Alberto e Maria Chiara a Cuccaro Vetere hanno vinto la loro sfida, trasformando il prezioso complesso religioso, diroccato da decenni e poi restaurato, in un Experience Boutique Hotel rispettoso della storia. Il luogo da dove la giovane coppia ora invita gli ospiti a scoprire in modo originale un territorio ricco, misterioso e pieno di bellezza. Esperienze legate a valori come ambiente, arte e tradizioni enogastronomiche
All’orizzonte il profilo dolce e un po’ irrequieto dei monti Alburni e del Vallo di Diano traccia con fantasia i contorni dello scrigno in cui è racchiuso il Cilento. Una culla naturale, oggi protetta dal più grande Parco Nazionale italiano, che da questo osservatorio appare come un sipario pronto a schiudersi, ma che visto in controluce rivela anche il suo carattere arcigno e severo. Come se questo territorio della parte più meridionale della Campania, impreziosito da tre siti Unesco, fosse geloso delle sue bellezze e della sua identità.
Siamo a Cuccaro Vetere, un borgo di poche centinaia di anime della provincia di Salerno, abbarbicato nella “mezza montagna”, dove due ragazzi arrivati dal Nord hanno messo in campo una sfida che ha un profilo d’altri tempi, quasi da favola. Hanno ridato vita a un convento francescano del ‘300, trasformandolo in un luogo di accoglienza di un lusso semplice, in sintonia con la storia del posto, e in un crocevia di esperienze finalizzate alla scoperta dei luoghi più segreti del Cilento. Esulando dai luoghi comuni e partendo dalle persone. Questo luogo si chiama Convento Francescano Boutique Experience Hotel e di fatto il complesso è lo stesso di sette secoli fa, dove una comunità di monaci governava anche il territorio, prima delle scellerate distruzioni napoleoniche di inizio ‘800. Da allora il convento era un rudere, avvolto dalle piante infestanti.
Custodiva un pezzo della Croce di Cristo giunta da Gerusalemme
Oggi il cuore antico e mistico del Convento Francescano di Cuccaro Vetere è tornato a battere grazie ad Alberto Carrato, 28 anni, brianzolo ma di radici familiari cilentane e alla sua fidanzata Maria Chiara Faganel, 27 anni, goriziana. La coppia di giovani imprenditori viene da altre esperienze: lui dalla comunicazione in ambito musicale, lei è manager in quello della sostenibilità d’impresa (e continua a farlo, lavorando da remoto). Hanno vinto un bando e il Comune ha affidato loro la trasformazione in albergo del Convento, nel frattempo restaurato grazie a fondi europei. Una trasformazione che ha richiesto risorse, buon gusto e fantasia. Per secoli il complesso, fondato nel 1333 per custodire una reliquia del Legno Santo della Croce, portata da Gerusalemme da Ruggero di Lauria, fu un luogo di devozione popolare.
Entrambi i ragazzi hanno lasciato la Milano del City Life per cercare una dimensione più consona ai loro sogni. Si sono buttati con passione nell’allestimento del nuovo luogo di accoglienza, mostrando grande sensibilità artistica. Per Alberto, figlio di un cilentano (papà Dante è scomparso tre anni fa), si è trattato di un sogno realizzato. Da questi presupposti, anche affettivi, è uscito il progetto di un hotel rurale raffinato ma autentico, con sette camere e una suite (che era la grande cella dell’abate) valorizzate da archi, mura di pietra, pareti affrescate e soffitti di legno. Il tutto con vista sui monti e sulle valli cilentane. Anche dalla piccola piscina in pietra, dall’area spa e dall’orto francescano. La chiesa sconsacrata è diventata invece uno spazio per ospitare eventi e convegni. Un esempio virtuoso di riuso intelligente di spazi storici abbandonati.
Alla sera il verso delle rondini annuncia i sapori della cucina cilentana
All’imbrunire garriscono le rondini, tornate nel convento dopo tanto tempo, e invitano ai primi voli i propri cuccioli. Atmosfera magica. E’ il momento per scoprire l’Osteria del Convento, di cui è anima Patrizia Portolano, madre di Alberto, di origini pugliesi. La sua è una cucina “ereditata” dalla tradizione, ovvero da altre donne conosciute in tante estati passate in Cilento insieme al marito. Ogni sera un menù degustazione diverso, ideato in base ai prodotti colti la mattina nell’orto o che i fornitori di fiducia le portano: dai fiori di zucca ripieni di ricotta di bufala e alici, al tipico timballo con zitoni al ragù cilentano e melanzane; e poi le saporite bruschette (anche al sedano) e la spigola alla mediterranea. O ancora le lagane e ceci, altro piatto che profuma di tradizione, le alici “’mbuttunate” con sugo di pomodorino fresco, le polpette di patate e tegoline marinate con aglio e menta. Anche i dolci ricordano in qualche modo quelli del convento che fu: i biscotti di pasta di mandorla, la pastiera cilentana fatta come una volta… Fiano e Falanghina, vini con lo spirito del Cilento dentro, accompagnano con i loro profumi il susseguirsi di piatti.
L’Osteria del Convento è aperta da pochi giorni anche agli ospiti esterni, contemporanei “pellegrini del gusto”. Nei mesi più caldi si cena sotto le stelle nel chiostro del convento; nella stagione fredda i tavoli saranno apparecchiati nella suggestiva Cappella del Legno Santo, ancora ricca di affreschi secolari e di spiritualità. L’apertura serale dell’Osteria è basata su un menu degustazione che cambia ogni giorno e che prevede cinque portate, tutte preparate da mamma Patrizia. Un percorso proposto a 60 euro.
Dalla barca Palinuro e Scario rivelano una costa dal fascino unico
Il Convento Francescano domina dall’alto un paesaggio straordinario: le valli interne del Cilento, il Monte Bulgheria e il Golfo di Policastro. In fondo si scorge Capo Palinuro. Ma la prima visita la merita Cuccaro Vetere, paese a 630 metri d’altezza che fin dal Trecento ospita il convento. Cuccaro conta poco più di 500 abitanti, ma vanta sei chiese, una delle quali custodisce la sacra reliquia della Croce. Qui è anche nato l’ordine delle Ancelle di Santa Teresa: suor Gabriella, ex missionaria in Brasile, è rientrata nella sua terra e cura la chiesa di San Pietro, gioiello barocco con un organo, il cui suono mette i brividi. La piazza è una terrazza sulle montagne e sui boschi di castagni, storica ricchezza del paese. D’obbligo poi rallentare il ritmo con una granita al limone al bar. Un’atmosfera tranquilla che però si anima per la festa patronale di San Pietro e per il Palio dei Ciucci (gli asinelli) ad agosto.
Tante le “esperienze” che Alberto e Maria Chiara dedicano agli ospiti: si va dall’uscita a Palinuro, famosa per il mito delle sirene, vista però dalla barca con ragazzi del luogo, all’escursione a Scario, altra località marina, da anni “Bandiera blu” per la qualità delle sue acque e per l’incanto della costa circostante, ricca di scogliere, calette, grotte e spiagge da sogno. L’uscita in barca suscita emozioni forti.
A Pisciotta antichi palazzi e la pasta con i grani antichi di Carosella
E poi c’è Pisciotta, un borgo autentico, dai tratti nobili. E che, come Palinuro, colpì molto il poeta Giuseppe Ungaretti. Enza Saturno, titolare con il marito (lo chef Daniele Franzon) della Cantina Lamadè (locale sotto una bella pergola), organizza per i turisti dei tour guidati del piccolo borgo affacciato sul mare. Pisciotta è la “patria” delle “alici di menaica” (lavorate secondo un’antica tecnica), vanta una tradizione di frantoi ed esibisce splendidi palazzi. E’ il borgo dei gatti: ospita tante curatissime colonie feline.
Alla Cantina Lamadè si può cenare ai tavolini nei vicoli: specialità della casa è la parmigiana cotta al forno con la mozzarella nella mortella, avvolta nelle foglie di mirto appena raccolte, e la pasta fatta in casa con i grani antichi Carosella, le alici di menaica, presidio Slow Food. Alberto e Maria Chiara propongono anche dei tour personalizzati nella nota Paestum e alla meno famosa Velia, città fondata dai Focei. Entrambe siti Unesco, come la Certosa di Padula e lo stesso Parco Nazionale del Cilento. Quante cose può raccontare un convento…
Info: conventofrancescano.com – email: info@conventofrancescano.com