Torroni d’Italia, i migliori dei migliori del 2023 per le Feste di fine anno

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Ceves-Uni (Centro Studi Mercati Consumi Cibo e Vino) ha confrontato 94 campionature, che sono state poi assaggiate da un panel di appassionati consumatori, per stilare una classifica dei migliori torroni sul mercato italiano per il 2023

Sembra abbia una origine araba, come tanti cibi mediterranei. Diversi territori italiani hanno iniziato a produrre questo particolare dolce secondo ricette verbali tramandate. I Romani stessi furono artefici e diffusori con il “cupedio”. Le prime ricette scritte risalgono all’alto medioevo merito degli scalchi delle case regnanti, dei deschi cardinalizi e delle famiglie nobili in occasione di matrimoni.

La prima apparizione ufficiale, descritta e decantata, quale torta nuziale al matrimonio (banchetto di 60 portate) dell’ultima erede della dinastia Visconti signori del ducato lombardo con il condottiero Francesco Sforza, avvenuto a Cremona. Artefici del sontuoso dolce una brigata di cucina lombardo-emiliana. Il caratteristico “torrione o torrone o torrare” ha incantato in 500 anni di storia Papi e Regine sia nella versione marmorea-dura che quella morbido-soffice, che nelle diverse varianti in base alla disponibilità degli ingredienti o di nuovi abbinamenti. Come le mandorle sostituite da nocciole e pistacchi, e come la variante del croccante (senza uova visto che tutte andavano a finire nel torrone) tipico di Piacenza, città sotto il dominio visconteo e sforzesco.

La ricetta base è sempre la stessa da 5 secoli: miele e solo albumi di uova cotti insieme a bagnomaria molto lentamente a temperatura media regolare in caldaie di rame aggiungendo zucchero asciutto e fresco e mandorle o nocciole intere. Ulteriore variante il mandorlato. La conferma della originalità e del luogo di origine della ricetta che conoscano oggi viene dalla usanza di usare i “soli” tuorli d’uovo per altre ricette: come la crema mascarpone e lo zabaione, insieme a maionese e biscotti duri. Il termine “torrone” deriva forse da torrare o da torre o da tornire, o dalla forma fisica o dal tipo di cottura, termine antico di origine latina volgarizzata. 

Come Ceves-Uni (centro studi mercati consumi cibo e vino) abbiamo acquistato (anche ricevuto da imprese e commercianti) 94 campionature, assaggiate da un panel di appassionati consumatori senza nessuna qualifica professionale. Le pezzature erano fra 150 e 250 grammi (prezzo al pubblico fra 10 euro e 28 euro),  senza coperture di cioccolato o altro, solo versione classica con o senza cialda. Ecco gli assaggi finalisti:

Canelin di Verdese Alessandria, Basano Coraglia di Asti, Morlacchi Morbido di Bergamo, Fieschi 1867 di Cremona, Spotti Saronni di Cremona, Sorelle Rivoltini di Cremona, Geraci Torronificio di Caltanissetta, Davide Barbero1838 di Asti, Emo Lullo di Guardiagrele di Chieti, Scaldaferro Torronificio di Dolo Venezia, Biasetto Pasticceria di Padova, Innocenzo Borrillo di Benevento, Pruneddu di Tonara Nuoro, Bandirali 1951 di Crema, Relanghe di Cuneo,  Rocco Garzotto di Venezia. 

La selezione è avvenuta ricercando al massimo la ricetta tradizionale originale anche se esistono circa 100 ricette diverse, valutando allo stesso modo il tenero cremoso e il croccante friabile legati alla componente nocciole e mandorle. I selezionati , attraverso dichiarazioni e prove, risultano senza aggiunta di additivi, coloranti, addensanti, gelatine,  aromi, sciroppi inventati e senza uso di semilavorati da terzi e abbiamo ricercato l’uso di vaniglia in bacca, modalità di tostatura, resistenza alla temperatura per conservazione e consumi fuori stagione, tempi di cottura. Il prezzo al consumo è stata una variabile tenuta in considerazione. Alla fine l’ordine di arrivo, il cosiddetto podio, è stato composto da:

Bandirali 1951 per un formato grezzo manuale rotondo lucido, solo gli ingredienti base di una volta, più mieli diversi, zucchero di canna scuro che da un tono bruno, solo mandorle di Toritto;

Innocenzo Borrillo per ricetta originale, si dice che sia arrivata dalle regine longobarde, molto simile al cupedio o ai baci cupeto antichi, croccante e friabile, morbido e bianchissimo lucido

Davide Barbero 1838 con il gran cru, nocciole e non mandorle, piccolissime e tutte dello stesso formato, miele unico di fiori di agrumi secchi, vaniglia in bacche del Madagascar 

Scaldaferro Torronificio, uso solo di mandorle, un miele dolce di rancio e un miele salato di Barena, posa e spalmatura a mano fiocco per fiocco sulla cialda aumentando la friabilità, formato a torrione

Pruneddu, solo mandorle piccole, pesatura piccola porzionata, miele sardo di scogliera marina, albume di galline sarde, leggermente amaro e morbido cremoso friabile.

Foto di copertina by Depositphotos