Cammino del Carignano, alla scoperta del Sulcis più selvaggio tra vigne e miniere

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Un nuovo itinerario sul versante sud-occidentale della Sardegna invita a scoprire il Sulcis Iglesiente camminando tra antiche vigne, coste ventose e le vestigia dell’industria mineraria: un viaggio lento che intreccia paesaggio, vino d’identità e comunità locali

Nel cuore del Sulcis, quel lembo sud-occidentale della Sardegna che pulsa tra mare, montagna e storia, nasce un itinerario suggestivo: i Sentieri del Carignano, parte integrante del più ampio Cammino Minerario di Santa Barbara (CMSB). Qui il tempo assume un altro ritmo: si procede a piedi, tra vigneti ad alberello e filari che resistono all’erosione del vento e al silenzio delle miniere dismesse; qui il vino non è solo prodotto, ma racconto e memoria di una terra forte e fiera.

L’itinerario si snoda su percorsi tra filari, vecchie strade di servizio delle miniere, borghi sospesi e coste che guardano l’Atlantico. La voce ancora forte della viticoltura del Carignano del Sulcis DOC, rosso intenso dal profumo mediterraneo, affianca quella delle gallerie e dei camini delle miniere: paesaggio e produzione, natura e lavoro, leggenda e realtà in un abbraccio che restituisce al viaggiatore un’esperienza autentica. Il Carignano, vino di forte personalità e radicamento, accoglie profumi di frutti rossi, spezie e resina mediterranea; al palato è morbido, strutturato, persistente: un vino che interpreta con eleganza una viticoltura eroica.

Camminare i Sentieri del Carignano significa entrare in dialogo con il territorio: tra cantine locali che aprono le loro porte, piccoli agricoltori che praticano la viticoltura ad alberello, comunità che accolgono il camminatore come un ospite nel proprio quotidiano. Significa incrociare tracce minerarie—come la grande miniera di Serbariu, oggi centro culturale—e siti archeologici fenicio-punici come Pani Loriga, o ancora la tonnara seicentesca di Portoscuso, testimone della memoria marittima. E non ultimo salire fino all’isola di Sant’Antioco, con la sua isola collegata dalla lingua di terra, per cogliere l’incontro tra vigna, sale, mare e vento.

L’itinerario non è pensato per chi non ama la fretta, e desidera scoprire il territorio attraverso sensi e memoria: per chi ama camminare all’alba tra i filari, ascoltare il sussurro del vento sulla cava, osservare il mare che d’inverno accarezza la scogliera. È un cammino che si radica nella lentezza e nella scoperta, che innesta la viticoltura, l’enologia e la storia mineraria in un’unica narrazione. Un pezzo di Sardegna che si offre al viaggiatore attento, che vuole uscire dai circuiti convenzionali e sentire la voce della terra attraverso le sue vigne, la sua storia, i suoi silenzi.

Tra i punti-chiave del percorso meritano una sosta: l’isola di Sant’Antioco con i filari accarezzati dal mare; il MuMa (Albergo e Museo del Mare) che racconta l’identità insulare; il sito di Pani Loriga a Santadi, con le necropoli fenicio-puniche immerse nella macchia mediterranea; la Tonnara di Portoscuso, che racconta la memoria industriale del mare; la grande miniera di Serbariu a Carbonia, ex fulcro dell’estrazione mineraria riconvertita in centro culturale; e naturalmente alcune cantine del Carignano del Sulcis DOC, dove la degustazione diventa esperienza e racconto.

In un’epoca in cui il turismo ricerca sempre più autenticità e radicamento, i Sentieri del Carignano si configurano come un modello di sviluppo che ambisce a creare valore per la comunità, salvaguardare il paesaggio e valorizzare la biodiversità. Il vino diventa dunque strumento di dialogo tra cultura, natura e territorio, e il Sulcis si apre come una destinazione che non è solo meta, ma viaggio di conoscenza.

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