In viaggio con Vang Gogh a Vicenza. Una grande mostra curata da Marco Goldin

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«Van Gogh, Tra il grano e il cielo», presenta eccezionalmente un numero altissimo di opere del pittore olandese, 43 dipinti e 86 disegni tutti di altissimo livello, dal 7 ottobre all’8 aprile 2018 nella Basilica Palladiana di Vicenza. Ma, intorno a questa mostra senza eguali, il curatore Marco Goldin ha ideato il “Progetto van Gogh”, che rende l’evento più articolato e fa della grande esposizione il suo fulcro. Goldin infatti racconta la mostra «Van Gogh, tra il grano e il cielo» e – come ci illustra lo storico dell’arte tra le sale della grande mostra – «Sarà una totale immersione nella vita del pittore, anche nei luoghi che hanno visto la sua sofferenza». Goldin ha girato il documentario nei siti in cui ha vissuto l’artista olandese che rivoluzionò il concetto stesso di pittura. Esso concluderà il percorso espositivo che si è avvalso dell’apporto fondamentale di quello scrigno vangoghiano che è il Kröller-Müller Museum in Olanda

La mostra ricostruisce con precisione l’intera vicenda biografica, ponendo dapprincipio l’accento sui decisivi anni olandesi che, dall’autunno del 1880 nelle miniere del Borinage in Belgio, quando svolgeva la funzione di predicatore laico per i minatori della zona, fino ai quadri conclusivi con i campi di grano realizzati a Auvers-sur-Oise nel 1890 pochi giorni prima di morire, sono una sorta di stigmate infiammata e continuamente protratta.
Una vera e propria via crucis nel dolore e nella disperazione del vivere. Come entrare nel laboratorio dell’anima di Van Gogh, in quel luogo segreto, noto solo a lui, nel quale si sono formate le sue immagini. Spesso nella condivisione di alcuni temi in primo luogo con Jean-François Millet e poi con gli artisti della cosiddetta Scuola dell’Aia, una sorta di versione olandese della Scuola di Barbizon.

E in questo laboratorio ci si addentrerà con rispetto e con circospezione, facendosi aiutare dalle fondamentali lettere che Vincent inviava, come un vero e proprio diario del cuore straziato, in modo particolare dal fratello Théo, ma non solo. Le lettere costituiranno quindi, giorno dopo giorno, come fogli di un diario, il filo conduttore della mostra, perché attraverso le parole si possa penetrare fino in fondo nel mistero struggente della bellezza di un’opera che non cessa di affascinarci. Perché così fortemente connaturata alla presentazione di una vita sempre sul limite. Dalle prime lettere legate all’attività artistica fino a quella conclusiva trovatagli in tasca nel 1890 quando si spara un colpo di rivoltella a Auvers-sur-Oise.
Come afferma Goldin: «La mostra, al di là della vastissima presenza di opere, l’ho pensata come precisa ricostruzione della vita di Vincent van Gogh, seguendolo non solo nei dieci anni che vanno dal 1880 al 1890, ma anche nel decennio precedente, quello che prepara l’attività artistica. In questo senso, di fondamentale importanza è stata per me la rilettura e il nuovo studio delle lettere, soprattutto all’amato fratello Théo. Anche quelle scritte dal 1872 all’estate del 1880, quando da Cuesmes in Belgio annuncia, appunto a Théo, di voler diventare un artista.

È il tempo dei suoi vagabondaggi, per i vari tentativi e fallimenti tra lavoro e aspirazioni teologiche, tra Olanda, Inghilterra, Francia e Belgio. Prima del suo percorso vero e proprio tra Brabante olandese e Francia, da Parigi, alla Provenza a Auvers. Per questo motivo abbiamo editato un nuovo libro, che accompagnerà la mostra, con cento lettere appositamente tradotte, includendo prima di tutto quelle che riguardano le opere esposte, oltre ad alcune altre fondamentali per la storia di Van Gogh».
Un tema, dunque, della rassegna è il viaggio: la mostra si snoda come un vero e proprio percorso anche nei luoghi in cui l’artista ha vissuto. Uno dei maggiori punti di fascino è la nella quale, attraverso un grande plastico di 20 metri quadrati, è stato ricostruito alla perfezione l’istituto di cura per malattie mentali di Saint-Paul-de-Mausole a Saint-Rémy, in cui Van Gogh ha scelto di farsi ricoverare da maggio 1889 a maggio 1890. Un’immersione in un luogo sì di sofferenza ,a nel quale, e intorno al quale, il pittore ha generato tanta bellezza.

Nel Progetto Van Gogh rientra anche un film originale, Van Gogh. Storia di una vita, appositamente creato per raccontare la vita e l’opera dell’artista, proiettato in una vera e propria sala di cinema , studiata in ogni dettaglio tecnico, e realizzato da Goldin: «è stato per me entusiasmante realizzare questo mio primo film documentario, arricchiti da meravigliose immagini che abbiano girato in tutti i luoghi di Van Gogh. Un film destinato a vivere come un prodotto anche slegato dalla mostra e per questo lo abbiamo raccolto in un dvd in vendita». Sullo schermo scorreranno immagini spettacolari, anche frutto di riprese dall’alto, e si potranno vedere luoghi, come il padiglione dell’ospedale psichiatrico di Saint-Paul-de-Mausole a Saint Remy, che eccezionalmente sono stati aperti alle telecamere.
Dall’arte alle lettere, dal cinema al teatro, il progetto si è ramificato in vari linguaggi artistici. Infatti a chiudere il cerchio è lo spettacolo teatrale di cui Goldin ha scritto il breve monologo, Canto dolente d’amore (l’ultimo giorno di Van Gogh), che l’attore protagonista reciterà sotto un ultimo albero della vita, accanto a un ultimo campo di grano:

«Tempo dopo averlo scritto – dice Marco Goldin – ho provato il desiderio che un pittore potesse non illustrarne alcune scene, ma traendovi spunto desse loro una temperatura d’anima e di colore. Allora ho chiamato un artista che stimo molto, Matteo Massagrande, e gli ho mandato il testo dicendogli: ‘Io l’ho scritta, tu la dipingerai come vorrai’. Ed è nata pertanto una mostra, fatta di qualche decins di studi preparatori e di sette quadri finali. Chi mi consoce, sa che amo da sempre scoprire come la pittura contemporanea di qualità possa dialogare con la pittura dei secoli passati. Una volta ancora, ho voluto farlo. E un libro ne resterà quale testimonianza». 

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