Nuovi itinerari per conoscere una Sicilia autentica

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Nessun territorio può disporre, come l’Italia, contemporaneamente di almeno tre atout: una natura varia, ma sempre bellissima che alterna montagna e mare, una cultura unica che attraverso i millenni si è espressa con opere d’arte che immergono il visitatore nella storia e una enogastronomia sana, gustosa e diversa in ogni località con prodotti di una qualità e una fantasia uniche al mondo.
Spesso il turismo – ed è questo il dramma – è considerato un bene che arriva spontaneamente, la cui domanda richiede solo di essere gestita ma non creata con il risultato di avere i soliti centri famosi in tutto il mondo spesso ingorgati e invivibili (e si crede di risolvere il problema proponendo il numero chiuso), mentre centinaia di città, cittadine e borghi sparsi per il Paese sono scoperti solo per caso, spesso in frettolosi spostamenti. Ben vengano quindi iniziative come quella della palermitana Onda srl che – in occasione del processo in atto per la beatificazione di Francesco Paolo Gravina – ha elaborato e proposto percorsi legati dal fil rouge dei luoghi in cui visse e operò questo straordinario personaggio. Oltre a Catania e Palermo, sono portate in primo piano località come Bagheria, Bronte, Cefalù, Corleone, Francofonte e Lercara Friddi che, generalmente poco note ma ricche di suggestioni, permettono di scoprire aspetti particolari di una terra dalla cultura profonda e complessa. Basti pensare che all’identità siciliana hanno contribuito Greci, Romani, Arabi, Normanni, Francesi e Spagnoli, lasciando ciascuno tracce non solo artistiche e monumentali, ma anche nel pensiero e nella cucina di questa popolazione.

Francesco Paolo Gravina

Personaggio straordinario (anche se sconosciuto), Francesco Paolo Gravina, ottavo e ultimo Principe di Palagonia e di Lercara Friddi (Palermo 1800-1854), apparteneva a una delle più illustri e ricche famiglie del Regno delle Due Sicilie. Dopo il tradimento subito dall’amatissima moglie, il Principe trasformò il suo enorme patrimonio in opere per alleviare le condizioni dei più poveri e degli emarginati.
Ottica che caratterizzò anche il suo mandato di ‘pretore’ (cioè sindaco) di Palermo dal 1832 al 1835 e che gli fece creare nel 1837 (la concessione ecclesiastica della regola per il nuovo ordine è del 1847) le “Suore di Carità del Principe di Palagonia” con lo scopo di occuparsi dei poveri, unico caso (sembra) nella Chiesa di un laico che ha fondato e diretto un gruppo di religiose. Anche le strutture pubbliche si affidarono alla sua esperienza assegnandogli nel 1839 la responsabilità del “Reale Albergo delle Povere”. Una visione molto avanzata per la sua epoca che fu importante anche per le problematiche ambientali e per la riqualificazione sociale.

I camminamenti

Gli organizzatori (che hanno potuto usufruire di fondi Mibact e dell’Assessorato al Turismo della regione Sicilia) hanno predisposto tre ‘camminamenti’ di diversa durata (4, 7 e 8 giorni) che includono luoghi in cui si è sviluppata l’attività del Gravina. Gli itinerari (non solo religiosi) coinvolgono tutti gli aspetti, anche edonistici, di una terra ovunque ricca di cultura, arte e sapori e iniziano a Palermo e a Catania. La tappa di Palermo ha come filo conduttore il percorso arabo-normanno (patrimonio dell’Unesco unitamente a Cefalù e Monreale). Tra i suoi molti ‘gioielli’ sono imperdibili la splendida Cappella Palatina (iniziata nel 1129 e ideata come cappella reale e sala delle udienze) sita al primo piano del Palazzo dei Normanni e la Cattedrale – costruita nel 1184 su un precedente edificio di culto (moschea durante l’occupazione araba della città). Fanno inoltre parte del percorso la Chiesa di Santa Maria Dell’Ammiraglio e l’Albergo delle Povere di cui il Gravina era stato presidente. Catania, fondata nel 729 a.C. dai Greci (ricca la loro eredità culturale), è una città da scoprire se non altro per il barocco siciliano (Patrimonio dell’Umanità Unesco), stile della sua ricostruzione dopo il disastroso terremoto del 1693. I monumenti, i palazzi, le chiese, la cultura e, perché no, anche la splendida cucina, testimoniano la molteplicità di influssi culturali – che via via si sono sovrapposti a quelli originari: romani, bizantini, arabi, normanni, svevi, angioini, aragonesi e spagnoli – trasformando un percorso nel centro storico in un itinerario nella storia della cultura europea. Tra il molto da ammirare e assaporare il Castello Ursino che costruito da Federico II di Svevia nel XIII secolo faceva parte del sistema difensivo costiero della Sicilia orientale (oggi è sede del Museo civico) e la Cattedrale di Sant’Agata (edificata dal 1086 al 1094 sulle rovine delle Terme Achilliane e di un tempio romano). Dalla piazza antistante al Duomo – cuore del centro storico raccolto intorno al “Liotru” (statua in pietra lavica raffigurante un elefante) simbolo di Catania – inizia la via Etnea caratterizzata da splendidi esempi di barocco siciliano intervallati da ben sette chiese e che incrocia un altro gioiello architettonico come la via Stesicoro.
Un simbolo della gustosa e raffinata cucina catanese è il ‘Mercato del pesce’: non può quindi mancare una golosa esplorazione delle molte tipologie e delle fragranze marine di questo alimento fondamentale.

Palagoniale cui prime tracce abitative risalgono a un insediamento paleolitico – ha tra i molti motivi d’interesse (alcuni legati al Gravina) l’Eremo di Santa Febronia, basilica rupestre risalente al VI-VII secolo d.C. ricca di suggestivi affreschi.
Francofonte risale all’età del bronzo e merita di essere assaporata con calma (così come il tarocco rosso di cui è patria) per le architetture barocche che la costellano, le tradizioni popolari ancora genuine e le tracce del Verga che vi ha ambientato uno dei suoi capolavori.
Bronte, famosa per produrre i più buoni pistacchi d’Italia e quindi del mondo, gode la protezione dell’Etna sulle cui pendici si trova. Tra i ricordi risorgimentali, il castello Nelson, la Chiesa di S. Giovanni, il Collegio dei Capizzi… non sono da tralasciare le affascinanti Forre Laviche del Simeto. Proseguendo il cammino lungo le pendici del vulcano più attivo d’Italia si trovano Linguaglossa con la pineta di Ragalbo, Randazzo, Cesarò con palazzo Zito, il Bosco della Miraglia e San Fratello con il Chiostro e la Biblioteca.
Cefalù – inserita nel Parco delle Madonie – fa parte dei Borghi più belli d’Italia (associazione di piccoli centri di rilevanza artistica, culturale e storica, caratterizzati da armonia urbanistica e vivibilità) – sorge in un’area abitata fin dalla preistoria. Il suo centro storico è in parte circondato da una cinta muraria risalente al V secolo a.C. contemporanea al Tempio di Diana costituito da un edificio megalitico in cui è inglobata una cisterna di epoca precedente (IX secolo a.C.). Da non perdere tra le testimonianze lasciate dai vari conquistatori quelle di epoca normanna come la Chiesa di San Giorgio e il lavatoio medievale presso il tardo-rinascimentale palazzo Marino, i rilevanti esempi di scultura medievale del Chiostro del Duomo (datato 1131 e Patrimonio Unesco), il trecentesco palazzo Maria, e il Museo Mandralisca che ospita il Ritratto d’ignoto di Antonello da Messina.
Tra le molte bellezze di Monreale eccelle il Duomo che insieme al Castello risale al XII secolo facendo pare della struttura difensiva del territorio.
A Bagheria detta anche ‘città delle ville’, quasi tutte settecentesche e barocche – la visita a villa Palagonia, peraltro molto bella e misteriosa per alcune dicerie alchemiche, rende omaggio alle origini del Principe di Gravina, un uomo eccezionale in ogni epoca e decisamente in anticipo rispetto a quella in cui si è trovato a vivere.

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