Essere Terra – Un viaggio di ricerca: il ritorno in Europa dall’Afghanistan

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Nel 2012 andai in Afghanistan da solo, in auto. Era stato per un movente sentimentale. Avevo amato tre spiriti, che dopo aver raggiunto Kabul nel 1939 e nel 1951 con la loro macchina, scrissero altrettanti libri. Avevo letto mille cose sull’Afghanistan, ma questi accesero la scintilla e mi ritrovai ad organizzare il viaggio. Ammesso fossi riuscito ad entrare nel paese, ad attraversarlo, a raggiungere Kabul e ad uscirne a nord, in Uzbekistan, il mio progetto non era che a metà. Si sarebbe ultimato con la realizzazione di un libro. Superate vicissitudini varie, nel 2019 pubblicai Essere Terra – Viaggio verso l’Afghanistan. Il libro racconta però solo metà del viaggio: l’andata. Il ritorno, recentemente pubblicato con il titolo Essere Terra – Un viaggio di ricerca, ne narra il ritorno in Europa. Tra le pagine di entrambi, scorci storici dei paesi, considerazioni personali e citazioni da libri di altri viaggiatori, intellettuali, giornalisti. Andando a Est attraversai i paesi a sud del Mar Nero e del Mar Caspio, rientrando a Ovest seguii una traccia a nord dei due mari continentali.

Lorenzo Merlo

Dopo l’Iran e l’Afghanistan, sempre coperte da jihab e burqa, in Uzbekistan, quando ho rivisto le donne, uno scroscio di vibrazioni mi ha attraversato.

Premessa

Lo temevo. E successe. Gli italiani avrebbero cercato di impedirmi di arrivare a Kabul. Appena si resero conto che un loro compatriota era in Afghanistan con un mezzo suo, ci provarono. E lo fecero nel modo più subdolo e meschino: addossarono la responsabilità del mio arresto alla Polizia afghana. La mia reazione rabbiosa alzò la posta del banco in due direzioni.

Pur di fermarmi e togliersi una grana che avrebbe potuto mettere in gioco la loro carriera, l’ambasciata, dopo avermi intimato di abbandonare l’auto e volare immediatamente a Kabul da Chaghcharan – dove mi trovavo, in centro Afghanistan – e aver visto la mia determinazione a non sottostare alla loro volontà, tentò il tutto per tutto con un ricatto:

“Se lei sarà rapito o ucciso tutte le spese del caso dovranno essere sostenute dalla sua famiglia”.

Uzbekistan, sulla strada per il Lago d’Aral

Neppure una domanda mi fu posta per sapere perché mi trovassi là, né se fossi al corrente della situazione di guerra e dei rischi da cui ero circondato. Ero per loro solo un problema da eliminare, eventualmente anche con torture psicologiche. Il problema fu generato dal modo a dignità zero, non dalla loro legittima preoccupazione.

Sebbene di segno opposto, il secondo rilancio della posta avvenne contestualmente alla mia reazione infuriata alle loro telefonate. Mi spensi. L’entusiasmo di essere in Afghanistan, di inseguire la bellezza, di viverla, di fotografare uomini, cultura e terre magnetiche mi abbandonò in quei momenti. Un senso di tradimento si era impossessato, aveva bruciato il mio spirito. 

Uzbekistan, Lago d’Aral. Una schierata flottiglia arruginita attende i visitatori dei del lago prosciugato. Gli furono fatali le deviazioni dell’Amu Darya e del Syr Darya, volute dai piani quinquennali sovietici. Le acque canalizzate per centinai di migliaia di chilometri servirono per la coltivazione intensiva del cotone

Il ritorno

Kazakhstan: Mangghystau, portale d’ingresso di Fort Ševčenco. Ultimo insediamento umano. Una specie di fine del mondo

Scarico e impermeabile ad ogni emozione, consumai gli ultimi giorni afghani accompagnato da un vuoto avviluppante. Attendevo soltanto la data del visto d’ingresso in Uzbekistan. Non solo per abbandonare il Paese di cui, incredibilmente non mi interessava più nulla, ma anche per verificare se la mia speranza di ritornare in me, vivo, si sarebbe compiuta. Del resto, molto sarebbe cambiato: il più era stato compiuto, ero sulla via del ritorno, il progetto si era sostanzialmente realizzato.

Kazakhstan, Beyneau. La città è desertica ma dall’aspetto artico. Invece di cristalli di ghiaccio, il fumo del löss la avvolge. Le persone sembra vaghino su invisibili rotaie, indifferenti agli altri. Non nel caso del giovane gommista che ce l’ha messa tutta a riparare una camera d’aria malmessa

Kazakhstan, Atyrau. Le icone dei santi osservano le devote in preghiera

Non fu così. Perlomeno non immediatamente. Impiegai ancora diversi giorni per dimenticare gli Italians, come scrissi poi.

Se il primo libro vibra di incertezza – quel verso del sottotitolo alludeva alle numerose eventualità che avrebbero potuto interrompere il sogno di raggiungere Kabul, come avevano fatto i tre autori ispiratori – nel secondo, nuovamente è il sottotitolo – Un viaggio di ricerca – a rivelare lo spirito che lo domina.

Il paesaggio e la strada, sempre e comunque protagonista e troppo spesso data per scontata, dominano una narrazione che, come per il primo libro, non è mai diaristica né giornalistica. L’intento è di offrire la descrizione delle mie emozioni, di come attraverso esse sentivo il territorio. Una modalità che non cessa di essere neanche nei confronti delle persone incontrate e così delle culture.

Kazakhstan, Ganyuškino: tipi kazakhy

Tra le pagine del viaggio, provocate dalle situazioni del momento, emergono come bolle carsiche le righe di considerazioni personali. Sono pensieri dal geopolitico al filosofico, dallo spirituale al magico, nei quali l’umanità degli uomini fa sempre da sfondo; nei quali è celebrata la pari dignità che ognuno pretende per sé al cospetto dell’altro; nei quali non nascondo, prima di tutto a me stesso, le mie contraddizioni, il mio intento, le mie pochezze, i miei limiti.

Russia, Volgograd, Mamaev Kurgan. Il comandante della guardia trafigge l’obiettivo mentre passa in rassegna i suoi sottoposti

 

Russia: Volgograd

Non mancano spazi dedicati a scorci di storia dei Paesi: Uzbekistan (Lago d’Aral), Kazakhstan (Mangghystau isola di terra onirica), Russia (ex Stalingrado ora Volgograd, Mamayev Kurgan, Calmucchia buddhista), Daghestan, Cecenia (Grozny, le guerre cecene), Inguscezia, Ossezia del Nord (Strage di Beslan), Crimea (all’epoca ancora territorio ucraino, Balaklava), Ucraina (Odessa), Transnistria (indipendentismo filorusso), Moldova (stato bistrattato), Romania (la finta rivoluzione romena, Ceausescu, la Transfagariana) e Serbia, Croazia, Slovenia già percorsi all’andata.

Essere Terra – Un viaggio di ricerca è forse un libro per sognare e anche per riflettere, nonché per amare.

Il suo titolo dice che senza spogliarsi di sé, dalle consuetudini e dai dogmi culturali e personali, non possiamo essere gli altri, quindi comprendere perché la pari dignità non è un gesto morale, ma sentimentale, di amore appunto.

 

Romania, Transilvania orientale. Tutti dovrebbero sapere della bellezza di queste terre spesso neppure interrotte da muretti a secco e recinzioni.

Info: https://www.prosperoeditore.com/libri/Essere_terra_*_Lorenzo_Merlo

https://www.mondadoristore.it/Essere-terra-viaggio-ricerca-Lorenzo-Merlo/eai978883130409/

https://www.unilibro.it/libro/merlo-lorenzo/essere-terra-un-viaggio-di-ricerca/9788831304092

https://www.ibs.it/essere-terra-viaggio-di-ricerca-libro-lorenzo-merlo/e/9788831304092?inventoryId=218061922

https://www.hoepli.it/libro/essere-terra-viaggio-verso-l-afghanistan/9788885491540.html

https://www.libreriauniversitaria.it/essere-terra-viaggio-ricerca-merlo/libro/9788831304092

https://www.amazon.it/Essere-terra-viaggio-ricerca-Lorenzo/dp/8831304097/ref=sr_1_1?dchild=1&qid=1596888458&refinements=p_27%3ALorenzo+Merlo&s=books&sr=1-1 

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