Vini e spumanti, frenata e segnali di un futuro da ridisegnare

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Realismo, Risparmio, Regionalità sono i tre termini che emergono dall’analisi e commento dei dati raccolti da Ceves-Uni nel 2023 per quanto concerne vini e spumanti tricolori sul mercato nazionale, europeo e internazionale. Il rilancio dei volumi post pandemia non è confermato, ma c’è un incremento dei prezzi e dei fatturati all’origine e al consumo. A condizionare i numeri dei mercati sono i costi incrementati lungo l’intera filiera produttiva e distributiva. Nello scenario 2023 (e nel futuro), come sostiene qualcuno, si inserisce un crescente indirizzo normativo e salutistico che porta inevitabilmente a minori consumi

Per il 2023 il bicchiere appare mezzo pieno… E per il 2024? I fatturati aziendali e distrettuali (certe Docg-Doc) hanno registrato un balzo positivo fra il 4 e il 7%. Mentre i volumi frenano in modo significativo con cali, per singolo canale, tipologia, etichetta e per paese estero, variabili dal 2,8 al 12% in media! L’estero (Europa e Mondo) va meglio che non il mercato nazionale fra volumi e fatturati. Volumi in discesa e crescita del giro d’affari: un rapporto che da sempre è stato all’inverso per il vino italiano. Segnale positivo su cui urge riflettere con strategia e visione unitaria e collettiva. Riflessione da farsi subito con la UE. Il consumatore ha dimostrato realismo negli acquisti, meno euforia dopo 15 anni di continua crescita. Altro messaggio da interpretare urgentemente per un paese “enologico” come l’Italia. Il vino fa parte della nostra antica cultura. Perdere il rapporto anche occasionale e la stagionalità dei consumi va di pari passo con fattori inflazionistici, salutistici, disponibilità di spesa, generazionali e tipologici dei vini stessi. In Italia e in paesi emergenti, vini semplici e bollicine reggono meglio la crisi e la spesa su beni indispensabili. Un altro segnale di valutazione e analisi è dato dal non consumo di vino della generazione 00 (all’opposto dei millennials) e dalla evoluzione di consumatori molto diversificati. Governo, Commissione UE e Associazioni del settore devono individuare un percorso di formazione, comunicazione, illustrazione per “guidare” il forte cambiamento.

Ceves-Uni (centro analisi mercati e consumi) ha registrato sui vari mercati aumenti di prezzo dal 18 al 26% su tutti i vini, diversamente nei vari canali distributivi. Fatturati in crescita dal 3 al 7,5% in Italia e in Europa, ma con punte anche vicino al 15-20%. Si è rilevato una forte difformità nell’aumento dei prezzi, spesso non in linea con i volumi e con operazioni promocommerciali di ampio respiro. In Italia, in GD c’è stato un aumento dei prezzi generale che ha comportato un record di fatturato globale nazionale ma il calo del 4% delle vendite. Calo impercettibile per vini bianchi tranquilli con crescita del fatturato, più incisivo per vini rosati e i rossi importanti. Privilegiate sempre più le etichette sullo scaffale a prezzo fra 5 e 9 euro. In GD ogni 10 bottiglie vendute, 4 sono di vini spumanti italiani. Scenario più positivo nel comparto Horeca Italia per le etichette di pregio, quelle che hanno contenuto gli aumenti o confermato i listini. E-commerce conferma numeri e crescita fatturato ma senza exploit: vendute solo 2 etichette di spumanti su 10. A fronte di un calo dei volumi, l’intero mercato nazionale segnala un fatturato superiore del +3,4%. 

Qualche numero

Nel 2023 sono state consumate nel mondo, 2,980 miliardi di bottiglie made in Italy, per il % DO e IG, in calo del 4,1% sul 2022. Fra le bollicine si confermano leader i diversi Prosecco Docg e Doc con 755 milioni/bottiglie di cui 615 milioni solo di Doc (-3,8% circa); bene Cartizze Superiore e Asolo Docg. Superiore a 105 milioni di bottiglie le restanti etichette: molto bene Altalanga e Trentodoc, purtroppo ancora molto concentrati in un mercato interregionale. Franciacorta mantiene le posizioni con prezzi e fatturati in crescita. A parte alcune eccezioni per fine-wine di fascia alta e i vini di primo prezzo, fra i vini tranquilli ha ripreso forza una scelta dell’etichetta “regionale” anche come risposta alla lievitazione dei prezzi. Confermano numeri e valore di mercato Sangiovese, Valpolicella, Nero d’Avola, Nebbiolo, Merlot e Barbera fra i rossi tranquilli. Consolidano posizioni e mercati Brunello, Barolo, Amarone. Per i vini bianchi buone performance e crescita di fatturati di Sauvignon, Lugana, Soave, Gavi, Verdicchio, Trebbiano e tipici vitigni del sud come Fiano, Grillo.

Bollicine all’Estero

Numeri assai differenziati per tipologia, canale e per paesi a fronte di un fatturato all’origine in crescita che sfiora i 9 miliardi di euro (circa 20 miliardi il valore al consumo). Bene il canale Horeca, meno bene la Gda. Bollicine italiane ancora bene: 658 milioni di bottiglie (-2,9% in volumi e +1,5% di fatturato). Il Prosecco e l’Asti (metodo italiano) restano i leader assoluti. Conferme vengono dagli spumanti Ig (volumi e valori) e da Franciacorta e Trendodoc (metodo tradizionale), entrambi in crescita di fatturato. In calo a 180 milioni di bottiglie i vini frizzanti spediti e a 1,6 miliardi di bottiglie consumate. Mercati emergenti sono bloccati. In crescita le etichette di vini Dop e Igp italiani , soprattutto quelle che sono sostenute nel tempo da azioni di lungo periodo. Al consumo le bottiglie tricolori riscontrano incrementi di prezzo superiori al 18-20% rispetto l’anno scorso, a fronte di un calo dei volumi intorno a 4-5%. I risultati migliori nei vari Paesi nel 2023 per fatturato figurano Germania, Uk, Paesi Bassi, Svezia, Austria, con punte in Francia (+15%). Anche in Russia (+13%) grazie al passaggio in Kazakistan e Paesi Baltici per evitare i blocchi. Segnali negativi nei volumi (soprattutto rossi e rosati) arrivano da Svezia, Belgio, Danimarca, Norvegia con punte in Usa (-9%), Canada (-18%), Giappone (-11%), Cina (-11%), Corea del Sud (-35%), Hong Kong (-3%). Eccezione per i fine-wine che crescono in quantità e valore.

Ulteriore analisi e commento

Balza all’occhio che lo Champagne, dopo quasi 20 anni, scende sotto la soglia fatidica delle 300 milioni di bottiglie spedite. Da qui la forte presa di posizione e cambio di passo imposto subito a Reims. Il consumo procapite, sia nei paesi produttori che in quelli più maturi, è in calo per un insieme di motivazioni che vanno valutate. In Italia si è già sotto le 40 bottiglie consumate all’anno. Un consumo misurato, i giovanissimi non consumatori, la rinuncia al ristorante, un minor consumo domestico, tipologie stagionali, scelte basate sul prezzo minore devono essere oggetto di attenta valutazione. Liquidare la situazione con slogan sull’etichetta o con campagne salutistiche non rappresenta l’unica strada da percorrere. Occorre un progetto che si basi su conoscenza, educazione, informazione e formazione. Il fattore salutistico deve essere uno sprone: la eccezionalità del consumo, l’abuso eccessivo saltuario, i consumi fuori pasto, gli sballi settimanali sono tutti comportamenti da eliminare. Perchè non prevedere un tavolo progettuale cofinanziato da OMS, OCM, UE e vari ministeri agricoltura, salute, istruzione, educazione di paesi produttori?

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