Luce e inquietudine: l’Espressionismo Italiano in mostra a Vercelli

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Un viaggio nell’Italia tra le due guerre, percorso attraverso tensioni sottili, silenzi densi e immagini che ancora oggi trattengono una forza bruciante. A Vercelli prende forma una mostra che scava nel volto più intimo e insieme più ribelle dell’Espressionismo italiano

Renato Guttuso, Ritratto di Mimise, 1938, Courtesy Collezione Giuseppe Iannaccone © Renato Guttuso, by SIAE 2025

Dal 10 settembre 2025 all’11 gennaio 2026 lo Spazio ARCA, nel suggestivo contesto dell’ex Chiesa di San Marco, accoglie Guttuso, De Pisis, Fontana… L’Espressionismo Italiano, una mostra che riunisce per la prima volta un corpus straordinario di dipinti realizzati tra il 1920 e il 1945. Le opere, provenienti dalla sezione storica della Collezione Giuseppe Iannaccone – tra le raccolte private più autorevoli del panorama italiano – restituiscono una visione lucida, appassionata e tutt’altro che conciliatoria dell’arte del primo Novecento.

Questo appuntamento, che si inserisce con naturalezza nel crescente panorama culturale della città, segna l’avvio di un progetto pluriennale voluto dal Comune di Vercelli e dalla Fondazione Giuseppe Iannaccone, con la collaborazione di Arthemisia e la curatela di Daniele Fenaroli. Un percorso destinato a creare un dialogo continuativo tra passato e presente, incrociando linguaggi, storie e sensibilità, e rilanciando Vercelli come luogo di riflessione privilegiato sull’arte italiana del XX secolo.

Un’arte controcorrente che racconta l’uomo

Emilio Vedova , Il Caffeuccio Veneziano, 1942, Courtesy Collezione Giuseppe Iannaccone

L’Espressionismo Italiano rappresenta, nella prima metà del Novecento, una voce ostinatamente fuori dal coro: un linguaggio capace di sottrarsi alla retorica dominante e alle pressioni culturali dell’epoca. Mentre il panorama ufficiale inseguiva modelli celebrativi, forme monumentali e un’estetica funzionale alla propaganda, questi artisti scelsero una via opposta, riportando al centro la vulnerabilità dell’esistenza, la solitudine, le fratture interiori. La loro pittura, intensa e nervosa, porta con sé una soggettività radicale, quasi una dichiarazione di indocile autonomia.

Tra i protagonisti emergono figure che hanno inciso profondamente nella storia dell’arte italiana: Renato Guttuso, Filippo De Pisis, Lucio Fontana, Fausto Pirandello, Emilio Vedova, Renato Birolli, Aligi Sassu, insieme a molti altri interpreti di questa stagione inquieta. Le loro tele danno corpo a figure sbilanciate, nature morte cariche di tensione emotiva, città che oscillano tra verità e immaginazione, ritratti che portano in superficie l’umanità marginale e un quotidiano distante da qualsiasi enfasi celebrativa. Un universo pittorico che restituisce, ancora oggi, tutta la complessità di un’epoca attraversata da contraddizioni profonde.

Le opere selezionate per questa esposizione restituiscono tutta la forza di quel linguaggio: si va da Nudo in piedi (1939) di Lucio Fontana a Composizione (Siesta Rustica) di Fausto Pirandello, da Il Caffeuccio Veneziano (1942) di Emilio Vedova a I poeti (1935) di Renato Birolli, fino ai celebri ritratti di Guttuso e al dinamismo di Lo schermidore (1934) di Angelo Del Bon. Un racconto che si dipana attraverso oltre vent’anni di storia, in cui la pittura diventa testimonianza di una condizione umana, prima ancora che di una corrente estetica.

La visione di una collezione “romantica”

Lucio Fontana, Nudo in piedi, 1936, Courtesy Collezione Giuseppe Iannaccone
© Fondazione Lucio Fontana, Milano, by SIAE
2025

Al cuore del progetto vi è la Collezione Giuseppe Iannaccone, frutto di oltre trent’anni di ricerca appassionata. L’avvocato Iannaccone, raffinato conoscitore e promotore dell’arte italiana e internazionale, ha orientato le sue scelte verso quegli artisti che, dopo la stagione delle avanguardie, non inseguirono gli ideali classici, ma preferirono esplorare la dimensione emotiva, la forza del colore, la visionarietà e la soggettività dell’io. Il risultato è una raccolta che racconta una stagione di coraggio e libertà, una contro-narrazione rispetto ai dettami ufficiali, animata da una tensione poetica che ancora oggi conserva intatta la sua forza.

Dialoghi con il contemporaneo

Il progetto non si limita a un esercizio di rilettura storica, ma si apre intenzionalmente al presente. Ogni anno un artista contemporaneo sarà chiamato a instaurare un dialogo serrato con le opere esposte, creando un intreccio di memorie, linguaggi e visioni capace di rinnovare il senso dell’Espressionismo italiano. Per questa edizione, la scelta ricade su Norberto Spina (classe 1995), la cui ricerca si fonda sulla sovrapposizione tra memoria personale e collettiva. Attraverso materiali d’archivio, fotografie storiche, scene della quotidianità e icone popolari, Spina compone una trama visiva densa e stratificata, in cui il ricordo diventa materia viva, immagine in continua trasformazione.

In mostra saranno presentate opere inedite e interventi site-specific, affiancati da un significativo prestito della Royal Academy di Londra, che aggiunge un ulteriore livello interpretativo al percorso espositivo, rafforzandone la dimensione di dialogo tra epoche e sensibilità diverse.

Immagine in apertura: Fausto Pirandello, Composizione (Siesta Rustica), 1924-1926, Courtesy Collezione Giuseppe Iannaccone © Fausto Pirandello Calogero, by SIAE 2025

M.G.G.

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