere (come i parcheggi) e delle aree limitrofe, nonché un collegamento sempre più marcato tra la fiera nel quartiere, dedicata alle aziende, e le iniziative di “Vinitaly and the City”, dedicate invece ai wine-lover, che si svolgono quest’anno non solo in città, ma anche in tre borghi suggestivi della provincia: Bardolino, Soave e Valeggio sul Mincio.
Anche quest’anno l’evento è stato preceduto dall’OpenWine, che sabato 14 aprile ha fatto da ouverture alla rassegna nel palazzo della Gran Guardia, presentando 107 aziende di tutte le regioni italiane, selezionate dalla rivista americana Wine Spectator. Vinitaly costituisce poi un unicum espositivo con due eventi che si svolgono in contemporanea ad esso: Sol&Agrifood, Salone internazionale dell’agroalimentare di qualità – una rassegna interattiva che, attraverso cooking show  e degustazioni, valorizza le peculiarità dell’agroalimentare e dell’olio extravergine d’oliva in particolare – ed Enolitech, appuntamento con la tecnologia applicata alla filiera del vino e dell’olio.
Il tutto è legato da un ensemble di chef stellati, proposte di wine&food pairing, e degustazioni di livello internazionale che fanno di ogni edizione di Vinitaly un’annata irripetibile, dove c’è spazio anche per la formazione tecnico-scientifica: il Seminario Masi, giunto alla XXX edizione, costituisce per la rassegna un’importante risorsa per la divulgazione scientifica dedicata al settore.

Il mercato: dove sta andando il vino italiano nel mondo?
L’obiettivo dichiarato della rassegna è quello di essere sempre più uno strumento importante per le imprese del comparto. Vinitaly, infatti, presidia tutto l’anno i mercati mondiali, attraverso le iniziative di Vinitaly International in Russia, USA, Cina e Hong Kong, e a quelle della Vinitaly International Academy nei medesimi Paesi, oltre che in Canada, dove forma ambasciatori ed esperti che lavorano con Verona Fiere per divulgare la conoscenza dei vini italiani e per portare ogni anno in fiera buyers, professionisti del settore ho.re.ca, influencers di tutto il mondo.
I dati definitivi del 2017 sul nostro export di vino ci restituiscono l’immagine di un’Italia superpotenza enologica. Tuttavia il nuovo record commerciale – con un incremento del 6,2% per un valore di 5,9 miliardi di euro – non rende ancora giustizia alla grande qualità delle nostre produzioni. Cresciamo più nella qualità in vigna e in cantina che nel valore sui mercati, ed è anche per questo che, per l’edizione 2018, la rassegna propone, in collaborazione con Wine Monitor di Nomisma, uno sguardo sul futuro del mercato mondiale per il vino: «Il futuro dei mercati, i mercati del futuro». L’outlook fornisce una mappatura approfondita del posizionamento dopo 10 anni di crescita e guarda ai principali mercati target e ai potenziali nuovi sbocchi, con un orizzonte a 5 anni; propone inoltre un focus specifico riservato agli USA, al quale seguiranno, nei prossimi anni, approfondimenti qualitativi sui più importanti mercati, come Cina, Russia, Giappone, Regno Unito e Germania.Il nostro export rimane pericolosamente ancorato sui primi tre Paesi di sbocco, ovvero Stati Uniti,  Germania e Regno Unito, dove si concentra il 53,4% delle nostre vendite – molto più di Francia e Spagna, che si fermano rispettivamente al 38,5% e 35,2%. È chiaro che il sistema di promozione italiano deve essere pianificato con attenzione, muovendosi all’unisono e con una immagine unitaria, se si vuole incrementare il valore e aumentare la penetrazione anche in altri mercati.

Info: www.vinitaly.com

Autore