Tempo di vendemmia. Una carrellata del meglio che si produce nel nostro Paese

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Ottobre, tempo di vendemmia, e questa pare davvero che sarà una buona annata! Ma torniamo alle apprezzate produzioni viste solo pochi mesi fa al Vinitaly di Verona in una sorta di viaggio ideale tra la fiera e la vigna. Il sistema migliore per conoscere quanto di meglio si produce in Italia è districarsi tra le centinaia di curiosità e opportunità offerte da Vinitaly, altrimenti è molto difficile esaltare la mente e il palato con incontri come quello con il Pinot Gris Clos Saint-Urbain Rangen de Thann di Zind-Humbrecht, giudicato da molti il più grande Pinot Grigio del mondo, o scoprire i vini artigianali della Georgia, quelli da vitigni rari francesi o gli sconosciuti vini cinesi. Si può percorrere l’Italia con il bicchiere in mano facendo una personale selezione e cercando le ultime creazioni degli enologi, le curiosità e le nuove annate perché nel vino ogni annata è una scoperta e una sorpresa.

Il mio tour inizia dalla più antica Strada del vino che attraversa 16 pittoreschi paesi vinicoli dell’Alto Adige snodandosi tra curatissimi vigneti alternati a meleti tra cui svettano antichi, tipici campanili sotto l’occhio di montagne vigili – come i tanti castelli – nel proteggere questo scrigno di profumi e sapori.

Tra le molte meraviglie il ricordo va a due vini di Elena Walch entrambi eccellenti nella loro diversità: il Pinot Bianco Kristallberg – una vendemmia 2015 le cui uve (da vigneti a 600 metri) vinificate in purezza danno al vino grande mineralità, freschezza e aromi fruttati – e il Gewürztraminer Kastelaz, vendemmia 2005 (ma è anche ottimo il 2014 per l’equilibrio tra il ricco bouquet di profumi e il complesso dei sentori che avvolgono il palato) ‘prova vivente’ che i grandi bianchi ben strutturati conservano profumi e freschezza anche dopo dieci anni sviluppando inoltre nuovi affascinanti caratteri.

Tra i rossi – accanto alla sempre piacevole Schiava – che meriterebbe maggior attenzione – originaria del bel lago Caldaro – svettano i vini di due vitigni che hanno in Alto Adige la loro miglior espressione: il Pinot Nero -grandi le sensazioni provate degustando il Krafuss 2012 di Alois Legeder, storica cantina recentemente convertitasi al biologico-dinamico- e l’autoctono Lagrein. Il Lagrein è un vino dal bouquet che spazia dalla ciliegia matura al tabacco e con un corpo in cui il carattere si sposa a finezza e morbidezza: affascinante anche per la persistenza in bocca il Riserva Abtei Muri 2012 della Cantina Convento Muri-Gries la cui storia è una quasi millenaria testimonianza del contributo degli ordini monastici alla coltura e cultura della vite.

Tra i veneti un debuttante di notevole livello e interesse è stato l’Amarone Le Bessole” di Accordini, storica cantina (risale al 1821) della Valpolicella: si tratta di un cru di grande personalità con un bellissimo granato intenso, con un bouquet elegantemente speziato e note prevalenti di frutta sotto spirito. In bocca ogni sorso è un crescendo di sapori morbidi, armonici e persistenti. Ottimi anche i Valpolicella base e Riserva e il Ripasso, un vino sempre più affascinante: interpretano al meglio le caratteristiche del territorio.

Altro gioiello è La Poja di Allegrini, un monovarietale di Corvina Veronese – insieme all’Amarone uno dei fiori all’occhiello di una storia iniziata nel XVI secolo – di rara eleganza, con un bouquet che va dalle erbe aromatiche alla ciliegia e caratterizzato da morbidezza e sapidità notevoli che avvolgono il palato preparandolo a un finale fresco e fruttato.

Dai vigneti dei Colli Euganeiproviene uno di quei vini che meriterebbero una popolarità più vasta: è il Fior d’Arancio ottenuto da uve Moscato giallo dei Colli Euganei di cui si hanno versioni frizzanti e ferme. Ottima quella ferma della Fattoria Quota 101 fresca, aromatica e che al palato ricorda i chicchi d’uva.

La Cantina di Carpi e Sorbaraha proposto un confronto interessante e ricco di sorprese (gradite) tra Omaggioa Gino Friedman e Novecento03. Si è nel grande e variegato mondo del Lambrusco, un vino che finalmente sta conoscendo una giusta rivalutazione e che presenta, molto spesso, un corretto rapporto qualità/prezzo. Il primo – elegante e austero – recupera in chiave evoluta l’essenza più autentica del Sorbara mentre il Salamino di Santa Croce Novecento03è morbido e fruttato ed è particolarmente adatto per l’horeca. Notevoli anche il Lambrusco amabile il Duomoe il Pignoletto Colli Bolognesi, un vino che a buon diritto può essere considerato tra i grandi bianchi.

Il Classico Pignoletto della Manaresi insieme al Pignoletto Frizzantee al Duesettanta -in cui il Pignoletto incontra Sauvignon e Chardonnay con esiti incredibili- presentano una tavolozza di profumi e sapori che sembrano la proiezione enologica dell’armonia creativa di nonno Paolo (pittore e incisore) cui è dedicata la Cantina.

Originale e frizzante il Doppio Bianco della Tre Monti, bella realtà romagnola che aderisce in toto alla filosofia produttiva del biologico: da ricordare anche Sono Bianco e Sono Rosso, due vini di grande freschezza e vivacità e totalmente privi di solfiti. Molto interessante anche il Thea Bianco ottenuto da Petit Manseng in purezza.

Nella vasta e variegata panoramica delle italiche ‘bollicine’ si distinguono quelle della Cantina della Volta cui si deve un’interessante novità: il Christian Bellei bianco, ottimo spumante metodo classico ottenuto dalla spumantizzazione in bianco di uve di Lambrusco di Sorbara. Delizioso anche all’occhio il Rosè dalla raffinata eleganza. Notevole la linea Mattaglia ottenuta dalle uve Chardonnay e Pinot Nero del vigneto di Riccò Serra Mazzoni simile per caratteristiche al territorio dello Champagne.

Il Bricco della Bigotta (annata 2011) di Braida splendida Barbera d’Asti creata dal grande Giacomo Bologna – mi ha fatto rivivere l’esplosione di profumi e sensazioni che fanno grande la Barbera se ben trattata in vigna e vinificata. Anche La Monella 2015 (barbera vivace da bere a tutto pasto) e il Brachetto d’Acqui 2015, (vino straordinario come aperitivo o con la frutta fresca) confermano l’eccellenza dell’annata.

Dalle colline piemontesi alle montagne abruzzesi: cambiano i panorami, ma non la qualità quando si tratta di Masciarelli, altra azienda simbolo dell’enologia italiana e dei vini abruzzesi portati a livelli d’eccellenza. Cerasuolo, Pecorino e Trebbiano d’Abruzzo– ciascuno con le proprie caratteristiche – rappresentano un bel bere e si abbinano a moltissimi piatti anche non della tradizione locale, ma il capolavoro è Moltepulciano d’Abruzzoin tutte le sue declinazioni (sempre in purezza). Per intensità, morbidezza e persistenza il Moltepulciano d’Abruzzo Marina Cvetic del 2011 fa parte con pieno diritto di quella ristretta cerchia di vini invidiati da tutto il mondo. L’azienda è tra quelle sempre più numerose brillantemente guidate da donne: per rispettare questo filo conduttore conclude il ‘pellegrinaggio’ la Gold edition, novità 2016 della Domenis, una grappa riserva ottenuta da una selezione di vinacce di uve bianche e nere dei colli Friulani. Il perfetto equilibrio tra la ricchezza aromatica delle uve bianche e l’elegante rotondità delle nere si traduce in un distillato con un dorato particolarissimo, una morbidezza che non fa supporre i 52° di volume e un bouquet inebriante.