Tra boschi e montagne imponenti per escursioni, trekking e mountain bike in Valfurva

0

Non dimenticherò mai l’emozione provata, ahimè molti decenni fa, quando – recandomi per la prima volta a Santa Caterina Valfurva per qualche giornata sulla neve – dopo una curva della strada che da Bormio sale al passo Gavia, mi è apparsa improvvisa l’affascinante e rilucente piramide bianca del Pizzo Tresero, austera montagna del gruppo Ortles-Cevedale, che con i suoi 3594 m. veglia su questa piccola e splendida località.

Santa Caterina (1738 m.) sorge nel Parco Nazionale dello Stelvio alla confluenza tra Valfurva e Val Gavia e da piazza Magliavaca (memoria di quando era una palude in cui a volte sprofondavano le mucche condotte al pascolo) iniziano molte passeggiate ed escursioni. Affascinante e tranquilla quella verso il Ghiacciaio dei Forni che circondato da 13 imponenti cime (in gran parte oltre i 3000) del gruppo Ortles-Cevedale è tuttora – nonostante negli ultimi decenni sia regredito del 35% – con i suoi 11 km² di estensione il più grande ghiacciaio vallivo italiano e l’unico di tipo himalayano. Il Rifugio dei Forni si raggiunge camminando tra boschi e splendidi prati accompagnati dal chiacchiericcio delle acque del Frodolfo, dai campanacci delle mucche e dai fischi delle marmotte (favoloso in inverno dopo aver osservato il tramonto sul ghiacciaio rientrare in paese sotto il cielo stellato accompagnati dallo scricchiolio dei passi sulla neve gelata).

Le origini del turismo

Il turismo nasce con l’acqua forta scoperta nel 1698 dal parroco don Baldassare Bellotti. La notizia attira scienziati e medici i quali definiscono l’acqua “miracolosa”. In realtà è un’acqua ferruginosa con caratteristiche organolettiche che la rendono efficace contro molte malattie. La fama si sparge rapidamente creando un ‘turismo d’élite’ che raggiunge il massimo fulgore all’inizio del XIX secolo quando intorno alla fonte sorgono splendidi padiglioni in stile ecclettico: in inverno creava certamente stupore vedere l’originale struttura stagliarsi nella piana innevata circondata da boschi e montagne.

L’afflusso di raffinate dame e facoltosi cavalieri rende inadeguate le semplici locande esistenti: nel 1837 la famiglia Clementi inaugura nei pressi della fonte il Grand Hotel dai confort eccezionali, giudicato il migliore delle Alpi. Il successo convince i Clementi a costruire nel 1875 un secondo edificio attiguo al primo (oggi Hotel Sport, tuttora bella e confortevole struttura) e alla fine dell’800 una dépendance (l’attuale Hotel Pedranzini) con coiffeur, bazar e ufficio postale. La qualità è il miglior volano del turismo per cui all’inizio del Novecento sono almeno sei gli alberghi di livello oltre al maestoso Hotel al Ghiacciaio dei Forni (oggi Rifugio Forni) affacciato sulla distesa  di ghiaccio che in quegli anni lambiva l’edificio.

Il turismo termale finisce con il primo conflitto mondiale. La zona è al centro del fronte alpino che si sviluppa sulle creste del gruppo Ortles-Cevedale: le fortificazioni italiane e austriche possono essere meta di facili escursioni interessanti sia per le opere difensive, sia per la conoscenza delle condizioni in cui erano costretti a vivere i soldati.

La gioia di andare per rifugi

Se sciare, ciaspolare o passeggiare sui bianchi pendii o negli innevati boschi di abeti o di larici è splendido per il gioco di luci e ombre sulla neve e per i riflessi del sole sul ghiaccio, altrettanto inebriante è esplorare gli stessi luoghi nelle altre stagioni. Ho ancora negli occhi la sinfonia di colori offerta dai prati in fiore interrotti qua e là da piccoli nevai il cui bianco luminoso all’ombra delle montagne tendeva all’azzurro. Ero al termine della Val Cedec, immerso nello splendido scenario in cui l’imponente cima del Gran Zebrù e le vette del Cevedale e del Pasquale vegliano sul Rifugio Pizzini (nel 1887 Capanna Cedec), punto di appoggio per trekking e scalate.

Lo si raggiunge con un facile percorso sterrato (se si segue il sentiero alto si incontrano resti di postazioni della Grande Guerra) dal Rifugio dei Forni da cui senza difficoltà (solo qualche tratto ripido) in meno di un’ora si giunge al Rifugio Branca (2493 m.) dal quale si gode un’ottima vista sul Ghiacciaio e si dipartono affascinanti tracciati. Una breve deviazione conduce alla Malga dei Forni di cui ricordo un ottimo formaggio (chissà se è ancora attiva).

Ai Forni iniziano anche i due percorsi del Sentiero Glaciologico: uno basso e uno alto attraverso scenari naturalistici e ambientali di rara bellezza.

Dal Pizzini attraverso il Passo Cevedale (3266 m.) si raggiunge il Rifugio Casati (3254 m.) e poco più in alto il piccolo Rifugio Guasti. Proseguendo (circa mezz’ora) si conquista l’arrotondata Cima Solda (3387 m.) e i tre cannoni del “Nido d’aquila” – la più alta postazione italiana di tutta la guerra – costruito nel 1915 da due alpini. Magnifico lo scenario delle vette Cevedale (che si può conquistare con un con una facile camminata sul ghiacciaio), Gran Zebrù e Ortles (con i suoi 3905 m. la più alta).

Un’esperienza indimenticabile

La varietà e l’imponenza dei paesaggi rendono unica la Traversata al Rifugio V Alpini. Dal Pizzini attraversando boschi, prati, rocce, ghiaioni e nevai si raggiunge il passo di Val Zebrù (3005 m.) superato il quale è un succedersi di panorami eccezionali sotto lo sguardo severo del Gran Zebrù che occhieggiando da dietro Cima della Miniera – rossa per il ferro delle sue rocce (per molti anni è stata attiva una miniera di cui resta una colata di sfasciumi) – ci accompagna ai 2877 m. del Rifugio V Alpini (nato Capanna Milano nel 1884) e, lievemente più in basso, al piccolo Rifugio Bertarelli.

Un percorso in cui la storia (la Capanna è stata sede di un comando italiano) e la leggenda (romantica quella del nobile Zebrúsius da cui il nome della valle) avvolgono insieme al fascino delle cime e di formazioni geologiche di rara bellezza. Dopo un omaggio alle giuste richieste della gola, non resta che scendere verso i 1600 metri del parcheggio di Niblogo (termine della strada carrozzabile e con un centro noleggio mtb) cui si giunge tra cespugli di rododendri e pino mugo. Un percorso – interamente negli scenari incontaminati del Parco Nazionale dello Stelvio – reso più emozionante dalle luci del tramonto che giocano con le rocce e i nevai delle alte vette e la tavolozza dei verdi dei boschi e dei prati (interrotti qua e là dalle tipiche costruzioni di legno e pietra) e dal chiacchiericcio delle acque.

Natura e sport

Un’altra meta rimastami negli occhi quando sogno la montagna è al lago della Manzina. Il sentiero si prende all’altezza del Rifugio Stella Alpina sulla strada per i Forni e, dopo essersi inebriati attraversando il fresco profumo di un bosco di pini mughi, si prosegue tra verdi e fioriti prati costeggiando la tondeggiante vetta del Sobretta (3296 m.) e l’impressionante e severa parete nord del Tresero (3602 m.) con il suo piccolo ghiacciaio appeso. Qualche tipico casolare si alterna a scorci del ghiacciaio dei Forni fino ai 2780 m. del pianoro che ospita il lago: un piccolo e prezioso gioiello incastonato tra rocce e nevai.

Per i più esperti e allenati sono numerosi e di rara bellezza i trekking d’alta quota con cui raggiungere le tante pareti da scalare per godere le sublimi emozioni della conquista di una vetta, fonte di soddisfazione morale e visioni ineguagliabili.

Per i mountainbikers di ogni età Santa Caterina è ideale non solo per i molti sentieri disponibili sia per i principianti sia per i più esperti e ardimentosi, per i programmi specifici, per il Bike Park per bambini, ma anche per le strutture ricettive che, come l’Hotel Sport, sono attrezzate per rispondere alle loro esigenze: dal deposito con angolo riparazioni al bike shop, dal lavaggio di bike e divise a un’ampia gamma di mappe e documentazioni sui percorsi.

Natura e sport sono valori inscindibili per far vivere al turista la montagna nella sua articolata e genuina semplicità. Binomio alla base di Enjoy Stelvio National Park, iniziativa che prevede nei mesi estivi momenti di chiusura al traffico veicolare dei passi Gavia, Mortirolo e Stelvio e delle strade per Bormio 2000 e per i laghi di Cancano e le antiche Torri di Fraele per permettere a bikers ed escursionisti di godere senza la presenza di veicoli il particolare silenzio e l’aria pura della montagna insieme ai sempre diversi panorami che si presentano dopo ogni tornante.

Indimenticabili sono gli 82 tornanti immersi in boschi di conifere, pascoli e stupende distese di rododendri de La Romantica (o ‘sentiero degli afronismi’) che da Santa Caterina raggiunge i 2366 m. del Dosso Tresero da cui si gode un’eccezionale vista della Valfurva. Da lì si può raggiungere con un percorso lungo la valle Gavia il Rifugio Berni o tornare a Santa Caterina attraversando il Piano delle Marmotte e deviare a destra prima del Ponte delle Vacche.

Una, cento, mille sono le escursioni – sempre diverse e sorprendenti nel tripudio di una  natura rigogliosa, affascinante e mai arcigna – offerte dalla Valfurva: per quanto  breve possa essere il soggiorno non si può non esplorare la sorprendente Valle dell’Alpe che si diparte dal Ponte dell’Alpe (si può gioire con i piatti e i prodotti tipici della vicina Malga e vivere la filiera dal pascolo all’arte del casaro) sulla provinciale del Gavia per costeggiare – dopo aver ammirato i resti di insediamenti Mesolitici – tra boschi e pascoli l’omonimo torrente fino a raggiungere, superato il facile Passo dell’Alpe che si affaccia sull’ampia Val di Rezzalo, stupefacenti laghetti ai piedi della Cresta Sobretta. Tutto il percorso è ricco di sorprese: dall’imponente parete rocciosa che nasconde la Grotta Edelweiss, sicuro rifugio per i nostri soldati nella Grande Guerra, al tripudio di colori di un’eccezionale flora alpina, a un sorprendente pianoro percorso da moltissimi piccoli rii fino al Sunny Valley, un resort che a 2775 m. offre un’ospitalità di livello in una struttura unica nelle Alpi per la sua originalità.

Per facilitare la gioia di un’escursione in quota oltre al servizio di jeep da Santa Caterina si può usufruire degli impianti di risalita (come la cabinovia per Vallalpe) la cui apertura estiva è dal 25 giugno, del Gavia Express (dal 4 luglio) con numerose fermate intermedie e probabilmente da agosto del Forni Express.

Non solo bike e trekking

La vicina Bormio offre la possibilità di usufruire del Parco termale più grande delle Alpi con i suoi ben organizzati centri di cui uno particolarmente affascinante per I bagni romani attivi già nel I secolo a.C. Punto di riferimento per tutta l’Alta Valtellina, propone (unitamente ad altre località della Valfurva) un’interessante offerta museale.

A Santa Caterina il centro polifunzionale La Fonte ha un ricco programma di serate musicali, corsi di danza, yoga e pilates, attività per i più piccoli… che si integrano con l’offerta diffusa di serate in allegria e semplicità lontane dai falsi e a volte nevrotici riti della mondanità cittadina. Serate che premiano la ricerca di piante, fiori e animali piccoli e grandi tipici della montagna con pizzoccheri, polenta taragna, sciatt, bresaola e grandiosi formaggi valtellinesi (Bitto, Casera, Scimudin…) colonne della gastronomia della Valfurva. E se è suggestivo assaporare l’ottima cucina tradizionale nell’atmosfera dei rifugi guardando panorami ineguagliabili, la gola mi rammenta con nostalgia pizzoccheri, salmì di cervo con la polenta e braciole di cervo degustate presso l’Hotel Sport in abbinamento ai selezionati vini valtellinesi (tra i migliori italiani) dell’ottima cantina.

Info: www.santacaterina.it – info.valfurva@bormio.eu