Agricoltura e territorio: il paesaggio come occasione di sviluppo economico e culturale

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Riconnettere agricoltura e paesaggio, generando valore culturale, produttivo e sociale. A Palazzo di Varignana un convegno tecnico, con protagonisti del settore agricolo e paesaggistico, ha evidenziato come la rigenerazione rurale possa trasformarsi in leva economica e modello replicabile di sviluppo sostenibile

Territorio agricolo e nuove opportunità di sviluppo economico, ambientale e culturale: questi i temi al centro del convegno Coltivare il Paesaggio. Dialoghi tra natura, arte e agricoltura, recentemente svoltosi a Palazzo di Varignana, in provincia di Bologna, nell’ambito delle celebrazioni per i dieci anni dalla fondazione di Agrivar, azienda agricola simbolo di un modello integrato tra agricoltura, ospitalità e sostenibilità.

L’incontro ha visto la partecipazione di figure di primo piano del mondo agricolo e paesaggistico italiano, accomunate dall’appartenenza al circuito Grandi Giardini Italiani. Tra i relatori: Adelmo Barlesi (Parco Villa Trecci), Anselmo Guerrieri Gonzaga (Tenuta San Leonardo), Brando Brandolini d’Adda (Vistorta), Agostino Rizzardi (Guerrieri Rizzardi) e Carlo Gherardi, fondatore di Palazzo di Varignana. Il confronto è stato moderato da Judith Wade, ideatrice del circuito stesso e della piattaforma Great Gardens of the World.

L’evento si è configurato come un tavolo di lavoro aperto sul tema della rigenerazione del paesaggio rurale: un ambito in cui si intrecciano produttività agricola, identità territoriale e nuove forme di fruizione turistica e culturale. Le testimonianze hanno evidenziato come esperienze diversificate – dalla rinaturalizzazione di terreni abbandonati alla valorizzazione di cultivar storiche – abbiano restituito significato e funzione a spazi marginali.

«In questi dieci anni abbiamo voluto dimostrare che l’agricoltura può essere al tempo stesso custode del paesaggio, motore economico e veicolo di cultura», ha dichiarato Carlo Gherardi, sottolineando l’approccio sistemico di Agrivar come risposta alle sfide ambientali e sociali dei territori collinari.

Fondata nel 2015, Agrivar rappresenta oggi un modello virtuoso di agricoltura rigenerativa e multifunzionale. L’azienda ha recuperato oltre 650 ettari di terreni collinari, in parte compromessi dal punto di vista idrogeologico, trasformandoli in un ecosistema produttivo, paesaggistico e sostenibile.

Fulcro del progetto sono i 265 ettari di uliveto – il più grande dell’Emilia-Romagna – con oltre 160.000 piante, da cui nasce una collezione di oli extravergine pluripremiati, che comprende sette referenze, tra cui le Monocultivar Ghiacciola e Nostrana di Brisighella. L’offerta si estende a 57 ettari di vigneti, che danno origine a etichette come Blanc de Noirs, Chardonnay Colli di Imola, Sangiovese Superiore DOC e Albana Romagna DOCG, oltre a produzioni rare come zafferano, melograni, fichi, bacche di goji e un frutteto di varietà antiche.

Alla dimensione agricola si affianca quella dell’enoturismo e dell’ospitalità rurale, con percorsi di degustazione presso la cantina aziendale e la Country House Oliveto sul Lago, realizzata recuperando una dimora storica distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale. Dotata di dodici camere, ristorante, piscina e giardini, la struttura incarna il legame tra natura e accoglienza che caratterizza la filosofia di Varignana.

Il convegno ha offerto uno sguardo tecnico e concreto su come la bellezza e la produttività del paesaggio possano coesistere, generando ricadute economiche misurabili e durature. Progetti come Agrivar mostrano come innovazione agronomica, gestione del verde e cultura territoriale possano confluire in un modello sostenibile, replicabile e competitivo.

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