In Catalogna la primavera non è un semplice cambio di calendario: è un rituale condiviso, fatto di libri, fiori e paesaggi che mutano volto per qualche settimana soltanto. È il momento migliore per attraversare la regione seguendo un filo rosso – anzi, rosa – che lega giardini storici, borghi medievali, festival urbani e campagne in trasformazione

Il 23 aprile Barcellona si riscrive da zero. Bancarelle ovunque, pagine che sfogliano il vento e rose rosse che invadono strade e viali. È il giorno di Sant Jordi, patrono della Catalogna e simbolo di un rito urbano che mescola letteratura e sentimento.
Secondo la leggenda, fu proprio qui vicino, a Montblanc, che Jordi uccise il drago e dal suo sangue nacque un roseto. Oggi il gesto si traduce nello scambio tra rose e libri: un rito laico che unisce generazioni e trasforma luoghi iconici come le Ramblas e Passeig de Gràcia, con un’epifania di petali anche sulla facciata di Casa Batlló, che per tre giorni si veste di fiori.
Dall’11 al 19 maggio Girona esplode. Temps de Flors, giunto alla sua 69ª edizione, è uno dei momenti più attesi dell’anno. Installazioni, sculture botaniche, interventi temporanei: più di cento luoghi – chiostri, cortili, scalinate, piazze, biblioteche – diventano un unico percorso visivo dentro e fuori il Barri Vell, il centro storico che ruota intorno alla Catedral.
Accanto al festival, la città aggiunge un capitolo gastronomico: #Gastroflors, con piatti che giocano sui fiori eduli e che rendono commestibile la metafora. A completare il mosaico, musica e castells, le torri umane patrimonio Unesco.
Se la Provenza offre forse la più famosa fioritura della lavanda, la Catalogna risponde con un’altra immagine iconica: i peschi in fiore di Aitona. In questa cittadina della pianura di Lleida, i filari esplodono in un rosa saturo e quasi ipnotico.
Il progetto Fruiturisme permette di vivere l’evento da ogni prospettiva: dall’alto, in mongolfiera, con uno sguardo unico sulla distesa color magenta; oppure da vicino, con tour in bicicletta o piccoli bus guidati direttamente dai frutticoltori. È una fioritura effimera, che dura pochi giorni, ed è proprio questo a renderla magnetica.
Lungo la Costa Brava si concentra un patrimonio verde che ha pochi equivalenti nel Mediterraneo. Tre giardini botanici, tre anime diverse, un’unica idea di bellezza scolpita tra scogliere e terrazze sul mare.
Il Jardí Botànic Marimurtra di Blanes è il più iconico: oltre 4.000 specie botaniche dai cinque continenti distribuite in tre giardini che precipitano verso il mare. Nato dal sogno di Carl Faust, imprenditore tedesco che un secolo fa immaginò un Eden sospeso tra cielo e acqua, oggi ospita un ricco programma di visite guidate e attività di divulgazione.
Poco distante, a Lloret de Mar, i Jardins de Santa Clotilde offrono una lettura più architettonica del paesaggio. Progettati nel 1919 da Rubió i Tudurí secondo il modello rinascimentale italiano, hanno un disegno geometrico che contrasta con la ruvidità della costa. Rampe, terrazze, statue e specie autoctone accompagnano una passeggiata che alterna pieni e vuoti, ombre e panorami.
Infine, tra Palafrugell e Mont-ras, i Jardins de Cap Roig raccontano un’altra storia: quella dei coniugi Woevodsky e Webster, che nel 1927 crearono un parco di 17 ettari oggi arricchito da oltre 800 specie botaniche e 21 sculture contemporanee – da Jaume Plensa a Santi Moix. In primavera Cap Roig diventa teatro di attività all’aria aperta, laboratori per famiglie, reading letterari e picnic che riportano il giardino alla sua natura originaria: un luogo da vivere.
Maria Giovanna Genovese
