Il turismo himalayano mostra segnali di crescita, sia in Nepal che in Bhutan. Le statistiche ufficiali e le stime regionali del 2024 rivelano flussi in aumento, scelte di viaggio sempre più consapevoli e un’espansione progressiva delle infrastrutture ricettive
Un 2024 segnato da un positivo slancio turistico per il Nepal, che registra 1.147.567 arrivi complessivi, con un incremento del 13% rispetto all’anno precedente. A guidare la classifica dei principali paesi di provenienza dei visitatori è l’India, che rappresenta il 27,70% del totale. Seguono, a distanza, gli Stati Uniti (9,67%), la Cina (8,89%), il Regno Unito (4,79%), l’Australia (3,83%), la Germania (2,61%) e l’Italia, con 14.474 visitatori, pari a una quota dell’1,26%.
Le motivazioni di viaggio delineano un panorama turistico variegato: il 60,4% dei turisti ha scelto il Nepal per vacanze, relax o itinerari naturalistici, mentre il 15,3% ha viaggiato per motivi religiosi o pellegrinaggi. Un ulteriore 14,5% è stato attratto dalle opportunità offerte da trekking e spedizioni alpinistiche, sottolineando il costante fascino delle vette himalayane.
Nonostante l’aumento del 5,42% nei gruppi di spedizione alpina registrato nel corso dell’anno, il numero di scalatori individuali ha registrato una lieve flessione, passando dai 9.398 del 2023 ai 9.191 del 2024. Di conseguenza, anche i proventi derivanti dalle royalty sull’alpinismo hanno subito una contrazione del 7,4%, attestandosi a 6,41 milioni di euro, rispetto ai 7,14 milioni dell’anno precedente.
Parallelamente, l’offerta ricettiva continua ad ampliarsi e diversificarsi. Tra il 2024 e l’inizio del 2025, le strutture alberghiere classificate 4 e 5 stelle sono aumentate da 182 a 214, mentre il numero di hotel 2 e 3 stelle e di guest house è passato da 1.234 a 1.364, segno di un crescente interesse verso il miglioramento dell’accoglienza turistica. Il tessuto operativo del settore si rafforza: a marzo 2025 erano attive 4.963 agenzie di viaggio, 3.252 agenzie di trekking e 155 aziende di trasporto turistico. In termini di risorse umane, si contano 5.269 guide turistiche certificate, 12.000 guide di trekking e 425 guide per attività fluviali come il rafting.
Bhutan: un modello di turismo sostenibile a valore aggiunto
Nel 2024 il Bhutan ha registrato l’ingresso di 145.065 turisti, di cui oltre il 65% provenienti dall’India (circa 94.280). Sebbene non esista un dato ufficiale per i viaggiatori italiani, le stime oscillano tra i 2.000 e i 2.500 visitatori. La politica turistica del Regno, fondata sul principio del “high value, low volume”, continua a promuovere esperienze di viaggio consapevoli e ad alto contenuto culturale e ambientale.
L’incremento del 297% rispetto all’anno precedente è indicativo di una strategia vincente che coniuga promozione internazionale e preservazione dell’identità locale. Sebbene l’accesso al Paese resti regolato – con l’obbligo di prenotazione tramite agenzie autorizzate e una tariffa giornaliera che include soggiorno, guida e trasporti – il Bhutan rimane una delle destinazioni più autentiche per chi cerca silenzio, bellezza e introspezione tra monasteri e paesaggi incontaminati.
Tibet: una destinazione affascinante, ma complessa
Il Tibet, pur rimanendo una meta affascinante, continua a essere soggetta a restrizioni che ne limitano l’accesso a un pubblico più ristretto. Secondo le stime, tra i 1.000 e i 1.500 italiani hanno visitato la Regione Autonoma del Tibet nel 2024. L’ingresso nella regione richiede permessi specifici e l’obbligo di viaggi organizzati, benché, per soggiorni inferiori a 30 giorni, non sia richiesto un visto aggiuntivo rispetto a quello cinese. Le difficoltà burocratiche e la necessità di affidarsi a tour operator accreditati rendono il Tibet una destinazione selettiva e meno immediata rispetto ai vicini Nepal e Bhutan.
Indicatori comparativi e durata media dei soggiorni
Il confronto tra le tre destinazioni mostra interessanti differenze in termini di accessibilità e durata dei viaggi. Il Nepal rimane la destinazione logisticamente più semplice, grazie alla possibilità di ottenere un visto all’arrivo. Il Bhutan, pur imponendo regole di ingresso più complesse, mantiene una buona attrattività grazie alla qualità dell’esperienza offerta. Il Tibet, infine, resta una meta per viaggiatori esperti e motivati, a causa delle barriere amministrative. La durata media del soggiorno riflette l’impegno richiesto da ciascuna meta: in Nepal i visitatori restano in media 13,2 giorni, in Bhutan tra i 7 e i 10 giorni, mentre in Tibet tra i 6 e i 9 giorni.