Agriturismo nei Masi, per apprezzare il piccolo mondo contadino delle Alpi Altoatesine

0

In Alto Adige il “Gallo Rosso” riunisce 1600 strutture di alta montagna che offrono ospitalità e tante esperienze: come imparare a riconoscere erbe e fiori dal profumo, come apprendere i segreti del fare il pane o come apprezzare uno speck affumicato in casa

Peter e Gabri stanno rifacendo il tetto in scandole di larice di una parte del loro maso, l’Häuselerhof. Ogni generazione ha questo onere, corrisponde quasi a un dovere morale. Serviranno ben 12.000 scandole, tagliate su misura una a una. Peter Paris (lo stesso cognome di Dominik, il famoso discesista azzurro, che vive giù in paese) sta provvedendo di persona, dedicando parte del suo lavoro quotidiano nella piccola segheria di famiglia, che si trova poco sopra il maso.

Siamo a Santa Valburga, in Val d’Ultimo, una della vallate più incontaminate dell’Alto Adige, o Sud Tirolo a seconda della lingua prescelta, perché in queste valli incontaminate il tedesco è di casa.  Qui le tradizioni sono sacre. Per questo vivere in un maso, a diretto contatto con il contadino che ne ha ereditato la conduzione (la proprietà va sempre al primogenito per effetto della consuetudine diventata norma del “maso chiuso”, che tutela l’integrità del bene, in modo che possa “mantenersi” nel tempo), c’è una modalità nuova, ed è quella proposta da tutti i masi insieme. Si chiama “Gallo Rosso” questa associazione di masi altoatesini: ne riunisce oltre 1600 (su un totale di 2800) sparsi fra le montagne di tutta le regione. Come nel caso dell’Häuselerhof di Santa Valburga, si tratta di masi incastonati in piccoli paradisi naturali. Contesti di fiaba, come quelli in cui vive Heidi, quella del celebre film. Paesaggi naturali di grande bellezza e anche paesaggi culturali originali. La vacanza in maso è un’occasione unica per conoscere da vicino un mondo diverso dai soliti, un mondo non omologato, che ha come pilastri dei valori autentici. Di quelli che resistono al tempo.

Scegliere un maso come luogo per una vacanza agrituristica, breve o lunga che sia, significa condividere un pezzetto di mondo contadino, capirne i valori. Capire come il maso sia il presidio più intimo a tutela della montagna, perché è il contadino a far vivere la montagna, a tenerla in ordine, a rendere sempre bello il paesaggio, a portare avanti le tradizioni. Come quella di affumicare lo speck. Peter e Gabri hanno chiesto a prestito l’affumicatoio (una stanza destinata a questo particolare uso) di un maso vicino, dove ancora abita un’anziana signora. Chi vive nei masi si aiuta in tutto. Il mondo dell’Häuselerhof è la rappresentazione in piccolo di un mondo più grande, che ha radici profonde in tutto l’Alto Adige. Di cui è simbolo la stube, il locale più importante del maso: il più caldo e accogliente, dove c’è sempre un fuoco acceso. In qualche stube, dettaglio curioso, si trovano persino dei giochi da tavolo altrove sconosciuti, come il Rumpler, che peraltro è tipico della Val d’Ultimo e si gioca con una trottola che deve colpire dei birilli, protetti da un labirinto. Quello più prezioso da abbattere si trova nella stanza degli speck… non a caso. Gabri ce ne spiega le regole. E’ un gioco davvero divertente.

Chi sceglie  il soggiorno in un maso lo fa anche per vivere da vicino i lavori che vi si svolgono: la mungitura delle mucche all’alba in stalla (se si è mattinieri), la raccolta delle uova fresche, l’attività casearia, lo sfalcio dell’erba, la raccolta dei frutti e la preparazione delle confetture, il taglio della legna, la preparazione del pane, del vino (in stagione) o degli sciroppi.

Ma anche per imparare a riconoscere dal profumo un erba che, essiccata, diventerà un infuso. Ogni maso ha la sua proposta, che profuma di buono e di autentico. In alcuni si può persino andare a cavallo. Con il “Gallo Rosso” i masi dell’Alto Adige hanno creato una formidabile rete che ha come denominatori comuni la qualità, una vita sana e più naturale, la possibilità di fare esperienze originali e rilassanti. Peraltro a buon prezzo. La vocazione dei contadini all’ospitalità stimola a conoscere ancora meglio queste realtà, a cominciare dai motivi per cui in Alto Adige vige ancora la regola del “maso chiuso”, ovvero che la proprietà del maso non va mai frazionata nei passaggi ereditari, poiché è soltanto con quella superficie a disposizione che un maso può sostenersi. In genere è il figlio primogenito ancora a oggi a prendersi in carico il maso, con oneri ed onori.

Il “Gallo Rosso” ha creato qualche anno fa anche i “Masi con gusto”, gruppo che riunisce una quarantina di masi che si propongono anche come “Osteria contadina”. Vera osteria contadina, perché i parametri per entrare in questo gruppo sono rigidissimi: soprattutto quelli relativi alla provenienza dei prodotti proposti, che all’80 per cento devono arrivare dai masi dell’associazione. Christian Pinggera, titolare di uno dei masi più antichi (lo Schnalshuberhof di Lagundo, sopra Merano), uomo che si definisce erede culturale della tradizione reto-romana – civiltà delle Alpi assai antica – ha trasformato la sua antica magione in un crocevia del gusto. Sede della sua azienda agricola biologica che produce vini (fra cui il raro autoctono Faueler), frutta, speck, salumi, formaggi, sciroppi, succo di mela e allo stesso tempo osteria d’autore, in grado di esprimere e proporre esperienze di valore a tavola, frutto della precedente vocazione a “Buschenschank”, così vengono chiamata in Alto Adige le tipiche “frasche” di montagna, dove si praticano la mescita e la vendita dirette. Christian è uno degli animatori di “Masi con gusto” della prima ora: quando si siede a tavola e racconta lo si coglie subito. Contadino prestato all’osteria o oste prestato all’agricoltura? In tanti masi come il suo è difficile dare questa risposta. Che forse è: entrambe le cose. E’ lo spirito del maso a far diventare i contadini accoglienti sempre. Accoglienti per condividere cose buone e valori tradizionali. Per condividere un mondo irripetibile come quello della montagna…

Info:  Gallo Rosso – www.gallorosso.it