Kazakistan, paese delle steppe sconfinate

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Per quanti sono alla ricerca delle destinazioni insolite, dove i rari visitatori possono essere ancora accolti e festeggiato come ospiti d’onore, si aprono le frontiere di una nuova meta turistica, fino ad ora frequentata solo dagli uomini d’affari. E’ il Kazakistan, la più estesa, prospera e progredita delle repubbliche dell’Asia centrale resesi indipendenti nel 1991 dall’ex Urss. Grande quanto l’intera Europa occidentale si presenta come un enorme bassopiano steppico arido e semidesertico che dalla sponda orientale del mar Caspio, il maggior lago salato del pianeta, si estende fino ai confini con lo Xinjiang cinese, dove si eleva ai 7.000 metri della catena del Tian Shan e ai 4.000 dell’Altai mongolico, dopo aver confinato a nord con gli Urali e la Siberia russa, a sud con Turkmenistan, Uzbekistan e Kirghizistan.

L’enorme estensione offre diverse regioni geografiche: ad ovest le terre aride della depressione caspiana, situate sotto il livello del mare, sede degli ingenti depositi petroliferi, nei bassipiani centrali la steppa degenera spesso in deserti veri e propri, oggi irrigata da canali artificiali per la coltivazione di cotone e straordinariamente ricca di minerali di vario tipo; a nord la fertile regione agricola dovuta alle terre nere siberiane.

La natura presenta prati e cespugli nelle steppe, abitate da caprioli, antilopi saiga, con distese di tulipani e papaveri selvatici da cui si ricava l’oppio; la cannabis cresce invece sui cigli delle strade. Sugli altipiani  vive ancora il raro leopardo delle nevi. Oltre al Caspio, assai inquinato, vi sono alcuni vasti laghi, come l’agonizzante Aral condiviso con l’Uzbekistan a cui sono state sottratte le acque a scopo irriguo, e il Balkhas, un quasi pantano semisalato ma capace di ospitare milioni di uccelli migratori. Discendenti delle leggendarie Amazzoni e della raffinata civiltà dei guerrieri nomadi celti, sconfitti da Alessandro Magno, la maggioranza della popolazione appartiene all’etnia kazaka, di origine turco-mongola. Per millenni hanno vissuto nella steppa come pastori transumanti, relegando i pochi centri urbani a sud, lungo il percorso più settentrionale della Via della Seta.

Una nazione tanto estesa e varia riesce ad offrire ad un visitatore colto e curioso non poche positive sorprese. A partire dall’ex capitale Almaty, creata dai russi nel 1927, quando i kazaki erano ancora nomadi, in un’oasi lungo la Via della Seta. Da non perdere il Charyn Canyon, una gola profonda fino a 300 metri dove le rocce erose assumono forme bizzarre, il parco nazionale Altyn-Emel, dove si trova la principale necropoli scita e la Tamgaly Tas, una gola ricoperta da lussureggiante vegetazione dove si trovano quattromila incisioni rupestri dell’età del Bronzo, riconosciute dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.

Con treno notturno si raggiunge Taraz, una delle città più antiche del Kazakistan e capitale dei turchi karakhanidi, per visitare la riserva naturale di Aksu Zhabagly, un mosaico di verdi vallate, fiumi impetuosi, cime innevate e ghiacciai  al confine con Kyrghizistan e Uzbekistan.

Ricche di storia sono Otrar, fiorente centro commerciale rasa al suolo da Gengis Khan nel 1218, e Turkistan, sede del principale monumento storico kazako, il mausoleo di un maestro sufi fatto erigere da Tamerlano nel 1389 (sito Unesco). Non si può lasciare il Kazakistan senza il ricordo della sfavillante architettura della neocapitale Astana, considerata  la Dubai delle steppe.

Info: www.viaggilevi.com