L’Arte del Boom e gli ‘anni 60’. Una bella mostra al Museo del ‘900 di Milano

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Il Museo del Novecento di Milano con Electa presenta “BOOM 60! Era arte moderna” una mostra promossa dal Comune di Milano – Cultura e dedicata all’arte tra i primi anni Cinquanta e i primi Sessanta e alla sua restituzione mediatica, tramite i popolarissimi canali di comunicazione di massa. La mostra al Museo del Novecento, curata da Mariella Milan e Desdemona Ventroni con Maria Grazia Messina e Antonello Negri, inaugura i nuovi spazi espositivi con un percorso articolato tra Arengario e Piazzetta Reale in un allestimento firmato dall’Atelier Mendini; aperta il 18 ottobre 2016 chiuderà il 12 marzo 2017. L’ampia rassegna persegue l’obiettivo di approfondire i temi dell’arte italiana del ‘900 arricchendo il percorso permanente museale, anche grazie all’estensione in nuove sale espositive.

Nell’ideazione e nella scelta delle opere, oltre a prestiti di Musei e raccolte pubbliche e private, è stato possibile attingere alla ricca collezione del Museo del Novecento: dipinti e sculture del patrimonio civico a partire dalla collezione Boschi di Stefano che, non essendo esposti in modo permanente, risultano in questo modo una affascinante riscoperta. La mostra esplora l’arte moderna com’era raccontata dai settimanali e dai mensili di attualità illustrata, i cosiddetti rotocalchi.

Sono gli anni del “boom”, non solo quello dell’economia e dei consumi, ma anche quello delle riviste – “Epoca”, “Tempo”, “Oggi”, “Gente”, “L’Europeo”, “Abc”, “L’Espresso”, “Vie Nuove”, “La Domenica del Corriere”, “La Tribuna Illustrata”, “Successo”, “Panorama”, “L’Illustrazione Italiana”, “Settimana Incom Illustrata”, ecc. – che in questi anni raggiungono le loro massime tirature, con una diffusione di gran lunga superiore a quella dei quotidiani, diventando così un importante strumento di intrattenimento, nonché uno specchio fedele della mentalità e delle aspirazioni collettive. Quella che emerge dalle pagine di queste riviste popolari è un’immagine dell’arte moderna e dei suoi protagonisti alternativa rispetto a quella della critica colta. Le novità artistiche si scontrano con le attese di un grande pubblico molto diffidente nei loro confronti, che le riviste a tratti assecondano nei suoi pregiudizi, a tratti “educano” calando il mondo dell’arte nelle forme della cultura di massa.

La mostra, nell’allestimento di Atelier Mendini, restituisce questi diversi aspetti della cultura visiva italiana in un suo momento decisivo, facendo principalmente perno sul contesto di Milano, centro al tempo stesso della grande editoria commerciale e di una buona parte della ricerca artistica più avanzata.

Circa centoquaranta opere di pittura, scultura e grafica, scelte in relazione al particolare successo nella comunicazione di massa, dialogano in quattro sezioni– “Grandi mostre e polemiche”, “Artisti in rotocalco”, “Artisti e divi”, “Mercato e collezionismo” – con le più diffuse illustrazioni fotografiche e televisive delle opere stesse e dei loro autori. Una ricca sezione documentaria, come una grande “edicola” d’altri tempi, presenterà invece al pubblico, nella sala Archivi del Museo, le riviste e i loro diversi modi di raccontare l’arte moderna, dalle copertine alle inchieste, dalle rubriche di critica alla pubblicità, dall’illustrazione all’uso dell’immagine foto giornalistica, insieme a una selezione di opere tra cui (nella foto) Piazza del Duomo di Milano di Dino Buzzati ed una casa rossa bolognese di Renzo Biasion, autore del celebre romanzo Sagapò, da cui si ispirò Salvatores per il film Mediterraneo.

GRANDI MOSTRE E POLEMICHE

Nella prima sezione, l’astrattismo – tra i cui campioni spiccano pittori “convertiti” come Capogrossi e Mafai; il lirico Birolli, il “furioso” Vedova, il grande sperimentatore Cagli; maestri riconosciuti dell’informale internazionale come Fautrier e Hartung o un giovane maestro come Gianni Dova con la sua “nuova figurazione” – emerge come eterno obiettivo polemico delle riviste popolari, un “incubo” di cui nei primi anni sessanta si annuncia con diffuso sollievo il declino.

In particolare la scultura astratta, in questi anni spesso al centro di dibattiti in relazione agli acquisti dei musei d’arte nazionali e dei concorsi d’arte pubblica, è guardata con perplessità per il suo rapporto non tradizionale con lo spazio e per la scelta di materiali come il ferro al posto del marmo e del gesso, o di strumenti come la fiamma ossidrica e la sega elettrica invece dello scalpello.

Il Nudo di Alberto Viani esemplifica il tema del buco nella scultura, un motivo plastico emerso nell’ambito della figurazione biomorfica: l’aria perplessa di Alberto Sordi che ci infila la testa alla Biennale di Venezia del 1958 è arrivata fino a noi in un’iconica fotografia pubblicata da Oggi”, il cui critico era Renzo Biasion, noto anche come pittore e presente in mostra con un’opera e vari suoi articoli di Oggi. Lo stesso imbarazzo si ritrova in decine di vignette satiriche che anche negli anni successivi individuano le sculture “bucate”, al pari dei buchi e dei tagli di Lucio Fontana, come emblemi di un’arte moderna incomprensibile.

Un altro facile bersaglio sono i nuovi materiali e procedimenti usati da pittori e scultori: i Sacchi di Burri diventano “gli stracci”, oggetto di infinite polemiche sulla loro presunta deteriorabilità; le Compressions di César e le sculture di Ettore Colla sono veri e propri “rottami” trasformati in opere d’arte; gli schizzi di colore delle Montagne di Baj, gli strappi dei décollages di Rotella e gli spari di Niki de Saint-Phalle sono esempi di pratiche artistiche in cui la casualità assume un peso difficilmente digeribile per un pubblico legato all’idea tradizionale di totale padronanza del mezzo.

MERCATO E COLLEZIONISMO

In tempi di “boom”, si affaccia da protagonista un nuovo interesse per il mercato dell’arte moderna e il collezionismo, in linea con l’ottimismo del “miracolo economico”. Per un breve periodo, in particolare all’inizio degli anni Sessanta, l’arte sembra destinata a entrare nelle case di tutti. I rotocalchi offrono al fenomeno un’ampia cassa di risonanza e, in qualche caso, individuano nel proprio lettore l’aspirante collezionista, adottando un linguaggio didattico e informativo con l’obiettivo di educare un pubblico potenzialmente interessato a investire in campo artistico ma privo delle nozioni necessarie.

Le prime grandi aste italiane, organizzate a Milano nel novembre 1961 dalla neonata Finarte e dalla Galleria Brera, vengono registrate soprattutto come fenomeno di costume: una variante del gioco di borsa per nuovi ricchi. Per chi vorrebbe avviare, pur con mezzi economici limitati, una raccolta d’arte moderna che comprenda i nomi dei grandi maestri del Novecento, come Morandi, viene proposta la grafica, accanto alla ceramica o a oggetti d’arte d’uso quotidiano come i “foulards del Cavallino”.

Tra rubriche specializzate, inchieste sul sistema dell’arte e piccola cronaca, la figura di Carlo Cardazzo, gallerista veneziano e milanese d’adozione, emerge come vero e proprio emblema del mercante d’arte moderna, sapiente amministratore di una scuderia di pittori – tra cui Capogrossi, Dubuffet, Scanavino, Gentilini – e punto di riferimento nei rapporti con il sistema dell’arte americano ed europeo. Quattro ritratti lo ricordano in mostra, con i baffi e l’onnipresente pipa.

Un altro aspetto del mercato che trapela dalla stampa di attualità è la divizzazione degli artisti arrivati al successo commerciale, la cosiddetta “bohème in fuoriserie”. Sottoponendoli al trattamento solitamente riservato alle star del mondo dello spettacolo, i rotocalchi ne narrano le gesta in servizi illustrati che si soffermano sull’abilità nello sfruttare il proprio talento come navigati uomini d’affari e indugiano sui simboli della loro recente ricchezza: l’aereo privato di Roberto Crippa, le Rolls Royce di Mathieu e Buffet e il castello di quest’ultimo, oggi dimenticato ma all’epoca fenomeno del mercato e protagonista delle cronache d’arte e del gossip.

Info: Museo del Novecento, via Marconi 1, Milano – Tel. 02.88444061 www.museodelnovecento.org

BOOM 60! Era arte moderna – 18 ottobre 2016 – 12 marzo 2017 – Orari: lunedì 14.30 – 19.30 – martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30 – giovedì e sabato 9.30 – 22.30 – 

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