‘La festa oltre la tempesta’ una storia vera dalla 2a guerra mondiale agli anni ’70

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L’autore di questo romanzo, Marcello Patriarca, non è un letterato né vuol fingere di esserlo, ma è un personaggio vero, così come lo sono le storie narrate in questo percorso di vita che, spesso duri, difficili, dolorosi ma non privi di momenti di positività, di amicizia e di amore, grazie ai valori e alla grande dignità che hanno sempre accompagnato quest’uomo nel corso delle sia vita. Dalla seconda guerra mondiale ai giorni nostri, egli ricorda eventi realmente accaduti, come gli anni del terrorismo e della contestazione giovanile; momenti di vita vissuta e da lui commentati. In questo romanzo autobiografico c’è lo spaccato della nostra nazione: E la sofferenza, la paura, le difficoltà patite, i contrasti, l’amore, la gioia, i riconoscimenti sul lavoro, la sua moralità, diventano pagine crude e talvolta dolorose ma vere, scritte di getto in una prosa essen- ziale, chiara, non priva di poesia, che si fanno leggere tutte d’un fiato. Le difficili, complesse fasi della sua vita sono state compensate dagli affetti di una bella famiglia., ai tanti, successivi episodi travagliati, raccontati da un giovane divenuto poliziotto che ha ser- vito il suo Paese con dedizione ma anche con spirito critico. E la sofferenza, la paura, le difficoltà patite, i contrasti, l’amore, la gioia, i riconoscimenti sul lavoro, la sua moralità, diventano pagine crude e talvolta dolorose ma vere, scritte di getto in una prosa essen- ziale, chiara, non priva di poesia, che si fanno leggere tutte d’un fiato. Le difficili, complesse fasi della sua vita sono state compensate dagli affetti di una bella famiglia.

Patriarca è ispirato dal buon senso, dal bisogno di verità e soprattutto dalla ‘fede’ che lo ha sempre sorretto nei momenti più difficili. L’autore ha sofferto nella sua vita, in guerra quando era un bambino, nel lavoro di poliziotto durante gli anni più duri della nostra Repubblica, ma ha avuto la gioia dell’amore e della famiglia dimostrando sempre la sua dignità di uomo onesto, leale e di fede. Egli scrive: “Questa autobiografia non è una bugia, replicare l’ “io” è egoismo e destabilizza la realtà: desidero solo essere compreso, non per vantarmi. Non sono un predicatore a ritroso, nemmeno un oratore, ma neanche un inquisitore, sono solo un umile credente ed obbediente in questa valle di lacrime. Forse, a far muovere la mia penna, è stato un fantasma miscredente.

‘La festa oltre la tempesta’ introduzione

In questo libro intendo raccontare la storia della mia vita, sempre trascorsa tra cervello e martello, con tutti i suoi pregi e difetti. Migliaia di esseri come me hanno vissuto ai margini della società, senza vergogna di mostrarsi incoscienti o generosi per se stessi e per gli altri. La colonna portante della mia vita è stata, per me, il mio caro nonno, che ha suggerito i primi passi ove ha avuto inizio la mia maratona, quella che mi piace definire “il girotondo dell’emisfero terrestre”.

Nato già smilzo e incline in avanti, predisposto allo scatto ad ogni evenienza, dal profano al dolente, già con la valigia in mano per sortir lontano, con i presagi da pellegrino errante. Quegli anni furono dolenti e inquietanti: la mente evanescente ed il fiato quasi spento venivano contrastati dal passo imponente di chi non si è mai arreso. Il mio approdo in questo mondo non è stato mai comodo: accolto solo dal ceto mediocre mi sono rifugiato dagli eventi più conformi e non sono mai arrivato in fondo. Nel camminar con tanta solerzia, ho vantato pochi consensi. Nel sondar degnamente tanto spazio, molta indecenza.

Tutto ha avuto inizio con il Fascismo: piazze incandescenti con idee evanescenti all’insorta dittatura. “Agli esseri più restii è il bastone a far da padrone”. In quell’era tetra e oscura è arrivata la congiuntura, tutti tesi e adirati in quell’epoca poco sana, io invece impallinato da quel verso poco umano, ma per loro del tutto normale. Approdai in un giaciglio molto fangoso, di pochi panni, in un involucro di fieno e paglia, il guanciale pieno di foglie, l’imbragar di pannolenci. Alla vista dei parenti tutto normale e nessun vanto. Di fianco alla consolle la candela sempre accesa a illuminar il colonnato che si vede poco e male. Con quella luce opaca nel guardar sempre vago, mi voltai verso l’alto al soffitto a prima vista, dalle tegole imbavagliate, il pericolo è normale. I fori trasparenti sono buchi transennati, con gli spifferi evidenti al sentore sconfortati, che si abbattono sul neonato.

Dopo sospiri lancinanti è arrivato un lamento a sostegno della vita e son venuti tutti avanti a onorar il mio primo vagito. Molto fermento a questo evento, un abbraccio a tutti quanti, con il cero traballante in mezzo al vento. In quel momento difficile il pericolo era ancora costante: la fiammella quasi spenta, i miei occhi stravolti da un respiro soffocante, il delirio è evidente, si potevano spegnere entrambi. Dal singhiozzo impetuoso al risorto pianto vero, con l’ugola ristagnante, la sorpresa dei presenti, dal pericolo incombente,  sono rimasti tutti contenti. Dal sofferto rinvenuto al sorprendente benvenuto, in quelle ore inappetenti, si è passati al seno materno, con il latte naturale da cui si nutre il neonato.

Al compimento del sesto mese, grazie al sostegno della nonna che condiva le pappine con olio e pane bollito, ho avuto lo svezzamento. La nonna Vincenza mi accudiva con veemenza e molta clemenza, mi prendeva la manina nel camminar per le vie, la ricompensai così tanto che a nove mesi già correvo via. Ero un fringuellino anchilosato e intimorito, curiosavo fra le galline e l’agnellino, che mi coprivano fino al viso. Mi piaceva correre dietro di loro, curiosare ed essere dispettoso soprattutto con il gallo prepotente, che aveva la cresta così alta che mi veniva da suonargliele sempre in testa. Incuriosito dalle furie del vivaio mi infilavo nel pollaio, come un topo affamato nel buio, mi accovacciavo a cercar il covo desiderato ne uscivo con un mugugno: le mani unite e l’uovo nel pugno.

A gridar: “Nonna, nonna, ecco, ecco, il cocco, il cocco!” Con tanta compiacenza lei mi sollevava sul petto, con dolcezza, poi un bacetto e via saltellando come un grilletto, sempre imprevedibile come un birillo, con i piedi poco stabili, il baschetto sulla testa. Mi infilavo nel boschetto, nascondendomi ad ogni cuccetta, il cagnone sempre accanto mi faceva compagnia, la chioccia coi pulcini che coccolavo per non mandarli via, raspavano lì nell’aia a trovar i chicchi di grano.

Così è iniziato il mio conto alla rovescia, con modestia, senza furbizia né malizia, con l’intento di  vivere discretamente finché il cielo lo desidera.

l’Autore

Dati sul libro ‘La festa oltre la tempesta’:

Pagine numero: 300, illustrato

Prezzo di copertina: Eu 14 (IVA inclusa)

Per chi è interessato richiedere alla ns. casa editrice: commerciale@edihouse.it

 

 

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