Solothurn, la città dell’11: una bomboniera barocca in riva all’Aare

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I ticinesi la chiamano Soletta: è il capoluogo di uno dei cantoni più piccoli della Svizzera. Conquista per le sue atmosfere serene, venate di stile francese e italiano. E’ sede del più importante festival cinematografico elvetico che apre ai primi di agosto. Al castello di Waldegg è passata la storia, in città anche Casanova, Sophia Loren e Jane Fonda

Sola… Soletta. Quasi avvolta in una nuvola senza tempo. Città dal fascino discreto Soletta, 16.000 anime appena, che i più conoscono con il nome di Solothurn. I ticinesi però raccomandano: in italiano si dice Soletta, in francese Soleure e in romancio Soloturn. E’ il destino delle città dall’anima plurima, che hanno fatto della contaminazione culturale il proprio valore. Ma Soletta / Solothurn, che da qui in avanti per comodità chiameremo Solothurn, come ormai è indicata nella mappe internazionali, ha un’altra particolarità: è legata al numero 11! Undici che ricorre nella sua stessa storia: 11 chiese, 11 musei, 11 fontane, 11 corporazioni… L’orologio della che alle 11 si ferma per un’ora. Senza contare i tanti altri ambiti in cui questo numero “maestro”, simbolo di intuizione, saggezza e percezione, ricorre in città. Per esempio anche all’interno e nella facciata (dove nella parte alta spiccano 11 statue di santi) della barocca Cattedrale di Sant’Orso, dedicata al martire tebano patrono della città che qui venne decapitato per la sua fede insieme a San Vittore. Se siete nati l’11 novembre – e magari alle ore 11 – potreste candidarvi alla cittadinanza onoraria. Le donne, poi, godono di un privilegio particolare: possono arrivare 11 minuti in ritardo, sempre. Sicure di ottenere comprensione.

A fondarla fu l’imperatore romano Tiberio

Ecco, è l’alto profilo della cattedrale progettata dall’asconese Gaetano Matteo Pisoni e ultimata dal nipote Paolo Antonio Pisoni, insieme a quello della Chiesa dei Gesuiti del 1689 e all’antichissima Torre dell’Orologio a svettare quando, attraversando uno dei ponti sul fiume Aare, si entra in città. Sospesa fra Medio Evo e rinascimento Solothurn (che è comunque di origine romana, fondata nel 20 d.C. dall’imperatore Tiberio con il nome di Salodorum) da ogni epoca sembra aver ereditato uno stile e anche tante storie. Le prime, entrando, le racconta lo storico hotel Corona, dove ha soggiornato anche Sophia Loren. Poco lontano c’è la casa dove, nel ‘700, soggiornò Giacomo Casanova che per mantenere alta la sua fama riuscì nell’intento di rubare il cuore alla figlia del signor Von Roll, nome che tuttora in città suscita reverenza. Monica Di Giannatale, guida di lingua italiana, è un fiume in piena quando racconta i segreti di questa città, visitata anche da Jane Fonda. Non a caso qui si tiene il festival cinematografico più prestigioso della Svizzera, istituito addirittura nel 1966 e richiamo irresistibile, ogni anno, per oltre 60.000 appassionati. Ma non ci sono soltanto dei passatempo “impegnati” in città: in centro si pratica l’Urban Golf, che è assai divertente e ironico. Si può anche fare una crociera sul fiume Aare fino a Bienne. Insomma, guardarsi intorno…

E pensare che Solothurn fino al 1905 era cinta da poderose mura rinascimentali, a forma di stella. Ci volle una sottoscrizione popolare per salvarne almeno un tratto, nei pressi della Baseltor, ovvero la porta turrita di Basilea su cui è addossato l’albergo più antico della città, il Baseltor, luogo tenuto come una reliquia, tuttora locanda e osteria, dove si dorme circondati dal fascino di stanze medievali e dove si possono gustare cibi che rispettano così tanto la tradizione che persino Slow Food, sì l’italiana Slow Food, segnala questo locale ricco di angolini suggestivi anche all’aperto. Una pianta, un’insegna in ferro battuto, una finestra. Qui tutto è pensato per far star bene.

La Baseltor e il castello di Waldegg, simboli di due mondi

Ecco, sono le atmosfere che a Solothurn conquistano. Perché trasmettono serenità e bellezza, invitano al ritmo lento, alla sosta. Ogni angolo del centro evoca qualche episodio storico. La Rathaus, ovvero il municipio, è del 1476 ed esibisce delle ricche decorazioni rinascimentali. Il Vecchio Arsenale, ovvero l’Alte Zeughaus, è una massiccia costruzione del 1610 che racchiude una della più interessanti collezioni di Corazze e di armi antiche della Svizzera.

Solothurn, che fa parte della Confederazione Svizzera dal 1481, è stata a lungo legata ai Burgundi e ai Franchi e il gusto francese è ancora uno dei connotati artistici e culturali della città. Qui risiedettero per un paio di secoli gli ambasciatori di Francia. E parlando di sedi di rappresentanza non si può dimenticare il Castello di Waldegg, splendida residenza di campagna oggi perfettamente restaurata, che da tempo ospita anche la sede del Cantone di Solothurn e, noblesse obblige, spesso fa da cornice a sontuose feste e a incontri diplomatici. Si erge nella placida campagna intorno a Feldbrunnen, piccolo comune che confina con Solothurn nel cui territorio si concentrano tante belle dimore di campagna. A Waldegg si respira il profumo delle rose e dei fiori che adornano il giardino. La storia di questo castello di campagna è raccontata dalle tante opere d’arte che raffigurano anche chi ha abitato questo luogo. Andreas Affolter, direttore dell’evento “Giornate del Barocco” (che propone anche balli in costume d’epoca), svela tanti aneddoti curiosi. La dimora venne costruita nel ‘600 da Johann Victor von Besenval, che doveva sfoggiare attraverso Waldegg il suo potere e, perché no, anche il suo amore per l’arte.

Il museo più importante di Solothurn è il Kunstmuseum ricavato nella sale di un bel palazzo neoclassico. Tra i suoi tesori anche opere di Van Gogh, Matisse e Klimt. Ma anche qui tutto viene mostrato con discrezione e senza enfasi. La città non ama esibirsi, preferisce stupire attraverso altri valori. Come il buon vivere, ad esempio. Che viene trasmesso anche sedendosi al tavolo di un ristorante o di un bar in riva all’Aare. Piaceri che lasciano intravedere anche certi influssi culturali di stile francese e italiano.  La differenza la fanno i dettagli. Anche alla Cantinetta Bindella, uno dei tanti locali creati in Svizzera da Rudy Bindella, grande commerciante di vino zurighese discendente di una famiglia del Chianti e proprietario di una tenuta in Toscana ricca di installazioni artistiche, la gradevolezza la danno i sapori e l’ambientazione nel verde. Ecco, Solothurn sa sedurre anche attraverso le sue scenografie. Basta un raggio di luce o un soffio di vento a renderle indimenticabili…