Fino al 28 gennaio Thomas Huber in mostra a Lugano, con la personale Lago Maggiore

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Lugano può essere considerata una porta verso il nord Europa da cui arrivano nuovi spunti culturali che ci permettono di conoscere personalità artistiche eclettiche come Thomas Huber, di cui la città svizzera, grazie a due mostre, ha offerto una visione ad ampio spettro

La prima, terminata il 9 dicembre 2023, si è svolta presso la vivace Kromya Art Gallery con il titolo On Perspective e ha fornito un’interessante panoramica sulla sua produzione dal 2012 al 2020. Apparentemente monotematica Lago Maggiore (personale nata durante il periodo del Covid) in atto fino al 28 gennaio 2024 al Masi (facente parte del Lac, Polo Culturale che dal 2015 rende più ricca e accattivante l’offerta culturale cittadina).

Come suggerisce il titolo, sua fonte d’ispirazione è il Lago Maggiore le cui straordinarie bellezze sono amatissime dall’artista che comunica la sua estatica meraviglia di fronte alla cangiante potenza della natura.

Che quest’ultima offra in ogni luogo sfumature diverse non solo ogni giorno e ogni stagione, ma anche in ogni momento è il grande regalo di cui ciascuno può godere sempre e gratuitamente se impara a osservare con attenzione un tramonto, una pianta, un giardinetto… Grazie alle varie e sfaccettate trasformazioni tali spettacoli possono consolare tante solitudini proprio per il divenire continuo e tendente all’infinito di fotogrammi diversi. Se poi, come è successo a Huber, si è trovata una casa su un lago incastonato in un territorio montano, al confine tra Italia e Svizzera, precisamente vicino a Cannobio, con panorami stupendi e scorci a grandangolo – che gli ricordano quelli della casa dell’infanzia sul lago di Zurigo – allora si comprende come possa essere nata un’esposizione come Lago Maggiore.

Molti artisti hanno scelto di esprimersi attraverso cicli monotematici sul paesaggio, ma nessuno pare precursore diretto di Huber quanto Ferdinand Hodler che si è dedicato a tale tematica quando aveva tempo libero lasciandoci tra l’altro sereni, meravigliosi e idealizzati laghi di Thun e Léman con il Monte Bianco sullo sfondo.

Non importa se la sala dove è ospitata la mostra non ha finestre perché le settanta grandi opere tra oli e acquerelli annullano le pareti con altrettanti scorci lacustri e i visitatori vengono attratti dalle varie vedute: ciascuno può sentirsi unico spettatore in questi angoli di paradiso dove non compare nessun segno di vita, tantomeno umano. Chi osserva si sente inglobato all’interno come se fosse l’unico privilegiato. Non meraviglia, quindi, che parecchie opere abbiano come titolo il giorno in cui sono state “rubate” a madre natura con un assillante metodo quasi sperimentale (quindi scientifico) e insieme con i sensibili e commossi occhi di sentimenti religiosamente composti.

L’artista svizzero fissa gli emozionanti panorami lacustri su acquerelli e li trasforma in affascinanti oli di grandi dimensioni nel suo fantastico studio di Berlino dove vive da tempo.

Primogenito di una famiglia protestante dell’alta borghesia (entrambi i genitori erano affermati architetti), nasce a Zurigo (1955) di cui respira il clima culturale anche in famiglia e dove completati gli studi si dedica all’arte. Frequenta a Basilea la Kunstgewerbeschule (Scuola d’Arti applicate), a Londra il Royal College e a Düsseldorf con altri artisti la Staatliche Kunstakademie (Accademia di Belle Arti) guidata da Fritz Schwegler (straordinario ed eclettico professore, scultore, poeta, pittore e musicista). Sviluppa così un suo particolare stile pittorico, diverso da quelli in voga.  È Kasper König, esperto e curatore d’arte tra i più autorevoli, che nel 1984 invitandolo alla mostra “Von hier aus” di Düsseldorf (tra le più prestigiose degli anni Ottanta) lo farà conoscere a livello internazionale aprendogli le porte di una fortunata carriera ricca di successo, premi, mostre e importanti incarichi nel mondo dell’arte. Le sue opere sono così accolte in famosi musei e istituzioni: Centre Pompidou a Parigi, Kunsthaus a Zurigo, Fundación Joan Miró a Barcellona, Museum Boijmans Van Beuningen a Rotterdam, Aargauer Kunsthaus ad Aarau, Mamco a Ginevra, Kunstmuseum a Bonn e Mona a Hobart.

Soggetto principale di questa esposizione – ideata dallo stesso Thomas Huber e organizzata nonché coordinata da Ludovica Introini – è dunque l’acqua con ciò che la circonda partendo da Heimkehr (Ritorno a casa), opera iconica che nel ciclo del Lago Maggiore rappresenta un ritorno allo sfaccettato scenario di laghi, montagne e cieli svizzeri come nuova fonte di ispirazione e funge da raccordo tra le precedenti e le attuali tematiche con i relativi simboli cari all’artista. Restano riferimenti all’architettura, elemento fondamentale della precedente fase pittorica, in un gioco dialettico tra realtà e sogno illusionistico che suggeriscono prospettive e percezioni diverse ed enigmatiche in “quadri nel quadro”, ricchi di una pluralità sinestetica di simboli e metafore. L’acqua del lago rappresenta il profondo dell’anima, il suono delle campane diventa segno grafico e il vento che soffia da nord a sud – muovendo l’acqua, dando forme giocosamente mutevoli alle nuvole e gonfiando le tende delle finestre (anche queste “quadro nel quadro”) sempre aperte – è respiro… della natura e dell’uomo quindi della vita.

Profluvio di colori seducenti, infiniti azzurri, blu, rosa, pochi bianchi come J’accuse per la sconsiderata perdita di neve e ghiacciai… e altri colori, brulichio di luci pulsanti e palpitanti che si riflettono anche nell’acqua non solo nei dipinti a olio (sempre con superfici lisce e senza tracce di pennellate), ma anche negli acquerelli e nei lavori a matita su carta… un mondo complesso che, pur avendo Huber seguito per un po’ finalità commerciali, come lui stesso ha raccontato, è frutto anche di studi, riflessioni e ricerche nel corso delle quali rivela di avere sentito “il dolce battito delle ali degli angeli” che, possiamo aggiungere, lo hanno aiutato a carpire e raccontare i segreti del lago, del mondo e del vivere.

Molto utile per approfondire l’artista il catalogo trilingue (italiano, francese e tedesco) pubblicato da Distanz con testi di Thomas Huber e Barbara Alms.