A Crecchio, in Abruzzo, portate alla luce 138 sepolture risalenti a 2300 anni fa

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Per la prima volta presentati tre dei cinque corredi ritrovati nelle tombe e restaurati grazie al supporto del privato

Ben 138 le tombe portate alla luce che risalgono al periodo tra il VI e il III sec. a. C. e spicca una stupenda corona appartenuta forse ad un giovane atleta e risalente a 2300 anni fa.  Il restauro di tre corredi finanziati da Codice Citra, è stato presentato per la prima volta presso il Palazzo Ducale di Crecchio, in Abruzzo.

“A Crecchio, in Abruzzo, per la prima volta, abbiamo presentato il restauro di corredi trovati all’interno di tombe risalenti tra il IV e il III secolo a.C. dunque a ben 2300 anni fa! Lo abbiamo fatto come anteprima della mostra dal titolo “I Mecenati” che stiamo organizzando in accordo con la Soprintendenza. Gli scavi presso la necropoli di S.M. Cardetola di Crecchio (CH), in Abruzzo, hanno finora restituito 138 sepolture che coprono un arco  di tempo dal VI al III sec. a.C. Giuseppe Valentini, Presidente Archeoclub d’Italia di Crecchio, così prosegue: “Gli scavi presso la necropoli di S.M. Cardetola di Crecchio, in Abruzzo, hanno finora restituito 138 sepolture che coprono un arco tempo dal VI al III sec. a.C. e grazie contributo di privati è stato possibile restaurare i corredi di cinque tombe. Nella tomba 57 rinvenuta una splendida corona, forse appartenuta ad un giovane atleta ben 2300 anni fa! Una piena sinergia tra Enti, Soprintendenza, Associazioni e privato ha portato al successo di un modello Crecchio esportabile anche sempre più in altri territori italiani ”. 

Finanziati i corredi di ben tre sepolture che saranno oggetto di una mostra dal titolo “I Mecenati”.

“Abbiamo finanziato questi restauri con grande convinzione in quanto crediamo nel territorio e valorizziamo il territorio. Quanto scoperto e recuperato a Crecchio, grazie all’operato della Soprintendenza è patrimonio culturale importante per l’Abruzzo e per l’Italia. Codice Citra rappresenta la più grande comunità di soci vignaioli abruzzesi in cui si raggruppano 3.000 famiglie unite dal rispetto per la natura, da un legame generazionale profondo colmo di affetti e saperi e da un codice genetico etico e produttivo. Codice Citra sta per codice genetico ovvero la tradizione della vigna tramandata di padre in figlio, codice etico nel lavorare rispettando l’ambiente, le persone e le tradizioni, sta per codice relazionale insito nella cooperazione e nella condivisione dei valori, sta per codice produttivo che si realizza nella valorizzazione dei vitigni autoctoni nella salvaguardia delle norme di produzione a tutela dei consumatori. Siamo fieri di avere finanziato i restauri di  tre corredi  rinvenuti nelle tombe portate alla luce a Crecchio e risalenti a ben 2300 anni fa, ora parte importante del patrimonio culturale dell’Abruzzo, dell’Italia”. Lo ha affermato Sandro Spella, Presidente di Codice Citra, cooperativa che vede insieme ben 3.000 aziende abruzzesi nel settore vitivinicolo.

Grazie al contributo di Codice Citra e di altri privati è stato possibile restaurare i corredi di cinque tombe.

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, come anticipo ed anteprima di quella futura mostra, si è deciso di presentare il restauro di tre di tali corredi, realizzato grazie al contributo dell’azienda Codice Citra.  Ad esempio nella Tomba 57 è stato trovato un reperto che si è conservato per ben 2300 anni di storia e appartenuto forse ad un atleta. Si tratta di  una stupenda corona in foglie di bronzo e frutti di terracotta dorata. Queste sepolture sarebbero  ascrivibili all’antico popolo pre-romano dei Frentani e saranno protagoniste di una prossima mostra dal titolo “I Mecenati” – ha affermato Giuseppe Valentini, Presidente Archeoclub D’Italia sede di Crecchio – in quanto patrimonio culturale davvero importante. Questa opera di valorizzazione è possibile grazie alla Soprintendenza che sta puntando su questo territorio.

Gli oggetti nelle tombe non sono soltanto bei reperti. La loro natura e tipologia ci parla infatti dei valori e della cultura delle persone che, più di due millenni or sono, hanno sepolto i propri cari con gli oggetti più rappresentativi del loro mondo. Il restauro di questi oggetti permette il loro studio e fa capire come queste antiche società si sono evolute. La presenza di elementi legati all’enogastronomia, il bere vino e il banchettare con carne cotta su spiedi, è forte sin dalle tombe più antiche (VI-V secolo a.C.), dove però sembrano preponderanti anche altri oggetti, specie le armi nei maschi, a sottolineare una maggiore attenzione al ruolo guerresco più che al simposio.

Le tre tombe restaurate grazie a Codice Citra, invece, ci testimoniano un importante cambiamento culturale. I tre corredi funerari si datano infatti ad un’epoca posteriore (IV-III sec. a.C.) e ci mostrano un chiaro cambiamento culturale. Ad essere esaltato non è tanto il valore guerresco – ha continuato il Presidente –  quanto piuttosto il ben vivere, l’imitare usi e costumi greci, e l’importare oggetti belli e di lusso. Quella che appare non è l’immagine di una società in conflitto, quanto piuttosto di persone che 23 secoli fa sapevano godersi la vita. Ed in questo mondo il consumo di vino sembra essere stato particolarmente importante come rito sociale. La Tomba 57 è la tomba di un ragazzo, ed è forse la più sorprendente. Era presente un’anfora vinaria che preserva ancora i segni della pece greca (resina di pino laricio) usata per sigillarla e preservare il prodotto enologico. Ancora più interessante il fatto che sulla testa del fanciullo era presente una stupenda corona in foglie di bronzo e frutti di terracotta dorata con vera foglia d’oro. Reperti simili sono praticamente sconosciuti in Abruzzo, mentre corone simili si trovano nella grande città greca di Taranto”.

Nasce il modello Crecchio che vede la collaborazione in rete di pubblico e privato.

Il restauro dei reperti di queste tre tombe non solo aiuta a capire la cultura antica di un territorio finora poco considerato per la fase preromana, ma renderà fruibile al grande pubblico alcuni reperti unici che andranno ad arricchire le collezioni del Museo nel Castello di Crecchio, contribuendo in questo modo anche a potenziare il valore e l’attrattività di questo luogo e di questo territorio.

I restauri di alcuni di questi reperti sono un esempio di attività locale che promuove la valorizzazione dei beni archeologici dello stesso territorio: una forte realtà privata locale, Codice Citra, azienda che ha finanziato il restauro, che compartecipa con lo Stato al fine di preservare la memoria e le radici antiche della cultura della propria zona. Nella stessa ottica è da vedere l’attività della sede locale di Archeoclub d’Italia. I volontari sono stati infatti il motore principale dell’esecuzione degli scavi svolti sotto la direzione scientifica del MIC,  Soprintendenza Archeologia nelle Arti e Paesaggio delle Province di Chieti e Pescara ed impiegando archeologi professionisti sul campo.