Dalla Cortina di Ferro alla Green Belt, nell’ex Germania Est si respira la rinascita

0

Un itinerario lungo l’ex confine della DDR. Quanto rimane della divisione finita con il crollo del Muro di Berlino: 48 musei lungo i 1393 km dell’ex confine per ricordare il valore della libertà. In Turingia natura, storia e cultura sono rifiorite in un’ottica europea, riscoprendo l’arte di Bach, la poesia di Goethe e il pensiero di Lutero. Weimar, Erfurt ed Eisenach: tre perle

Laddove correva un confine invalicabile, una linea militarizzata che divideva drammaticamente due mondi, l’Est e l’Ovest della Germania, oggi c’è un “corridoio verde”. Largo qualche centinaio di metri, ma il cui orizzonte è ampio perché è un orizzonte di pace. E’ la Green Belt, fascia rinaturalizzata che va dal Mar Baltico alla Baviera dove hanno potuto crescere tante specie di piante e trovare ospitalità tanti animali, concretizzando un sogno chiamato biodiversità. In proiezione futura la Green Belt si prolungherà a nord fino alla Norvegia e a sud fino alla Turchia, unendo biotopi, riserve e parchi naturali. E’ la rivincita della natura sul confine.

Ancora visibili le barriere che impedivano le fughe a Ovest

Al Grenzlandmuseum di Eichsfeld, vicino a Teistungen in Turingia – museo sorto dove ai tempi della divisione fra le due Germanie c’era un blindatissimo posto di frontiera della DDR – si ha percezione di quanto la Green Belt sia un’oasi. Di là passava la Cortina di Ferro e il museo documenta quanto fosse impenetrabile quella barriera antiuomo creata dal governo di Berlino Est dopo il 1961 per impedire fughe all’ovest di propri cittadini (doppi pannelli di lamiera tagliente alti 4 metri, campi minati, sistemi di sparo automatico, torrette per i cecchini, persino cani che fiutavano la presenza dell’uomo e davano l’allarme). Nonostante i rischi furono in tanti a provare a scappare e 148 persero la vita. Il museo di Eichsfeld documenta l’assurdità della Guerra Fredda, come quello, un centinaio di chilometri più a sud, dell’Alpha Point a Geisa, sempre in Turingia, dove sono stati conservati anche tratti di “muro”, ovvero delle alte doppie recinzioni elettrificate e dotate di tanti sistemi di deterrenza per scoraggiare fughe. All’Apha Point, a Ovest, c’era una base americana di pronto intervento in caso di attacco, visitabile.

Questa forma di turismo “storico” sta prendendo sempre più piede in Germania. Lungo i 1.394 km dell’ex confine sono ben 48 i musei nati negli ultimi anni. Tutto ciò che ricorda la DDR, a partire dalle Trabant, “tira” molto. A Mödlareuth, villaggio di poche anime, lungo il ruscello che divide la parte di Turingia da quella della Baviera, era stato eretto un muro di cemento uguale a quello di Berlino. Un antico mulino venne abbattuto nel 1973 perché era servito come base per la rocambolesca fuga di un ragazzo. Spesso in questi musei vengono documentati anche altri “muri” eretti in altre parti del mondo, come quello eretto fra le due Coree e quelli ancora più drammaticamente attuali fra Israele e Palestina e lungo la frontiera fra Stati Uniti e Messico.

E qui torniamo al messaggio di pace lanciato attraverso la natura dalla Green Belt. Un messaggio in sintonia con la rinascita che si coglie nelle regioni orientali della Germania, perturbazioni politiche a parte, dove la riconquistata libertà sembra aver favorito una rinascita culturale e artistica importante. Riscoprendo figure come Goethe, come Bach e come Lutero che in epoche profondamente diverse fra loro e nelle rispettive sfere culturali hanno seminato un verbo europeo ante litteram.

Weimar, fascino neoclassico senza tempo. Culla della Bauhaus

Tre città simbolo ci ricordano queste grandi figure. Weimar, innanzitutto, che all’indomani della Prima Guerra Mondiale, nel 1919, vide nascere la prima repubblica tedesca, quella di Weimar (il luogo non era stato scelto a caso), così piena di speranze e di ideali, ma che durò appena 14 anni, travolta dall’onda nazionalsocialista. Oggi Weimar, perla della Turingia, è tornata bellissima e affascinante: l’imbrunire è l’ora giusta per coglierne l’anima neoclassica. E’ la città che vollero nel ‘700 i granduchi  Anna Amalia prima  e Carlo Augusto poi, così illuminati da convincere Johann Wolfang Goethe a trasferirvisi e a renderla con il suo carisma ancora più grande. La sua casa è oggi testimone di quell’epoca formidabile. I salotti, la biblioteca, il giardino… Del grande poeta illuminista che anticipò il Romanticismo resta persino la sua carrozza, mezzo con cui scoprì (e amò) l’Europa. Ancor oggi Weimar è una città piccola (65.000 abitanti) eppure può tirarsela come una capitale. Oltre a Goethe, che vi ricoprì innumerevoli cariche e venne ricoperto da altrettanta gloria, vi risiedette anche Friedrich Schiller, altro letterato che nel ‘700 anticipò i tempi. Quest’anno a Weimar si celebrano i 250 anni del “Faust”, l’opera somma di Goethe e le iniziative si sprecano, tante e di qualità.

Ma Weimar è stata anche la culla della Bauhaus, la scuola superiore creata da Walter Gropius nel 1919 per integrare arte e industria e raggiungere l’armonia tra le diverse discipline. Una scuola che ha gettato i semi del design della democrazia ma che venne messa al bando dal nazismo: oggi la sua importanza nella storia contemporanea è ripercorsa nel nuovissimo Museo Bauhaus progettato dalla giovane architetta Heike Hanada. Mostra la più antica collezione del Bauhaus al mondo con 150 oggetti lasciati da Gropius prima di trasferirsi a Dessau, altra città della Turingia da non perdere.

L’arcigna Eisenach, la mercantile Erfurt e a Duderstatdt il diavolo…

Duderstadt

Eisenach: la città è nota per la fortezza della Wartburg, patrimonio Unesco, e per aver dato i natali al compositore Johann Sebastian Bach, di cui è possibile visitare il museo: espone circa 250 oggetti originali, e tra questi diverse partiture autografe. Ma a stupire è la maestosa fortezza dove Martin Lutero si rifugiò durante la Riforma, inseguito dalla scomunica di Papa Leone X. Qui nascosto, tra il 1521 e il 1522, tradusse il Nuovo Testamento in tedesco. La sua austera camera austera è diversa dalle altre stanze fastose della corte dove  nel 1207 si svolse la Sängerkrieg, la storica gara poetica tra menestrelli che Richard Wagner avrebbe ripreso nel Tannhäuser.

Erfurt, capitale della Turingia, è città eclettica. Plurale culturalmente da sempre. Ancora oggi la vita ruota intorno al ponte medievale Krämerbrücke e all’imponente Duomo, preceduto da una scenografica scalinata di 70 gradini. Sopra il ponte sul fiume Gera, come a Firenze, si affacciano tante botteghe. La ricchezza della città, sede universitaria (è la terza più antica di Germania e ci ha studiat anche Lutero) è legata al guado, una pianta un tempo usata per colorare i tessuti di blu. Oggi sul fiume Gera si affacciano tante aree verdi e tanti localini, frequentatissimi dai giovani.

Tornando all’ex confine Est-Ovest vale una tappa Duderstadt, cittadina dell’Assia dove il tempo sembra essersi fermato. La scenografica piazza è il crocevia di tante strade impreziosite da case a graticcio, molte delle quali hanno oltre sei secoli. Anche l’antico albergo Zum Löwen, del 1693, mantiene intatta la sua originaria struttura di locanda. Nel 2023 venne premiato come il migliore della Germania dalla guida Falstaff. Sosta infine davanti alla Westertor, la porta più famosa di Duderstadt. Il suo tetto attorcigliato e ritorto dicono sia un dispetto del diavolo alle donne che gli avevano tirato dei sassi, ritenendolo responsabile dei vizi dei mariti… Sarà, ma da queste parti non si è più fatto vedere…