Aperto al Cala di Volpe il pop up restaurant d’eccellenza del noto chef Nobu Matsuhisa

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Il noto Chef giapponese Nobu Matsuhisa, tra i primi chef-patron del mondo, ha debuttato in Costa Smeralda per proporre in uno dei ristoranti all’interno del celeberrimo Hotel Cala di Volpe la cucina ‘fusion’ giapponese contribuendo così al rilancio della destinazione sarda nel mondo, secondo gli obiettivi dei nuovi investitori. La gestione alberghiera degli hotel brands Romazzino, Pitrizza, Cervo e Cala di Volpe a Porto Cervo e dintorni è ora di Marriott International per conto di Qatar Holding. L’ingresso di questo personaggio di fama mondiale rappresenta una delle principali attrattive dell’estate 2018 in Costa Smeralda.

Lo stile e il menu del nuovo locale sono stati presentati alcuni giorni fa con una cena a cui hanno partecipato lo stesso Nobu Matsuhisa e l’Area manager Marriott Costa Smeralda, Franco Mulas, che ci ha sintetizzato gli obiettivi per questa stagione: “Il nuovo ristorante arricchisce e completa la straordinaria offerta culinaria proposta negli hotel esclusivi della Costa Smeralda. Matsuhisa si aggiunge alle altre novità di quest’anno: Quattro passi al Pescatore, Novikov, Cala Beach club, Pergola in giardino e Nuna, “My Blend by Clarins” nella nuova spa del Romazzino, il Waterfront village a Porto Cervo e il Nikki beach. Continua la nostra strategia: più Sardegna nel mondo e tutto il mondo in Sardegna. Perché la Sardegna si ama”.

Ora ecco all’hotel Cala di Volpe questo straordinario imprenditore e interprete della cucina ‘fusion’, modello di eccellenza per la diffusione del cibo giapponese, brand numero uno al mondo della ristorazione del Sol Levante, all’inaugurazione del suo primo pop up restaurant in Sardegna. Nobu Matsuhisa ha spiegato le differenze tra i marchi che portano il suo nome: “Nobu è il mio nome e Matsuhisa il mio cognome – ha precisato lo chef – sono entrambi miei figli. I menu e il concetto sono simili. I ristoranti Matsuhisa sono generalmente più piccoli e si trovano in località stagionali (come Mykonos, Aspen, Veil, Palace Hotel a St Moritz) o in città più piccole come Monaco e Atene. Ciò spiega la decisione di aprire un locale nel leggendario hotel Cala di Volpe, dove riscontriamo similitudini con altri locali di successo in Europa, come il Matsuhisa Mykonos e il Matsuhisa al Palace St Moritz”. Si tratta di un locale a marchio Matsuhisa, che si differenzia da Nobu per la compagine societaria poiché nella catena di hotel e ristoranti, diffusi a livello globale con 39 strutture e 9 hotel, lo chef è socio assieme a Robert De Niro, Meir Teper, Drew Nieporent e al managing partner Richie Notar, mentre il brand Matsuhisa è di proprietà dello chef e della sua famiglia.

Sono passati molti anni dal suo esordio cinematografico che l’ha visto protagonista nel ruolo del senatore giapponese nel famoso film cult di Martin Scorsese ‘Casinò’, nel quale conobbe Robert De Niro, divenuto suo grande amico e socio nella catena di ristoranti giapponesi a Los Angeles. Da quanto gustato, davvero un menu di alto livello elaborato con attenzione e con una selezione della materia prima decisamente accurata, abbiamo chiesto a Nobu qual’è la sua filosofia.

«La mia filosofia nel ristorante non è cercare soltanto il business, quelli semmai vengono dopo. Gli ospiti arrivano, cominciano a rilassarsi, a bere, a mangiare… Mi piace vederli sorridere, vedere i loro visi felici – afferma lo chef – così poi il cliente quando ha finito dirà “tornerò di nuovo, e la prossima volta porterò con me altri amici ed ospiti”, perché ha apprezzato sia il ristorante che il cibo. Gli chef fanno ogni giorno le stesse cose ma non cucinano in modo automatico. Sanno come fare il riso, come grigliare, come arrostire, ma ogni piatto è proposto in modo differente. Lo stesso accade con una foto, con la musica, agli architetti, agli artisti. Amano il loro lavoro come io amo ciò che faccio e anche i miei chef, quelli che lavorano con me in tutto il mondo amano cucinare e lo fanno sempre con passione».

D. Apprezza la cucina italiana? C’è qualcosa che l’avvicina a quella giapponese?

«C’è una grande attenzione alla qualità del cibo rispetto alla quantità, questo accomuna le tradizioni italiana e giapponese. La cucina è la mia vita e continuo a cucinare tutti i giorni. Tutti i miei ristoranti nel mondo ricercano un tema senza tempo che li unisce e va oltre le mode e tendenze: l’eleganza e l’eccellenza nei piaceri del palato e dello spirito. Ciò che li ha resi un modello a cui ispirarsi».

D. Non solo un cibo tipico, ma una filosofia del cibo… si collega alla vostra cucina?

«La cucina italiana è piuttosto semplice, e io amo la cucina semplice. Confrontando la cucina italiana e quella giapponese… di base c’è l’Umami. Per l’Italia è fatto con pomodori, formaggio, prosciutto: glutammato e inosinato. L’Umami giapponese significa fagioli e kombu. Quindi di base di entrambe c’è l’Umami cui si aggiunge quanto salato, dolce, aspro e amaro metti. Da queste combinazioni diverse vengono il cibo italiano e giapponese, così nasce la cucina ‘fusion’, un attento mix tra prodotti e vegetali di qualità tra diverse culture culinarie e nuove proposte arricchite da ingredienti locali quali frutta verdura e pesce».

Ndr: Umami = è uno dei cinque gusti fondamentali percepiti dalle cellule recettrici specializzate presenti nel cavo orale umano. In lingua giapponese significa ‘saporito’ e indica il sapore di glutammato, che è particolarmente presente in cibi come la carne, il formaggio ed altri alimenti ricchi di proteine. Come gli altri recettori del dolce e dell’amaro, l’umami viene riconosciuto principalmente da recettori associati a proteine G.

D. Cosa preparerà per i turisti esigenti che verranno in questo posto magico?

«I grandi protagonisti al Cala di Volpe saranno i piatti più conosciuti e la sinergia dei ristoranti abbinati al nostro brand. Non mancheranno le sorprese: cercheremo anche di usare il più possibile ingredienti locali e stagionali come pomodori, verdura, frutta. E il pescato, perché qui è davvero molto buono».

Una cucina con molte spezie, peperoncino in talune portate, e grande freschezza, con scarso utilizzo di grassi. Non mancano le white fish, verdure crude, il pesce e i frutti di mare marinati nel limone, uniti ad alcune spezie come il peperoncino e il coriandolo. E il tataki sia per il pesce che per la carne, scottati rapidamente su una padella rovente, marinati in aceto, affettati e ricoperti spesso di sesamo. Sushi, yellowfin, scampi, capesante, marlin e tonno completano la vasta scelta.

Questo è quanto ci ha proposto Nobu Matsuhisa, riuscito a creare un vero impero della ristorazione estesosi nel giro di pochi anni ma, cosa importante, è che il suo nome è sinonimo di cucina giapponese di alta qualità ovunque nel mondo. Nobu ha fatto fortuna oltreoceano, dapprima lavorando per alcuni anni a Lima (tutt’ora molti sono i suoi legami con la cucina peruviana), poi trasferendosi in Alaska ed a Los Angeles, dove è stato consacrato un grande chef. La cucina di Matsuhisa non è solo giapponese ma rappresenta un intenso mix di influenze sudamericane ed orientali, quindi il termine “fusion” è il più appropriato a descriverla; è assolutamente naturale per un grande chef cittadino del mondo.

Info: www.caladivolpe.com/