‘Percorsi e sapori’. I Monti Lessini: non solo Durello

0

A cavallo delle provincie di Verona e Vicenza, dove le Prealpi si trasformano in un sistema collinare per divenire poi pianura, vi è un’area vinicola molto interessante anche per la particolarità del terreno di natura vulcanica (testimonianza dell’antica attività eruttiva della zona) che conferisce al vino grande sapidità grazie alla ricchezza di sali minerali.

 Sono i Monti Lessini (nome delle Prealpi veronesi) e vi si alleva la ‘Durella’ (vitigno quasi esclusivo della zona) da cui si ottiene un vino molto interessante, e non solo per l’area veneta: il Durello, la cui notorietà è stata per decenni oscurata dai grandi classici della zona come Soave, Amarone, Valpolicella, Bardolino… La sua storia, però, è antica: se la prima citazione certa è del 1825 (Acerbi descrive un vitigno Durella coltivato nel Vicentino, ma sembra certo che nel 1700 fosse molto diffuso anche nella parte orientale del Veronese), risale, invece, al 1292 la segnalazione di un’Uva Durasena (derivata dall’uva “duracinus” citata da Plinio il Vecchio nel ‘De Agricoltura’) la cui descrizione fa pensare di essere in presenza del ceppo originario della Durella.

 

Il nome deriva dall’avere gli acini bucce molto spesse e resistenti (cioè dure) o dalla grande acidità che, oltre a rendere il vitigno ottimo per la spumantizzazione, assicura al vino longevità (anche dieci anni), ma lo rende spigoloso e quindi ‘duro’ o da entrambi i motivi.

La viticoltura, così come la coltura dell’olivo, è inoltre importante per il paesaggio e quello dei Monti Lessini è fortemente caratterizzato da vigneti – generalmente a pergola veronese – qua e là interrotti da gruppi di alberi di ciliegio dai frutti particolarmente gustosi e ricercati.

D’altra parte se l’agricoltura rappresenta da sempre un’antropizzazione rispettosa della natura, il vino e la cucina sono espressione e sintesi della storia, della cultura e dell’evoluzione dello status sociale di una popolazione (si pensi ai ridondanti piatti dei nobili e a quelli pieni di fantasia del popolo): un percorso tra le tipicità fa, quindi, conoscere una zona meglio di molti trattati.

I luoghi, la storia

La zona dei Monti Lessini è anche ricca di tracce di civiltà e ricchezze antiche e la nostra esplorazione incontra subito la settecentesca Villa Cordellina di Montecchio Maggiore affrescata da un simbolo dell’arte veneta: Giovan Battista Tiepolo che nel 1743 vi realizzò un ciclo pittorico su Scipione l’Africano e Alessandro Magno. È la zona in cui è nata la storia romantica di Giulietta e Romeo (fatta emigrare da Shakespeare a Verona): vi sono, infatti, i Castelli di Montecchio (quello di Villa è indicato dalla tradizione come il Castello di Romeo Montecchi) costruiti nel XIV secolo dagli Scaligeri, che governavano Verona e Vicenza, a difesa del territorio compreso tra la valle del Chiampo e dell’Agno e la pianura.  

Villa Cordellina a Montecchio Maggiore

Nella vicina Montorso, la scenografica Villa Da Porto progettata dall’architetto francese Charrette conquista con il suo fascino, anche se purtroppo mostra i danni del tempo e della guerra del 1915-18. Fortini medievali e le caratteristiche ‘colombare’ (antiche torri per la sorveglianza del territorio e l’allevamento dei colombi) s’incontrano ovunque sparse per la campagna dominata dalla coltivazione della vite la cui storia secolare è testimoniata dagli ‘statuti medievali’ di Agugliana, Selva e Montecchia di Crosara. Infinite sono le suggestioni offerte a un viaggiatore attento: dal fascino dei boschi della Val Nera alla lavorazione del cuoio a San Giovanni Ilarione, al museo di Bolca conosciuto in tutto il mondo per i fossili esposti tra cui un’ampelidea, antenata della vitis vinifera, ma su tutto dominano il Durello e i prodotti di una grande cucina.

 

Piatti e prodotti del territorio

    Essendo tra Verona e Vicenza l’area del Durello è una sintesi delle due tradizioni, simili ma con alcuni piatti particolari: d’origine veronese è la pastissada de caval, mentre è soprattutto vicentina la tradizione del baccalà (la ricetta più famosa ‘alla vicentina’ è la ragion d’essere di una Confraternita in abiti medievali) da accompagnare con la polenta di Marano dal sapore speciale non essendo stata contaminata da ibridi esterni. Al cavallo (localmente cucinato ai ferri) veronese il Vicentino risponde con il musso (cioè l’asino) in umido e le lumache al sugo rosso. Eccezionale è nella stagione primaverile il bianco asparago di Bassano specialmente se con ‘le uova al modo locale’ che si abbinano in modo eccezionale con il Durello sia fermo sia spumante, eventualmente preceduto da un Risotto alla veneta con Radicchio di Verona mantecato al Monteveronese.

 

Tra i prodotti della terra non si può non gustare (se si trova) la patata di Rotzo: una delle più gustose al mondo.

Formaggi e salumi sono compagni ideali del Durello specialmente se di grande qualità come la Sopressa vicentina (più dolce delle altre perché è tradizione alimentare i maiali anche con castagne e patate) e l’Asiago però nella versione stagionata (da non confondere con quello ‘pressato’ maturato solo poche settimane).

Naturalmente in ogni paese dei Monti Lessini vi sono ristoranti e trattorie che propongono la cucina tradizionale: una vera sfida è sul baccalà.

 

I ristoranti: tradizione e creatività

Però un vino moderno come il Durello non si abbina solo con i piatti della tradizione e la ristorazione non si limita a una cucina classica: vi sono alcuni locali – di notevole livello e con un ottimo rapporto qualità/prezzo – che offrono piatti innovativi anche se con riferimento alla tradizione utilizzando nei limiti del possibile e della qualità prodotti del luogo.

Meritano una visita per la classe e il livello della cucina a Barbarano Vicentinoil ristorante Aqua Crua in cui lo chef Giuliano Baldessari (già sous chef allo stellato Le Calandre) propone una cucina leggera, fresca e ispirata a un concetto di trasparenza e non solo perché cucina e sala sono in un unico ambiente. Non si può essere in zona e non assaporare la ‘Ricciola con salsa di mandorle, agretti e gnocco di patate viola’ o il ‘Carpaccio con raperonzoli, scampi, anice stellato ed erbette’: piatti meno lontani dalla classica cucina della zona di quanto possa sembrare a prima vista.

Altra tappa da non mancare è la Locanda Le Musea Locara di San Bonifacio: lo chef Davide Piva propone una cucina internazionale riletta secondo influssi locali con risultati veramente interessanti come la ‘Zuppa di cicerchie e gamberi dorati con crackers di quinoa e alga nori’ o il ‘Petto d’anitra laccato al miele fiori d’arancio del Messico’.

 

Infine nell’Antica Trattoria Al Pesso a Trissino (da cui si gode uno splendido panorama) lo chef Paolo Strobe propone una cucina all’insegna della tradizione veneta rivisitata con creatività: da non mancare la ‘Soppressa nostrana con pan brioche, asparagi e grana a scaglie’ o il ‘Risotto con asparagi, formaggio morlacco e nocciole’ e il ‘Filetto di maialino bardato con polenta fritta, caponata di verdure e salsa alla pancetta affumicata’. E il Durello in tutte le sue versioni valorizza questi splendidi piatti che attendono solo di essere gustati.


La scheda del Durello

In tutte le sue tipologie il Durello può essere ottenuto o da uve Durella in purezza o da uve Durella (85% minimo) con il concorso di uve Garganega, Pinot Bianco, Chardonnay e Pinot nero (da sole o congiuntamente) per un massimo del 15%.

La tipologia spumante è attualmente quella più diffusa e di successo anche a livello internazionale. Il Lessini Durello doc spumante (11% vol.) è ottenuto sia con il metodoCharmat il quale conferisce grande morbidezza e freschezza, sia con il metodo classico che ne esalta l’equilibrio e una struttura più complessa.

Alla vista ha un bel colore giallo paglierino tenue con riflessi verdognoli e un perlage fine e persistente.

Al naso presenta un bouquet con i caratteristici sentori di iodio che esaltano le note floreali di sambuco.

In bocca è gradevolmente acidulo, fresco, con aromi di mela e agrumi, grande mineralità e una consistenza tannica che rende il perlage stuzzicante. Sapido, ha sentori di crosta di pane appena accennati e un lungo retrogusto minerale e amarognolo.

Le Riserve (12% vol.) restano sui lieviti almeno tre anni e rappresentano il massimo dell’equilibrio e delle caratteristiche sia come bouquet, sia come complessità di sapori arricchiti da delicati sentori di lievito.

Il Monti Lessini Durello doc è la tipologia ferma (10,5% vol.). Alla vista è giallo paglierino pieno. Al naso presenta un bouquet fresco e sapido, delicatamente fruttato. In bocca è secco, leggero di corpo, gradevolmente acidulo, minerale, leggermente tannico, floreale, moderatamente fruttato, beverino e suadente. Se sostenuto da vendemmie tardive, ha una forte personalità. La versione Vivace ha una residua presenza di CO2.

Il Monti Lessini Durello Passito doc è ottenuto dall’appassimento nei fruttai delle uve per alcuni mesi. Rispetto ad altri vini ottenuti con lo stesso metodo è del tutto particolare perché l’acidità tipica della Durella sviluppa una grande armonia e un ‘dolce’ equilibrato. Alla vista è di un bel colore dorato. Al naso presenta un bouquet intenso di uva passa e miele. In bocca è dolce, ma non stucchevole per la freschezza che lo caratterizza.

 

Info: Consorzio Tutela Vino Lessini Durello – 37038 SOAVE (Verona)
tel.045 7681578 – www.montilessini.com