Parte da Bologna, città del cibo, il viaggio nella ristorazione della carne plant-based in Italia

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L’uso dell’intelligenza artificiale per studiare la composizione delle molecole della carne, test sensoriali per calibrare l’ottimale quantità di ciascun ingrediente. Per l’azienda foodtech, prima realtà in Brasile a ricevere il Premio Fast Company 2020 World Changing, l’Italia è un territorio su cui investire

Future Farm, azienda foodtech internazionale che utilizza materie prime naturali, non OGM, per creare la migliore carne a base vegetale, fa il suo ingresso nella ristorazione italiana, e lo fa partendo da Bologna, la città regina dei tortellini e del ragù dove la carne è protagonista e che dimostra la sua apertura verso le novità. Future Farm sta approcciando il mercato italiano sia sul fronte della grande distribuzione, dove sta progressivamente introducendo i suoi prodotti in alcune catene, sia sul fronte della ristorazione, dove l’azienda brasiliana ha già mosso i primi passi proprio in Emilia Romagna. Ed è dal capoluogo della regione che si concretizza l’espansione nella ristorazione con due appuntamenti dove è stato possibile assaggiare i prodotti Future Farm e gustare una ricetta esclusiva cucinata con alimenti Future Farm.

Fondata nel 2019 dagli imprenditori Marcos Leta e Alfredo Strechinsky, Future Farm è stata la prima azienda ad aprire il mercato dei prodotti plant-based in Brasile, dove è nata, introducendo una vera e propria rivoluzione nelle abitudini alimentari del popolo sudamericano noto per essere tra i più grandi consumatori di carne al mondo. La sfida dell’azienda è “cambiare il modo di consumare carne” tradizionale offrendo un’alternativa sostenibile per tutti, partendo da una serie di considerazioni.      

La scelta di non mangiare carne per motivi etici o ambientali non è più infatti relegata solo ai vegetariani o ai vegani, ma coinvolge ormai tutti gli abitanti del pianeta chiamati ad un impegno responsabile per salvare la terra dove le risorse disponibili continuano a esaurirsi. L’ultimo Rapporto Coop 2021 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani (https://www.italiani.coop/rapporto-coop-2021-anteprima-digitale/), ha rilevato che 1 italiano su 6 si dichiara climatariano, ossia che limita il consumo di carne per ridurre l’impatto sull’ambiente. E un 13% sta diminuendo il consumo di carne nel proprio regime alimentare: si tratta dei reducetariani che puntano ad alternative più naturali.

Un altro studio di WWF (https://www.wwf.it/area-stampa/report-wwf-un-pianeta-allevato/) ha rilevato che gli allevamenti intensivi da soli sono responsabili del 14,5% delle emissioni totali di gas serra.

Future Farm vuole dare una risposta a tutti coloro che sono attenti alla propria salute e all’ambiente proponendo un prodotto più gustoso, più sostenibile e più sano. Questi sono i tre pilastri principali che guidano i processi di innovazione e produzione dell’azienda foodtech che arriva in Italia con un concetto dirompente: “Hacking the meat-eating industry”. L’intento dell’azienda è di diventare un’opzione della carne e lo fa non ponendosi in concorrenza con il mercato della carne tradizionale, ma affiancandolo, offrendo, in sostanza, un prodotto che è l’evoluzione della carne stessa. In questo senso Future Farm hakera il sistema: la sua carne vegetale che assomiglia, profuma, ha un sapore simile alla carne, ma non lo è, propone un modo alternativo di consumare la “vera” carne.

Future Farm porta in Italia la linea “2030”, ultima nata che lega il suo nome al programma dell’agenda 2030 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite* che prevede, tra gli altri, il consumo e la produzione responsabile; la conservazione degli ecosistemi terrestri. Con i suoi burger, macinato, polpette, salsicce, pollo, e presto anche tonno, Future Farm propone una gamma plant based contraddistinta da una carne a base vegetale che offre lo stesso sapore, consistenza e succosità della carne di origine animale grazie all’applicazione di una tecnologia di proprietà che fa leva sull’intelligenza artificiale per studiare la composizione delle molecole della carne, per condurre test sensoriali per calibrare le quantità di ciascun componente.

“Siamo in un paese, l’Italia, dove la cultura del buon cibo è fortemente radicata e legata alla convivialità”, dichiara Felipe Fontanelli, Head of Expansion Europe Future Farm. “Nei mercati dei paesi dove Future Farm è già presente, abbiamo avuto un riscontro in termini di apprezzamento dei prodotti molto alto. Siamo dunque curiosi di vedere le reazioni dei consumatori italiani che risultano essere sempre più sensibili rispetto al tema della diminuzione di carne come comportamento sostenibile nei confronti della Terra“. “Siamo un’azienda inclusiva: vogliamo offrire a tutti una carne alternativa, gustosa, e fatta di prodotti vegetali naturali. E ci fa piacere ritrovare questo spirito di inclusività nella città di Bologna che ci sta accogliendo, dando spazio ai nostri prodotti innovativi che andranno ad affiancarsi alle specialità della tradizione”, conclude Fontanelli.

I prodotti plant-based di Future Farm sono composti da: ceci, soia, piselli (per il mix di proteine), spezie naturali, olio di cocco e olio di canola, sale e barbabietola che contribuisce a rendere il colore più simile alla carne tradizionale. Pochi ingredienti al 100% naturali, senza glutine, senza OGM, senza aromi artificiali, senza grassi idrogenati e senza colesterolo. L’imballaggio degli alimenti è riciclabile in linea con le politiche di sostenibilità attuate dall’azienda che, per il prossimo futuro, prevede l’utilizzo di nuove confezioni realizzate con la tecnologia americana Eco-One fatta da composti organici che contribuiscono a rendere il packaging completamente degradabile in un tempo che va dai 2 ai 5 anni. 

Il brand è stato il primo in Brasile a ricevere il Premio Fast Company 2020 World Changing, premio che viene conferito alle aziende e alle organizzazioni che guidano il cambiamento nel mondo. Future Farm ha infatti un approccio innovativo e investe di continuo nella ricerca, un terzo del fatturato, e nello sviluppo di prodotti salutari e con un impatto minimo sull’ambiente.

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