Giuseppe De Nittis, il pittore che portò a Parigi il sole del Mediterraneo

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Al Palazzo reale di Milano sino al 30/6/2024 la mostra “De Nittis pittore della vita moderna” a cura di Fernando Mazzocca e Paola Zatti, interamente dedicata al pittore di Barletta

Giuseppe De Nittis, Piccadilly, 1875 olio su tela, 84×120 cm, courtesy METS – Gallerie Maspes, Milano © Archivio Gallerie Maspes, Milano

Giuseppe De Nittis ha meritato in vita grande fama e successo economico in tutti i paesi in cui ha operato, in patria come in Francia e in Inghilterra e per questo è stato considerato anche un pittore sottomesso alle richieste della committenza. Poi ha conosciuto un periodo di oblio. Oggi, a 150 anni dalla storica mostra parigina presso lo studio del fotografo Nadar, che battezzò l’impressionismo e a cui partecipò (1874), De Nittis gode un rinnovato interesse e abbiamo l’opportunità di ammirarne una amplissima selezione di opere. Infatti al Palazzo Reale di Milano sono in mostra 95 opere sue, ma anche a Novara si può visitare una mostra che lo vede protagonista insieme a Boldini (“Boldini, De Nittis et les italiens de Paris”).

De Nittis (Barletta 25/2/1846 – Saint-Germain-en-Laye 21/8/1884) ha vissuto la sua breve e intensa vita con grande determinazione, spirito di indipendenza  e fiducia nelle sue capacità di artista, assai evidenti sin dall’infanzia. Ancora minorenne ottiene di  iscriversi all’istituto di belle arti di Napoli. Lo abbandona due anni dopo per unirsi ad un gruppo di pittori più anziani che come lui amano dipingere in libertà fuori dagli schemi convenzionali: all’aperto, per cercare la realtà nei paesaggi, nei cieli, negli alberi, nelle nuvole, negli orizzonti. Scopre il valore dell’amicizia che promuove la reciproca crescita e con Federico Rossano, Marco De Gregorio e il fiorentino Adriano Cecioni dà vita alla “scuola di Portici”, che eredita dalla “scuola di Posillipo la volontà di ispirarsi alla realtà del paesaggio. Sono anni di studio fondamentali in cui forma la mano e diventa “maestro di se stesso”, matura la sensibilità al colore, si appropria dei segreti della natura. Significativo anche il contatto con i macchiaioli a Firenze e la scoperta di affinità, la nascita di nuove amicizie (Telemaco Signorini).

G. De Nittis, Foro a Pompei, 1875 olio su tela, 80 x 56 cm Courtesy Soc. Belle Arti, Viareggio

Dopo i primi successi – nel 1866 due sue tele sono acquistate per il museo di Capodimonte dal re Vittorio Emanuele II – De Nittis comincia a scoprire il mondo, si reca in altre città d’Italia e nel 1867 è a Parigi. L’incontro con la metropoli è esplosivo, il giovane pittore è conquistato dal ritmo concitato e dai i mutevoli paesaggi urbani di una città in continua evoluzione. Impara la lingua grazie alla forte volontà e al carattere aperto e comunicativo, entra in contatto con l’ambiente artistico parigino diviso tra l’arte “ufficiale” dei salons e l’opposizione “realista”. Si trova subito in sintonia con gli impressionisti pur mantenendo la propria identità, subisce il fascino dell’arte giapponese, si interessa alla tecnica fotografica.

Tutte queste componenti alimenteranno la sua pittura che manterrà però sempre un carattere assolutamente personale. Le sue qualità di pittore sono apprezzate e in un primo tempo ottiene buoni contratti, a costo però di tradire la sua ispirazione dal vero e preferire i soggetti (più negoziabili) suggeritigli dai suoi galleristi, Reitling e Goupil. Ma in seguito si libererà da questi vincoli.

G. De Nittis, Tra i paraventi, 1879 c. olio su tela, Pinacoteca Giuseppe De Nittis, Barletta

A Parigi trova anche l’amore e nel 1869 sposa Léontine Gruvelle, di buona e colta famiglia, che lo introduce nei salotti della borghesia parigina e sarà la sua modella preferita. Grazie a lei De Nittis si sentirà sempre più legato alla città e al suo mondo culturale e artistico. Nell’accogliente salotto della loro casa ospiterà letterati e pittori che apprezzano il suo carattere spontaneo e cordiale: Edmond de Goncourt, Dumas figlio, Zola, Daudet, Manet, Degas, Caillebotte si riunivano spesso in un simpatico cenacolo culturale, allietato anche dalla cucina del padrone di casa. Con lo scoppio della guerra franco-prussiana (1870) De Nittis torna in Italia, nell’amata Puglia e a Napoli, alle fonti della sua ispirazione. Esegue alcune vedute del Vesuvio commissionategli dal mercante d’arte Goupil, si trova ad assistere alla spettacolare eruzione del Vesuvio del 1872 e dipinge scene di grande impatto visivo e accuratezza scientifica. Al suo ritorno a Parigi partecipa al Salon del 1872 e del 1874 riscuotendo successo; accetta l’invito di Degas ad esporre con gli impressionisti nelle sale del fotografo Nadar.

Sempre nel 1874 è a Londra, grazie all’appoggio economico del banchiere Kaye Knowles, uno dei suoi più importanti collezionisti. Anche qui, come a Parigi, entra in sintonia con la città e i suoi abitanti e vi tornerà più volte, sino al 1882. Dipinge grandi tele che ne esprimono l’anima: Piccadilly, la National Gallery, Trafalgar square, la Banca d’Inghilterra, Westminster ci fanno sentire sul posto in quell’istante e fra quelle persone. Ma nonostante l’intenzione espressa dal banchiere di lasciare  tutti i suoi dipinti alla National Gallery di Londra alla sua morte la stupenda collezione sarà dispersa dagli eredi. Nel 1878 all’Esposizione Internazionale di Parigi un suo quadro, “Le rovine delle Tuileries“, merita la legion d’onore e l’anno dopo anche la sua città natale gli conferisce una medaglia d’oro.

De Nittis ormai famoso si dedica ai suoi temi preferiti e coglie la realtà parigina in tutti i suoi aspetti, i parchi, i boulevards, l’Opéra, le piazze, le corse, i cantieri di una realtà urbana in evoluzione. Ma registra anche la scintillante vita dei salotti di una borghesia elegante che, superato il pericolo della Comune, ama il divertimento e vuole mettersi in mostra (era stato introdotto dall’amico de Goncourt nel salotto della principessa Matilde Bonaparte).  Dunque ancora pittura “en plein air” e “istantanee” colte nel chiuso di ambienti artificiali, ma sempre con la stessa immediatezza e senso raffinato del colore.

G. De Nittis, Perla e conchiglia, 1879, olio su tela, 78 x 131,5 cm
Pinacoteca Giuseppe De Nittis, Barletta

Altro tema carissimo la famiglia e gli amici, con innumerevoli ritratti di Léontine e del figlio Jacques, di Cecioni, di Goncourt. A partire dal 1879 c’è poi un grande interesse per l’acquarello e per il disegno a pastello con cui Il pittore crea grandi quadri ottenendo inaspettate armonie di colori. La fine è improvvisa, per un ictus, mentre si trova nel villino di campagna a Saint Germain en Laye e sta ancora lavorando ed ha ancora tanti progetti da realizzare… Parigi gli tributa solenni esequie, gli amici Dumas, Degas, Goncourt, Rodin, Daudet lo accompagnano al cimitero. Père Lachaise, sulla lapide Dumas figlio scrive:  “qui giace il pittore Giuseppe De Nittis morto all’età di 38 anni in piena gioventù, in pieno amore, in piena gloria”.

Dobbiamo a Léontine la raccolta delle sue memorie e il lascito delle opere rimaste nel suo atélier, che fece in modo che non fossero disperse. Nel 1895 curò l’edizione delle “Notes et souvenirs du peintre Joseph De Nittis”, i ricordi di una vita; alla città natale di Barletta, sempre amata, lasciò in eredità 146 opere (disegni,oli, pastelli, acquarelli su seta e su carta ) oltre a libri e un epistolario col vincolo di non alienarli mai, e oggi possiamo ammirarli nella bella sede di palazzo della Marra.

Il percorso della mostra milanese ci restituisce la vicenda artistica e biografica di   questo artista sul filo delle sue memorie. Attraverso le sue sezioni e le 95 opere esposte riviviamo gli ambienti, i luoghi della sua formazione da autodidatta “en plein air”  tra la Campania e la Puglia, percepiamo il suo amore per gli orizzonti sconfinati, i cieli e le nuvole, ci immergiamo nelle atmosfere che da ragazzo impara a trasferire su tela (Appuntamento nel bosco di Portici, L’Ofantino). I dipinti eseguiti “sulle falde del Vesuvio” ci proiettano in questo paesaggio aspro e faticoso reso con penoso affetto e sanno racchiudere in piccole dimensioni infiniti spazi (Sotto il Vesuvio, Pioggia di cenere).

G. De Nittis, L’amazzone al Bois de Boulogne, 1875 ca. olio su tela, 31,5 x 42,5 cm Museo delle Raccolte Frugone, Genova

Seguiamo De Nittis a Parigi dove è folgorato dall’amore immediato per il ritmo incalzante della vita moderna che lo cattura e per Léontine che sarà la donna della sua vita. E il pittore a sua volta cattura lo spirito di questa città, quella particolare atmosfera che ci rapisce sempre davanti ai suoi quadri. Ai vari aspetti della vita moderna di Parigi sono dedicate le sezioni centrali della mostra, i paesaggi urbani brulicanti e in evoluzione (La porte Saint Denis, Place des Pyramides, l’Arco di trionfo) la vita nei salotti (Il salotto della principessa Mathilde, Signora con ventaglio, Intorno al paralume) le corse al Bois de Boulogne, a Longchamp o ad Auteuil (Ritorno dalle corse, L’amazzone al bois de Boulogne),  ma anche le passeggiate lungo la Senna, lo spettacolo inconsueto della neve (Effetto di neve, Léontine che pattina). C’è una grande attenzione ai personaggi femminili e alla moda, agli svaghi, al nuovo modo di vivere.

Una sezione è dedicata alle opere londinesi. De Nittis ama anche questa città e ne esprime l’atmosfera e lo stile di vita con sensibilità e partecipazione profonda (Westminster, Piccadilly, National Gallery). Ne dipinge l’aria, così diversa da quella di Parigi, il fiume così diverso dalla Senna, le persone così diverse da quelle dei salotti e dei boulevards osservate con la stessa umana vicinanza. Van Gogh può ammirare “Westminster bridge” mentre lavora presso gli uffici londinesi di Goupil e scrive al fratello.

La sezione dedicata al fascino del Giappone ci mostra alcune opere in cui De Nittis assimila e traduce in modi assolutamente originali le suggestioni di queste nuove forme e visuali (Pioppi nell’acqua, Tra i paraventi, Il kimono color arancio, ventagli di seta dipinti ad acquarello).

La sezione dedicata ai rapporti con gli impressionisti e alla pittura en plein air presenta alcune tele che rappresentano Léontine in varie occasioni (Sul lago dei 4 cantoni, L’amaca, Nei campi intorno a Londra, Sul prato) e sottolinea le affinità con il movimento francese che De Nittis interpreta in modo assolutamente personale.

G. De Nittis, Pranzo a Posillipo, 1879 ca. olio su tela, 109 x 173,3 cm Galleria d’Arte Moderna, Milano © Comune di Milano

L’ultima sezione della mostra documenta gli ultimi anni di attività del maestro ormai famoso che ha riscoperto il fascino della vita in campagna (ha acquistato un villino per evadere dall’amata città) e continua a lavorare su temi a lui cari, en plein air e tra gli affetti familiari, perfezionando anche il disegno a pastello con cui crea opere di grandi dimensioni e delicate atmosfere (Pranzo a Posillipo, Signora in giardino, Colazione in giardino, Sull’amaca).

La mostra, aperta dal 24/2/2024 al 30/6/2024,  si avvale di numerosi sponsor e prestiti importanti di musei, collezioni e raccolte provenienti da tutta Italia e dall’estero. E’ accompagnata da un bel catalogo edito da Silvana Editoriale  a cura di Fernando Mazzocca e Paola Ratti.

testo di Annamaria Taddei

Foto di copertina: Giuseppe De Nittis, Westminster, 1878 olio su tela, 110×192 cm collezione privata, courtesy METS – Marco Bertoli, Modena © Archivio Enrico Gallerie d’Arte, Milano

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