Sui Colli Bolognesi incontro con Carlo Gaggioli, il “Re del Pignoletto”

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Carlo Gaggioli, personaggio di spicco nella storia dei vini dei Colli Bolognesi

Carlo Gaggioli, veterinario appassionato di vino, a cominciare dagli anni ’70 ha contribuito notevolmente a dare una svolta alla tradizione vitivinicola della zona. Lui è un “ever green” che ha festeggiato da poco i 90 anni con una festa nel suo agriturismo il Borgo delle Vigne. Sempre attento alle esigenze della clientela ha già pensato a come attrezzare il ristorante dopo l’emergenza Covid-19. Aumentare gli spazi esterni nel giardino e nella veranda. Nel suo vigneto “Bagazzana”, a due passi da Zola Predosa (Bologna), la produzione di vini DOC e DOCG rossi, bianchi e rosati tra i quali il Pignoletto Docg e alcuni rossi quali il Cabernet-Savignon e il Rosso Bologna sono quelli più noti ed apprezzati – ma non i soli – è sempre stata contraddistinta da un approccio innovativo e creativo.

Ecco le risposte alle nostre domande.

Dalla professione di veterinario quando ha capito di essere tanto appassionato al vino?

Come veterinario avevo anche un centro di fecondazione artificiale per bovini, per cui durante l’anno assistevo a molti parti. Operazione assai difficile, che normalmente riusciva bene e si festeggiava in casa del contadino con tutti le persone che avevano aiutato nel parto e si faceva un brindisi mangiando anche ottimo pane e salumi e un vino molto scadente. Era il Pignoletto. Poiché i grappoli d’uva di Pignoletto che vedevo lungo i filari erano molto belli, mi sembrava impossibile che il vino non potesse venire buono. Il difetto era nel manico cioè nell’operatore. Io mi sono impegnato per migliorare e non so se ci sono riuscito però sono abbastanza contento dei risultati.

La terra, in questo caso la vite, è una tradizione di famiglia?

La mia famiglia, come molte famiglie montanare, vivevano di terra. Mio padre commerciava anche prodotti agricoli. La vite sui 6-700 metri in quel periodo era un’eccezione per cui per me era una cosa meravigliosa così come la terra, che, pur essendo di proprietà, ritengo che noi l’abbiamo ricevuta in prestito col compito di conservarla bene e lasciarla in eredità ai nostri figli, ai nostri nipoti. Per questo della terra e dei suoi frutti, la vite in particolare, io ho un grande amore e un grande rispetto.

Il vigneto Bagazzana cosa ha rappresento per lei e per i suoi figli?

Il Vigneto Bagazzana rappresenta per me la seconda famiglia, o meglio una famiglia allargata. La amo e la guardo con lo stesso amore con cui guardo i miei figli e allo stesso modo la custodisco con la stessa attenzione che ho per i miei cari.

Sua figlia da sempre la affianca nella produzione del vino. È stato lei a coinvolgerla o è una passione che pian piano ha sviluppato Maria Letizia?

Mia figlia Letizia ha lasciato gli studi di medicina poco prima della laurea per seguirmi in azienda. Le piace il lavoro ed ha la stessa mia passione. Non l’ho mai forzata ma sempre assecondata nel suo lavoro. Le sono grato perché è brava e competente e penso che possa proseguire bene il lavoro dell’azienda.

Che cosa significa per lei “l’universo vino”?

Il vino non è solo una piacevole bevanda ma è qualcosa di importante e misterioso che ha accompagnato tutta l’umanità dall’inizio del mondo nei momenti più felici della sua vita, procurando sempre piacere e gioia.

Quale parte di questo lavoro la entusiasma di più?

Sono nato campagnolo e mi piace lavorare e lavorando non sento fatica o sacrifici. Mi entusiasma soprattutto il ciclo della vite perché è nella vigna che si può produrre l’uva buona e di conseguenza il vino buono. Ogni anno osservando il ciclo vegetativo mi stupisco e penso sempre come passa succedere. In cantina dopo l’emozione della spremitura dei primi grappoli che raccolgo mi entusiasma il ciclo della fermentazione e spumantizzazione dei vini frizzanti e dei vini spumanti.

Da diversi anni l’attività vitivinicola è stata affiancata dall’agriturismo. Lo considera il compimento di un percorso ben preciso che lei aveva già pianificato o altro?

L’Agriturismo, pensato da lungo tempo, è stato realizzato solo una decina di anni fa. E’ certamente il compimento del lavoro di un vignaiolo perché quasi sempre il vino esalta il piacere del cibo e nello stesso tempo il cibo scopre anche le più segrete qualità del vino.

Nel ristorante dell’agriturismo “Il Borgo delle Vigne”, ovviamente i vostri vini la fanno da padrone, ma gli abbinamenti con i piatti li sceglie lei o Maria Letizia?

Usiamo naturalmente nell’Agriturismo esclusivamente i nostri vini. I piatti che facciamo sono concepiti e realizzati pensando all’abbinamento con i nostri vini. Naturalmente è un lavoro che fa Letizia d’accordo col cuoco. Io spesso vorrei mettere il mio parere perché io amo più il vino dei cibi ma poiché non sarei obiettivo,  non voglio mai interferire nelle loro decisioni.

Nel corso degli anni lei ha realizzato una vasta gamma di vini dei Colli Bolognesi. Nella produzione odierna, quali sono quelli che più la rappresentano?

Negli anni ho prodotto tanti vini, cercando sempre sanità, qualità e prezzo. Non mi sono arricchito ma sono contento di aver fatto felice molte persone. Oggi cerco di ridurre il numero dei vini, perché quando ho cominciato era necessario avere una vasta gamma da proporre ai ristoratori. Infatti insieme a loro compilavamo la lista dei vini che andava dall’antipasto al dessert. Oggi non è più così. I vini che mi rappresentano di più sono i più semplici e gli autoctoni cioè Pignoletto DOCG e Barbera DOC nelle loro varie declinazioni.

Guardandosi indietro lei è stato, ed è tuttora, una colonna portante per il Consorzio Vini dei Colli Bolognesi. Cosa auspica per il futuro di questa “associazione”?

Per carattere faccio fatica a guardare indietro, mi piace sempre guardare avanti. Comunque ricordo volentieri i lontani anni eroici, nei quali insieme a dei validi colleghi siamo riusciti a riunire i due consorzi esistenti sui Colli Bolognesi (spesso in disaccordo fra loro) in un unico consorzio di secondo grado progenitore dell’attuale consorzio Vini dei Colli Bolognesi. Per molti mandati sono stato consigliere del consorzio e anche vice presidente con molta soddisfazione. Ho dato le dimissioni alcuni anni fa perché, solo per l’anagrafe, mi sentivo vecchio. Poiché gli uomini ci sono già, io auguro a questa associazione di avere anche i mezzi materiali per poter operare e incidere di più sulla valorizzazione dei nostri vini e del nostro territorio che non è secondo a nessun altro territorio con vocazione vinicola ma che non è ancora conosciuto e apprezzato come dovrebbe. Ho sempre cercato presso i ristoratori di Bologna, come membro del consorzio, di far conoscere ed apprezzare i vini dei Colli Bolognesi affinché si convincessero di metterli in lista prima di tutti gli altri vini delle altre regioni, anche se più importanti, e che li proponessero perché l’abbinamento migliore che si può fare con la cucina bolognese e con i vini bolognesi.

Info: www.gaggiolivini.it