Nova Gorica, l’industria del divertimento anticipò la politica e aprì un “varco” sul confine

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 Laddove la Guerra Fredda aveva diviso, la cultura oggi unisce: ecco “Go!2025”, Nova Gorica e Gorizia “capitali europee” per un anno. La città slovena, considerata la “Las Vegas d’Europa!”, aprì all’Italia negli anni 80 fa grazie al successo della innovativa formula Hit: hotel, sale da gioco “in jeans”, musica, food e intrattenimento a tutto tondo 

Nel Goriški Muzej, un piccolo museo allestito all’ingresso del cimitero di Miren (in italiano Merna), vicino a Gorizia e a Nova Gorica, è documentato l’incredibile! Ovvero il tempo in cui il cimitero era stato tagliato diagonalmente in due: due terzi sotto l’allora Jugoslavia e un terzo rimasto sotto l’Italia. La nuova linea di confine fra Italia e Jugoslavia, imposta dal Trattato di Parigi del 1947, tagliava in due anche alcune tombe del camposanto. Le potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale non erano andate molto per il sottile: quella assurda linea di separazione tra stati non rispettava nemmeno case, stalle, fienili, vigneti, proprietà agricole e, appunto, nemmeno i cimiteri.

Linea che aveva dato avvio alla cupa stagione della Guerra Fredda. Confine sigillato, impenetrabile. Almeno per qualche anno, prima dell’avvento dei “lasciapassare” per i residenti, introdotto dal Trattato di Udine. Nel 1955. Fatti ancora impressi nella memoria di chi conosce la storia o, peggio, di chi li ha vissuti, dal vivo o in famiglia. Certo chela storia è davvero capricciosa, se è vero che oggi proprio le divisioni di quel confine e le contrapposizioni che hanno generato sono diventate un valore. Anzi, di più. Sono diventate l’abbraccio fraterno fra due città, Gorizia e Nova Gorica, nel nome della cultura. Ovvero “Go!2025”. Lo slogan della prima capitale europea della cultura transfrontaliera, una storica e ricca d’arte e l’altra più giovane e aperta al nuovo. “Go! Borderless”, ovvero senza confini.

E quella linea che tagliava in due il cimitero di Miren – Merna è diventata invisibile. Come quella che tagliava in due il piazzale della stazione Transalpina di Gorizia, oggi Piazza Europa (foto a lato). Laddove è avvenuta l’inaugurazione dell’anno da “capitale” europea delle due città, alla presenza dei capi di stato di Italia e Slovenia, Sergio Mattarella e Nataša Pirc Musar, e dei sindaci delle due città, Roberto Ziberna e Samo Turel. Un anno pieno zeppo di eventi di alto livello, fra musica, arte, storia e iniziative di ogni genere. In cui sarà impossibile non fare un salto nelle due città. Un’occasione per capire che, seppur in lingue diverse e in un crocevia di culture (slava, latina e germanica), è nell’incontro che queste due città in riva all’Isonzo hanno sublimato un’amicizia già sancita dalla storia. In chiave europea.

Dall’Isonzo a Ungaretti, simboli di unità e di valori con Gorizia

Se Gorizia è di suo una piccola capitale aristocratica, con piazze sobrie ma non prive di monumentalità, palazzi antichi dal piacevole stile retrò, vie porticate su cui si affacciano vecchie botteghe e laboratori di artigiani, e un castello (in parte ricostruito) che svetta sull’abitato, tanto da essere considerata la “Nizza austriaca”, completamente diversa è Nova Gorica, città di fondazione (ovvero edificata dal nulla) fatta costruire nell’immediato dopoguerra dal governo di Belgrado su volontà di Tito, per creare un nuovo centro di riferimento culturale, amministrativo ed economico per gli sloveni separati da Gorizia capoluogo. Drammi e sfide generati dallo strappo del nuovo confine tra Italia e Jugoslavia. La città fu progettata dall’architetto e urbanista Edvard Ravnikar, con la collaborazione di Jože Plečnik (il collega che negli anni ‘20 lasciò un’impronta artistica indelebile nel centro di Lubiana) ed è lambita dal fiume Isonzo, che proprio lì si apre verso la pianura e il mare dopo aver attraversato una valle di grande bellezza naturalistica. 

Il ponte di Solkan – Photo credits © Jošt Gantar

All’ingresso della città c’è il ponte simbolo, quello di Solkan, ponte con l’arco di pietra più lungo al mondo, affacciato sulle acque color smeraldo del fiume. Quello stesso fiume che fu un sanguinoso teatro di guerra nella Prima guerra mondiale, quando gli eserciti italiano da una parte e austro-ungarico dall’altro, si logorarono in un terribile scontro di trincea (da vedere a Gorizia le mostre dedicate all’“Ungaretti Soldato”, poeta che più di tutti con i suoi versi scarni raccontò con crudezza quel conflitto). Oggi sul ponte di Solkan si può provare l’adrenalina del bungee jumping, o dedicarsi  al rafting. Una passerella per ciclisti e pedoni unisce le piste esistenti sui due lati del confine.

Vista aerea sulla Chiesa di Kostanjevica e, sullo sfondo, Nova Gorica – Photo credits © Jošt Gantar

Tra le cose imperdibili di Nova Gorica figura un simbolo che ha più volte cambiato “padrone”: il convento francescano di Kostanjevica, che sovrasta la città e custodisce tesori unici, come la Biblioteca di Stanislav Škrabec, che vanta più di 16mila volumi, tra cui 32 preziosi incunaboli. Ma il centro religioso è noto soprattutto per la cripta dei Borboni, dove in sarcofagi di pietra riposano i resti degli ultimi discendenti della famiglia reale francese, tra cui l’ultimo re, Carlo X.  A maggio il giardino di Kostanjevica è inondato dal profumo delle splendide rose Bourbon.

Piantate nel giardino del convento, sono parte  di una vasta galleria botanica di varietà antiche che prendono il nome dall’ĺle de Bourbon (oggi arcipelago di Réunion, nell’Oceano Indiano), dove sono state ibridate per la prima volta. Ogni anno Nova Gorica ospita il Festival delle rose, che attira un gran numero di appassionati.

Il polo del divertimento “dress code – free” targato Hit

Casinò Perla – Photo credits © Jošt Gantar

Ma Nova Gorica negli ultimi 40 anni è nota soprattutto come polo del divertimento, di taglio per certi versi popolare e informale, più da jeans che da smoking. Tanto da guadagnarsi il nome di “Las Vegas d’Europa”. Qui il Gruppo Hit, un “Universo del divertimento” quasi interamente di proprietà dello stato sloveno. Stato che qui, facendo clamore (erano gli ultimi anni della Jugoslavia, anche se Tito non c’era già più), inaugurò il suo primo casinò, scrivendo, con idee chiare e modelli ben precisi in mente,  i primi capitoli di una storia di successo nel settore dell’intrattenimento e dell’ospitalità, mettendo sotto lo stesso tetto tanti concetti diversi. Anzi declinandoli fra di loro: ospitalità, gioco, spettacoli, eventi, convegni, benessere ed enogastronomia. Tutto questo si è rivelato un mix vincente. I casino “Perla” e il “Park” (da dove tutto iniziò), sono diventati  centri di gioco e intrattenimento con hotel a 4 stelle, che offrono una combinazione esclusiva di gioco, relax e divertimento. A cui si può accedere senza guardare tanto al dress code.  Completano l’offerta del Gruppo Hit a Nova Gorica gli alberghi a 3 stelle Lipa e Sabotin e, novità assoluta in Europa, il Casinò Drive-in.

Nova Gorica e Gorizia – Ph. © Jošt Gantar

Il crescente successo di questa formula di intrattenimento ha subito fatto breccia in Italia (e non solo), soprattutto nelle regioni del Nordest, da cui arrivano anche pullman di visitatori organizzati dalla stessa Hit. Si può dire che la prima spallata al confine che divideva Nova Gorica da Gorizia è stata assestata… per gioco.  Un elemento di successo fu la scelta dell’italiano e dell’euro come lingua e valuta ufficiali del mondo Hit. Oggi, fra tavoli verdi da roulette, sale da poker e da slot machine (solo al “Perla” si registrano un milione di ingressi l’anno, ci sono 90 tavoli verdi, ben 888 slot machine, di cui 109 all’aperto, una Poker Roomdi 700 metri quadrati) si va sempre più affermando anche un turismo del gusto che ha fatto del ristorante Calypso del Perla uno dei locali più raffinati e apprezzati della Slovenia, segnalato dalle prestigiose guide Gault&Millau, Falstaff e Michelin. Tutto merito dello staff di cucina guidato dall’executive chef del Perla Matjaž Šinigoj e dallo chef del Calypso Dalibor Janačković.  Il Gruppo Hit organizza anche eventi e corsi di cucina, cercando di diffondere i valori della tradizione plurale di questa terra. Valori che non hanno mai avuto confine…

Immagine in apertura: Nova Gorica – Photo credits © Leo Caharija – Questa della Stazione di Fabrice Gallina