Maltempo e crisi climatica: Bergamo laboratorio internazionale per le strategie urbane

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I violenti fenomeni atmosferici che sempre più spesso colpiscono Italia ed Europa segnalano l’urgenza di città resilienti. A Bergamo il Landscape Festival riunisce esperti internazionali per proporre strategie e modelli di nuovi ecosistemi urbani

Nubifragi, piogge torrenziali e alluvioni lampo che devastano interi territori non sono più episodi isolati, ma un segnale inequivocabile della vulnerabilità delle città europee di fronte al cambiamento climatico. La cronaca quotidiana degli ultimi mesi – strade sommerse, infrastrutture interrotte, vite spezzate – evidenzia quanto il modello urbano del Novecento, basato su impermeabilizzazione, consumo di suolo e rigidità funzionale, non sia più sostenibile. In questo scenario, la questione climatica non è solo emergenza ambientale, ma anche tema strategico di governo del territorio.

Proprio a questa urgenza è dedicato l’International Meeting of Landscape and Garden, appuntamento di punta del Landscape Festival – I Maestri del Paesaggio, che si è svolto a Bergamo il 19 e 20 settembre. Due giornate di confronto internazionale e alta formazione che vedranno architetti, paesaggisti e garden designer da tutto il mondo condividere visioni e strategie per ripensare le città come nuovi ecosistemi urbani, capaci di mitigare gli effetti degli eventi estremi, rigenerare le risorse e restituire qualità di vita ai cittadini.

Il tema scelto per l’edizione 2025, “New Urban Ecosystem”, sintetizza la necessità di un approccio sistemico e inclusivo. Non si tratta solo di inserire aree verdi o di creare parchi urbani, ma di ripensare la città nel suo insieme come organismo vivente, in cui infrastrutture, natura e comunità interagiscono. A interpretare questa visione è stata chiamata Sarah Price, tra le più autorevoli voci del landscape design internazionale, tre volte medaglia d’oro al Chelsea Flower Show. Per il Festival ha ridisegnato la Green Square di Piazza Vecchia ispirandosi ai colori vibranti e alle texture dei dipinti rinascimentali della Accademia Carrara. Il risultato è un paesaggio immersivo di tronchi, rami, fiori ed erbacee ornamentali che diventa metafora di città come organismi fertili e armonici, in cui estetica e funzione ecologica convivono in equilibrio. Un invito a immaginare spazi urbani capaci di assorbire le acque piovane, ridurre le isole di calore e ricostituire biodiversità.

L’International Meeting ha portato a Bergamo figure di rilievo del paesaggismo contemporaneo come Jon Hazelwood (Australia), Mariana Siqueira (Brasile), Aniket Bhagwat (India), Kathryn Gustafson (UK), Florian Strauß (Germania), Gioia Gibelli (Italia) e i fondatori di Apiary Studio (USA), e soluzioni che spaziano dalla de-impermeabilizzazione dei suoli alla progettazione di giardini naturalistici, dalla tutela del suolo come risorsa chiave del ciclo idrico alle infrastrutture verdi nelle metropoli, offrendo un panorama globale di pratiche innovative.

L’appuntamento bergamasco non è solo un convegno, ma un laboratorio di conoscenze in cui la dimensione estetica del paesaggio dialoga con quella tecnica, normativa ed economica. L’edizione 2025 ha registrato un ottimo riscontro, confermando il ruolo di Bergamo come piattaforma internazionale per riflettere sul futuro delle città. Nato con l’obiettivo di portare il dibattito sul paesaggio fuori dagli ambiti specialistici, il Festival è diventato negli anni uno dei più autorevoli spazi di confronto al mondo, capace di coniugare sensibilità estetica e rigore scientifico. In un Paese esposto come l’Italia, dove il dissesto idrogeologico e le ondate di calore aumentano in frequenza e intensità, iniziative come questa indicano una direzione chiara: solo città pensate come nuovi ecosistemi urbani potranno affrontare la crisi climatica con strumenti adeguati, trasformando l’emergenza in occasione di rigenerazione e bellezza condivisa.

Il messaggio che emerge da Bergamo va oltre il settore del paesaggismo. Coinvolge amministratori pubblici, progettisti, imprenditori, operatori dell’ospitalità e della cultura urbana. Perché la resilienza climatica non è un tema tecnico confinato agli specialisti, ma un requisito di competitività e qualità della vita per ogni territorio. Significa infrastrutture verdi e blu integrate nella pianificazione urbana, soluzioni basate sulla natura, gestione intelligente delle acque meteoriche, uso di materiali a basse emissioni di carbonio, attenzione alle comunità locali e al loro benessere. In sintesi: ripensare il modo stesso di abitare le città.

In questo contesto, il Landscape Festival di Bergamo assume il ruolo di cerniera tra cultura e pratica, tra visione e realizzazione. Mette a sistema esperienze internazionali, promuove formazione di qualità, crea reti professionali, sensibilizza il pubblico. E mentre le cronache del maltempo continuano a riempire i notiziari, questo appuntamento dimostra che esiste una via possibile per reagire: trasformare le città in nuovi ecosistemi urbani, progettati per resistere, proteggere e rigenerare.

 

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