Ravenna, Silent Play per Dante Alighieri, un itinerario sui luoghi cari al Poeta

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Ravenna,  la città che conserva i magnifici mosaici di epoca bizantina, l’ultima capitale dell’Impero Romano d’Occidente, è sempre stata legata a Dante Alighieri, il padre della lingua italiana. Ravenna è stata il suo ultimo rifugio. Qui il Sommo Poeta visse gli ultimi anni della sua tormentata vita trovando, a quanto dicono gli storici, un po’ di pace. Qui c’è la sua tomba. Nell’anniversario dei 700 anni della sua morte il Consorzio Ravenna Incoming ha studiato un percorso sui luoghi cari al Poeta: si chiama “Silent Play per Dante”.

E’ una visita guidata immersiva che, grazie alla tecnologia ed alla sapiente sceneggiatura, accompagna i partecipanti alla scoperta della Ravenna del Trecento, incontrando personaggi e luoghi e terzine legati alla memoria di Dante ed alla sua fortuna: la Basilica di San Francesco, la Biblioteca Classense, la Zona del Silenzio, il Museo Tamo ed i Giardini Pensili della Provincia. “La tecnologia Silent Play – afferma Francesca Ferruzzi, direttrice del Consorzio – permette ai partecipanti un’esperienza molto suggestiva, per scoprire alcuni aspetti della sua vita a Ravenna e immergersi nella sua Commedia che dalla città e dai suoi luoghi simbolo ha tratto ispirazione. La sceneggiatura a cura di La Piccionaia, Centro di Produzione Teatrale, propone non una semplice visita guidata, ma un’esperienza teatrale poetica e coinvolgente“.

E’ come trovarsi in un museo a cielo aperto, lungo i percorsi fatti da Dante negli ultimi anni della sua vita. Verranno raccontate storie particolari, spesso sconosciute al grande pubblico e, a volte, sorprendenti. S’inizia da piazza San Francesco, dominata dall’austera chiesa francescana per arrivare alla Biblioteca Classense, una delle più ricche, che conserva un milione di volumi. Nel refettorio è possibile ammirare l’affresco con la visione di San Romualdo e la scala che sale in Paradiso. C’è poi il mistero della scomparsa ad opera di un frate delle spoglie mortali di Dante per impedire che fossero portate a Firenze su autorizzazione di Papa Leone X della casa dei Medici. Le ossa del Poeta furono, dopo molti anni ritrovate, all’interno di una cassa su cui era stato inciso il suo nome, nascosta in un muro di cinta, e collocate prima in una tomba a terra e poi nel vicino mausoleo.

A scandire il percorso saranno diversi Albi di firme della Tomba di Dante e della Classense, che raccolgono autografi di visitatori e visitatrici illustri ma anche di comuni cittadini e cittadine che, tra XIX e XX secolo, intendevano testimoniare i loro sentimenti durante la visita al sepolcro di Dante. Curiosi, su tutti, gli autografi di Papa Pio IX, che trascrisse dei versi danteschi ma non lasciò firma, e di quell’anonima fiorentina che, scossa dai sensi di colpa, chiese perdono al poeta quasi fosse stata lei stessa, cinque o sei secoli prima, a decretarne l’esilio dalla sua città natale.

La mostra “Inclusa est flamma” (“la fiamma è all’interno”) presenta alcune chicche: i celebri sacchi donati da Gabriele D’Annunzio e decorati da Adolfo De Carolis. I sacchi in tela di juta, contenenti foglie di alloro in omaggio a Dante, furono trasportati in aereo a Ravenna da tre aviatori che avevano partecipato a famose imprese militari di D’Annunzio, come il volo su Vienna del 1918 o l’Impresa di Fiume. Il Vate stabilì un parallelo tra la fiamma che ardeva sulla tomba di Dante e la fiamma perenne che veniva custodita presso il santuario di Apollo a Delfi, considerato dagli antichi Greci il cuore vivo della loro civiltà.

Info: www.ravennaincoming.it